domenica, 06 Ottobre 2024
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Una voce dal mondo del doppiaggio: intervista a Manuel Meli

Tempo di lettura: 3 min.

Il mondo del doppiaggio affascina e fa discutere: c’è chi lo ama e chi ne farebbe volentieri a meno. Ma cosa vuol dire lavorare in questo settore? Ne abbiamo parlato con Manuel Meli, voce familiare del panorama cinematografico di questi anni

Ciao Manuel, come stai? Cosa ti ha spinto ad avvicinarti al mondo del doppiaggio?

Ciao! Tutto bene, grazie! In realtà è successo tutto per caso. Nel 2002 un’assistente al doppiaggio contattò mio padre per una prova voce; ancora me la ricordo: era uno strillone sulla serie Lucky Luke. Venni poi contattato da Marco Mete [voce di Kenneth Branagh e Robin Williams, n.d.r.] per fare un provino per il film L’asilo dei papà. Andò bene: lì è iniziata la mia carriera.

Come si diventa doppiatori?

Tendenzialmente le strade sono due: si può cominciare da bambini; quindi, tutto viene vissuto come un gioco ma, al tempo stesso, impari sul campo tutti i trucchi del mestiere; oppure si intraprende un percorso di studi che unisca la recitazione, la dizione e la tecnica.

 
 
 
 
 
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Come nasce il matrimonio tra voce e attore da doppiare?

La scelta della voce per l’attore viene affidata al direttore del doppiaggio, chiaramente sottoposta poi al supervisor dell’opera che si andrà a doppiare. Spesso però, soprattutto per film e serie tv importanti, si fanno dei provini che coinvolgono più voci. La scelta poi viene affidata sempre al supervisor o, in molti casi, al regista stesso dell’opera.

Spesso si tende a pensare al solo mondo del cinema: ci sono altri ambiti in cui la voce diventa un “ferro del mestiere”, in cui ti piacerebbe lavorare?

Ho una passione viscerale per il canto. Canto sempre da quando ero bambino; questo perché nella mia famiglia la musica è sempre stata parte integrante della vita di tutti. Negli anni ho studiato canto e questo mi ha portato a togliermi anche diverse soddisfazioni in tal senso.

Quali sono le doti che si devono avere per fare il tuo lavoro?

Alla base di tutto c’è la recitazione: senza quella non si potrebbe rendere adeguatamente giustizia sia all’opera del regista sia ai personaggi creati dagli attori. Anche la dizione è fondamentale. Ma ciò che secondo me non deve mai mancare, è la voglia di buttarsi, per poter essere versatili e avere così la possibilità di interpretare diversi tipi di carattere.

 
 
 
 
 
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La giornata tipo di un doppiatore?

I turni di doppiaggio tendenzialmente sono tre, ciascuno di tre ore: 9.00-12.00, 13.30-16.30 o 16.30-19.30. Non sempre però nello stesso posto, perché gli studi di doppiaggio sono in tutta Roma. Quindi ci si deve organizzare bene con gli spostamenti.

Ma sono vere le voci in giro? Che accedere alla vostra casta è un’impresa impossibile?

Non credo sia impossibile. Ovviamente, come in tutti i mestieri che si tramandano di generazione in generazione, ci sono dei casi in cui i figli o i parenti di… sono entrati in pianta stabile nel mondo del doppiaggio. Ma non conosco nessuna di queste persone che non sia brava o che sia lì per motivi che non siano meritocratici. Detto questo, tanti doppiatori di serie A hanno iniziato a doppiare anche in età avanzata e sono diventati dei fenomeni. Onestamente non credo sia una casta come tanti la definiscono.

 
 
 
 
 
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Vorrei entrare un po’ nella polemica del Festival: come commenti lo scambio Favino-Mikkelsen sul ruolo del doppiaggio in Italia?

Diciamo che Favino non ha parlato del doppiaggio; ha parlato solo ed esclusivamente della sfera fattoriale. Mikkelsen invece ha parlato del doppiaggio, come tanti altri attori stranieri (ad esempio Cassel). Intanto ci tengo a dire che non è vero che i film vengono doppiati soltanto in Italia, Germania, Francia e Spagna; tantissimi paesi nel mondo utilizzano il doppiaggio. E poi, non siamo in un regime dittatoriale, quindi si ha la fortuna, sia nei cinema che a casa, di poter scegliere di vedere film e serie in lingua originale. Quindi, per me la polemica non sussiste.

Si scoprono ogni giorno nuovi usi dell’AI, credi possa aiutarvi o è una minaccia per la vostra professione?

Credo che, come in tutti gli ambiti, l’AI possa essere usata come un aiuto, purché venga normata e regolamentata.

 
 
 
 
 
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Che consiglio daresti a chi sogna di entrare nel tuo mondo?

Consiglierei di studiare tanto e di avere molta pazienza: la gavetta da fare è tanta.

Ultime due domande lampo: una top tre degli attori che ti è piaciuto di più doppiare?

Freddie Highmore, Logan Lerman e Josh Hutcherson.

Quello che sogni di doppiare nel futuro?

Non ti dico un attore, ma un ruolo. Spiderman!

 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

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