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Il nuovo comunicato di Chiara Ferragni sul caso uova di Pasqua si chiude con una “donazione” 

Tempo di lettura: 2 min.

Ma siamo sicuri sia una donazione?

Ops ci risiamo, un altro errore di comunicazione. In psicologia si potrebbe definire negazionismo: un’azione essenzialmente irrazionale che nega la convalida di un’esperienza o di un evento storico quando una persona rifiuta di accettare una realtà verificabile empiricamente. Mentre il negozio nel centro di Milano chiude e sembra che gli uffici delle sue società si stiano svuotando Chiara Ferragni appare, per fortuna questa volta truccata e pettinata, in un video su Instagram dove avverte con una sorta di aria angelica che ha raggiunto un accordo con l’Antitrust e che farà una “donazione da 1,2 milioni di euro” sottolineando: “Tengo molto a questa cosa”. Che non è una sanzione.

 
 
 
 
 
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In che senso? Analizziamo il comunicato stampa, di nuovo.

Innanzitutto per leggerlo si apre un banner dove c’è un invito ad iscriversi alla newsletter. Primo errore.

Secondo errore: “Le Società parti del Procedimento hanno assunto impegni economici, consistenti in versamenti in favore dell’impresa sociale “I Bambini delle Fate”, pari, per tre anni, al 5% dei rispettivi utili distribuibili, con un minimo complessivo di 1.200.000 euro per il triennio” . Da qui si evince che non è una donazione ma una multa che viene dilazionata in tre anni. In altre parole un accordo o patteggiamento che la legge prevede ma perché comunicarlo come una donazione? Questa soluzione serve ad evitare una condanna. In altre parole pagando si può uscire dai guai. Chiara sa quel che ha detto? Perché riformulando il discorso è: “mi è andata bene, pago per non essere condannata”!

Terzo errore: non chiede scusa, di nuovo nega, e non solo finge che tutto vada tutto bene ma addirittura si legge sul comunicato: “Per l’azienda questa è stata l’occasione per un’evoluzione interna”.

Ancora? In che senso? Il cosiddetto errore di comunicazione era un buco strutturale all’interno dell’azienda? Cioè all’interno di questa azienda chi c’era e chi c’è di qualificato? Troppi punti interrogativi, no?!

Quarto errore: la frase finisce con “Il modello di comportamento potrà fungere da benchmark per l’intero settore dell’influencer marketing”. Ah ok ora abbiamo capito: Chiara detta le nuove regolamentazioni in caso di beneficenza per l’intero mondo degli influencer. L’umiltà prima di tutto.

E per finire, quando al male non c’è mai fine, sostiene: “…Che le sue aziende formuleranno un’autoregolamentazione interna di comunicazione e marketing”. Ma le sue aziende prima non si occupavano di comunicazione e marketing? Basta troppe domande.

Passiamo ai fatti e i fatti sono ovvi. Negare l’evidenza è una reazione primitiva e immatura: non ci aiuta a governare la realtà, e non la cambia. Piuttosto, provando a cancellarla, la maschera o la nasconde, rischiando di renderla nel tempo ancora più ingestibile. 

È stato Sigmund Freud a parlare per primo di negazione. Freud nel suo scritto sulla Negazione (1925) sostiene che “la negazione è un mezzo per diventar consapevoli del rimosso. Ne deriva una specie di ammissione intellettuale del rimosso mentre permane l’essenziale della rimozione. Per mezzo del simbolo della negazione, il pensiero si libera delle limitazioni della rimozione”.

Questo studio Freud lo ha fatto su soggetti definiti “isterici”. Difficile aggiungere altro. Nemmeno un punto interrogativo.

 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Claudia Riva
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