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domenica, 06 Ottobre 2024

Amiamo troppo i nostri animali domestici?

Tempo di lettura: 2 min.

Nessun protocollo da seguire, ma gli studi sul tema cominciano ad essere sempre di più

Esistono diversi modi di trattare gli animali. Con rispetto, diffidenza, distanza. E per quelli che ci mettiamo in casa, di solito con affetto sconfinato. Non c’è un protocollo da seguire che svela la giusta misura d’amore, eppure numerosi studi cominciano a dimostrare che il bene incondizionato e la trasformazione dei pet in pseudo neonati non è poi così sana come credevamo.

Facendo un salto su TikTok tra i video più in voga: cani abbracciati a bambini, cani che parlano con cani, cani che parlano con umani, cani freschi di manicure, pedicure e lavaggio di denti. Accompagnati da ritornelli ironici alcuni contenuti recitano: “Sono un cane, nasco cane, ho un’identità da cane, ma come dice mia mamma, prima di tutto sono un bambino”. 

Secondo l’American Pet Products Association, circa due terzi delle case americane adottano o comprano almeno un animale domestico, rispetto al 56% del 1988. E gli americani hanno speso 136,8 miliardi di dollari per i loro animali nel 2022, superando i 123,6 miliardi di dollari del 2021.

In Italia, poi, la situazione è affine. Nell’ultima rilevazione di Coop – Nomisma, realizzata a dicembre 2023, il 53% degli italiani ha dichiarato di convivere con almeno un animale domestico. I pet owners nella penisola spendono 6,8 miliardi di euro l’anno, tra cibo (4,3 miliardi di €, 64% del totale), visite veterinarie (1,3 miliardi di euro, 20% del totale) e varie ed eventuali (1,1 miliardi di euro, 16% del totale).

Se le persone vogliono investire i loro risparmi così, dov’è il problema? “Oggi consideriamo gli animali domestici non solo come membri della famiglia, ma come equivalenti ai bambini”, ha dichiarato James Serpell, professore di Etica e Salute degli animali alla University of Pennsylvania School of Veterinary Medicine. “Il problema è che cani e gatti non sono bambini e i proprietari sono diventati sempre più protettivi e restrittivi. Così gli animali non sono in grado di esprimere la loro natura liberamente come, invece, potrebbero”.

I rischi per la salute dei pet iniziano dagli allevamenti. Uno dei segmenti di mercato in più rapida crescita, poi, è quello del confinamento degli animali domestici. Che comprende gabbie e recinzioni interne, nonché imbracature e collari elettronici. 

Il moderno paradosso degli animali domestici, in poche parole: “I proprietari non vogliono che i cani si comportino da cani”. Ha spiegato Jessica Pierce, bioeticista, filosofa e scrittrice americana.

E a dispetto della loro ammissione in un numero sempre maggiore di spazi umani – ristoranti, uffici, negozi, alberghi, oltre a un maggior numero di parchi con aree dedicate ai cani – la loro crescente presenza non si è tradotta in una maggiore indipendenza. Anzi. “Il confinamento e l’isolamento, a loro volta, hanno generato un aumento dell’ansia da separazione e dell’aggressività degli animali”, ha puntualizzato Serpell. 

Lo strano momento di ossessione per cani e gatti, dunque, non è naturale né per noi né per loro. Mettiamola così: va bene un cane per amico. Purché amico non lo diventi troppo.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Giulietta Riva
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