domenica, 06 Ottobre 2024
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domenica, 06 Ottobre 2024

Le Olimpiadi e il black out della politica

Tempo di lettura: 4 min.

Come sempre succede in occasione dei grandi avvenimenti sportivi, i politici si sono sperticati in commenti per mettersi in vetrina al posto degli atleti. Mai come in questo caso, però: quello che è successo nell’agosto più caldo di sempre, ha raggiunto livelli di parossismo e di follia impensabili

Adesso che le Olimpiadi di Parigi sono finite, adesso che l’overdose di ipocrisia ci ha rovinato il sistema nervoso, adesso che proviamo a sollevare la testa dalla melma in cui i social ci hanno sprofondato, forse sarebbe il caso che cominciassimo a mettere in chiaro che cosa è lo sport, cosa è la politica e perché lo sport alla fine vince sempre.

Il caso italiano in questo senso è stato lampante.

Come sempre succede in occasione dei grandi avvenimenti sportivi, capipartito, portaborse, spin doctor, giocolieri della tastiera e tutta la massa di pecoroni che puntualmente si accoda, si sono sperticati in commenti e interventi usa e getta per mettersi in vetrina al posto degli atleti. Mai come in questo caso, però: quello che è successo nell’agosto più caldo di sempre, ha raggiunto livelli di parossismo e di follia impensabili.

Quattro sono stati i momenti chiave, il primo la cerimonia di apertura. Complice la pioggia che ne ha scandito i vari atti, lo show che ha inaugurato i Giochi – discutibile fin che si vuole – è diventato il ring sul quale destra e sinistra di casa nostra se le sono suonate di santa ragione.

Non c’è dubbio che lo spettacolo messo in scena dai francesi, con il dichiarato scopo di sottolineare la laicità della manifestazione, abbia registrato cadute di stile non banali. Ma la violenza con cui i nostri politici si sono scagliati gli uni contro gli altri, dando vita a una rissa degna dei peggiori western all’italiana, ha dato immediatamente la misura di quello che ci stava aspettando. Alla faccia dello spirito olimpico. E degli atleti che sfilavano in attesa di dare il via alle gare.

Il secondo momento chiave è stato l’incontro di pugilato femminile tra Imane Khelif e la nostra Angela Carini. Contro l’algerina, rea di avere una naturale produzione di testosterone superiore alla media, si è scatenata una vera e propria battaglia virtuale che ha visto coinvolti, oltre alla premier Meloni e al Ministro dei trasporti Salvini, addirittura il magnate Elon Musk e il candidato alla casa Bianca Donald Trump. Un fuoco di fila impressionante, con tanto di intervento del Cio sollecitato dal nostro primo ministro. Che, come era chiaro fin dal primo momento, non ha prodotto nulla perché nulla poteva produrre, ma ha ha fatto da volano scatenando un putiferio tale da spingere l’atleta a sporgere denuncia per cyberbullismo aggravato. D’altra parte dopo essere stata definita “un uomo diventato donna”, “un trans”, “un pugile transgender” e “un atleta in transizione”, che cosa avrebbe potuto fare?

La terza fase è stata quella relativa alle gare nella Senna. Ora, il fatto che i francesi siano riusciti nell’impresa di rendere balneabile il fiume che attraversa Parigi, avrebbe dovuto essere considerato un merito in un processo teso alla salvaguardia del pianeta. Visto che nessun umano dotato di un briciolo di cervello può pensare che i fiumi debbano continuare a essere delle fogne su cui riversare tutti i rifiuti che l’umanità produce, siano essi di natura urbana o industriale, ci si sarebbe potuti interrogare sull’opportunità di sottolineare il passo in avanti che si stava compiendo sotto gli occhi del mondo. E invece no. Anche in questo caso la macchina della propaganda ha messo in piedi un’opera di demolizione impressionante. Infilandosi nelle pieghe dei controlli che monitoravano lo stato di salute delle acque, le varie bestie cibernetiche hanno dato il meglio montando una tempesta social contro i francesi, con tanto di elaborazioni grafiche in cui Macron veniva rappresentato a nuotare in mezzo ai topi, la Tour Eiffel piegata a vomitare, i cinque cerchi trasformati in cloache. Peccato che le gare nella Senna si siano svolte regolarmente, nessun atleta abbia avuto problemi seri e lo stronzo d’oro sia finito, come doveva finire, nella bocca – pardon, sulla tastiera – degli stolti.

Poi – e siamo al momento chiave, quello che ha chiuso Parigi 2024 -, è arrivata la squadra di pallavolo femminile. Che ha trionfato contro le statunitensi e ha portato a casa la medaglia d’oro, la medaglia che nessuna nazionale italiana di volley era mai riuscita a vincere. E lo ha fatto al termine di una cavalcata straordinaria in cui ha perso un solo set: anche questo mai successo nella storia dei Giochi Olimpici. Una nazionale guidata da un extracomunitario argentino naturalizzato italiano, Julio Velasco. Una nazionale multientnica, chiaro specchio della società in cui viviamo. Composta da Ekaterina Antropova, 21 anni, origine russa; Caterina Bosetti, 30 anni, nata a Busto Arsizio; Sarah Luisa Fahr, 22 anni, tedesca naturalizzata; Gaia Giovannini, 22 anni, bolognese; Carlotta Cambi, 28 anni, toscana; Anna Danesi, 28 anni, bresciana; Marina Lubian, 24 anni, torinese; Loveth Omoruyi, 21 anni, lombarda di origini nigeriane; Alessia Orro, 26 anni, sarda; Monica De Gennaro, 37 anni, sorrentina; Miriam Sylla, 27 anni, palermitana, nata da genitori ivoriani; Ilaria Spirito, 30 anni, ligure; Alice De Gradi, 28 anni, lombarda; Paola Egonu, 25 anni, veneta di origini nigeriane.

Il giudice di Lucca Alessandro Dal Torrione, lo scorso giugno, ha respinto la querela presentata da  Paola Egonu contro l’ex generale delle Forze Armate Roberto Vannacci, eletto al parlamento europeo nelle file della Lega. Il gip ha sostenuto che la frase “i tratti somatici di Egonu non rappresentano l’italianità” scritta da Vannacci nel suo best seller “Il mondo al contrario”,  è inopportuna ma non denigrante.

Nel profluvio di tweet istituzionali – Meloni e Salvini in testa – che hanno salutato il trionfo delle azzurre, Vannacci ha voluto ancora una volta distinguersi. “Confermo che i tratti somatici di Paola Egonu non rappresentano l’italianità”. Paola Egonu, dopo aver ricevuto il premio come migliore giocatrice di volley delle Olimpiadi, ha risposto ignorandolo: “Sono contentissima e fierissima di noi donne, è stato un percorso stupendo. Dedico la vittoria a mio nonno che è venuto a mancare e spero che sia fiero di me”.

Chi ha vinto secondo voi?

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Giuliano Riva
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