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@masterchedo: intervista all’uomo che fa una caprese da urlo

Tempo di lettura: 5 min.

Siamo state a casa di Edoardo Notizia e lo abbiamo visto all’opera

Edoardo Notizia in arte @masterchedo è un creativo e private chef. Da piccolo aveva il mito di Oliviero Toscani e da grande è riuscito persino a lavorarci. L’elemento della fortuna per il Master è fondamentale e l’energia partenopea che sprigiona si può toccare con mano chiacchierando con lui. 

Capelli e incarnato scuro – “se non fossi Napoletano sarei arabo credo” – con Edoardo è impossibile non entrare da subito in empatia e altrettanto difficile non passare da un racconto piuttosto formale su qual è stato il suo percorso, a consigli su come affrontare la rottura di un corno napoletano. 

@masterchedo è passato dall’essere un protagonista di una casella relativa al piano editoriale ad un amico che ti invita a pranzo e che si prende cura di te come ospite, dalla scelta di materie prime di ottima qualità per il pranzo, alla chicca delle scaglie di cioccolata che accompagnano il caffè. Rigorosamente fatto con la moka.

 
 
 
 
 
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Una chiacchierata con Edoardo.

Ciao Edoardo, dimmi di più su di te.

Sono @masterchedo da sempre. Master perché onestamente, ci so fare. Devo poi anche questo nome al successo del programma TV “Masterchef”, so cucinare e quindi un pò di ironia napoletana da parte dei miei amici e di verve da art director hanno dato vita a quello che ad oggi è il nome del mio profilo Instagram. 

Sai cucinare…

Sì da sempre ho avuto la passione per la cucina. Inizialmente cucinavo per le tipelle, per gli amici, insomma per piacere. Poi ho capito che poteva essere davvero la mia strada.

Quando?

Mi sono trasferito a Milano anni fa per realizzare il mio sogno di lavorare come art director. Ho lavorato per grandissimi nome del panorama pubblicitario, da Oliviero Toscani a realtà come Leo Burnett. 

Wow, e poi?

Poi un giorno ho portato la frittatina di pasta napoletana in ufficio per la pausa pranzo e devo dire che ho destato molta curiosità. 

Perché?

Beh per l’idea della frittata di maccheroni.

Ok, ma quindi come hai cominciato a cucinare?

Mi sono licenziato e ho cominciato a lavorare sempre in ambito creativo ma come freelance. In quel momento ho avuto molto più tempo per prendermi cura di me. E poi ho cominciato a organizzare molte cene per i miei amici, diventando nel mio piccolo una stella della cucina. 

 
 
 
 
 
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Ti seguo.

Poi ho frequentato un’academy con un indirizzo molto specifico, studiando da private chef. In questo modo sono riuscito ad inserirmi nel mondo degli eventi. Da lì nasce il mio percorso.

Spiegami. 

Con la mia best friend coreana e PR Sui Lee giravamo tra Milano, Berlino, Monaco, Londra e cucinavamo negli eventi dei brand di moda, facevo pasta patate e provola: le modelle impazzivano letteralmente. 

Di la verità ti piaceva questa cosa eh!

Sì, ahah. Ma poi è arrivato il Covid e naturalmente gli eventi sono stati totalmente sospesi. Quindi ho continuato a lavorare sempre nel mondo food, ma esclusivamente come creator.

Ma chi è veramente @masterchedo?

Una figura a metà tra un creativo e uno storyteller del cibo. 

Napoletano.

Napoli è parte di me, la si percepisce in tutto quello che faccio. 

 
 
 
 
 
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Continua con la tua storia.

Conosco questi amici con cui faccio un pop up estivo che si chiamava Kucine Kreative. Facevamo tacos messicani, panini, ma anche frittatine di maccheroni. Lì nasce l’idea di Èbbuono, che in seguito diventerà brand.

E poi? 

Poi ci arriva una richiesta per il catering di Bottega Veneta.

Un inizio col botto!

Sì perché in quasi un anno abbiamo collezionato nomi importanti nel nostro pacchetto clienti.

Tipo?

Margiela, Wolford, Loro Piana, fino ad arrivare alla Triennale di Milano con Marangoni.

Parlami di Kucine Kreative.

Siamo un team di giovani, tutti professionisti di altissimo livello, ci piace cucinare ed avere una struttura smart: facciamo eventi, siamo una family.

E Èbbuono invece?

È un progetto mio, come private chef. Vado nelle case di chi mi ospita e preparo i miei piatti iconici: paccheri ai tre pomodori, pasta e patate e così via.

 
 
 
 
 
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Non ti fermi mai. Prossimi progetti?

Questa te la lancio. Ad ottobre apro con dei soci un posto a Milano. Faremo le frittatine di maccheroni.

Ottimo direi, non vedo l’ora di provarlo allora.

Sei la benvenuta!

Ma perché la frittata di maccheroni è così ricorrente nella tua vita?

È una ricetta di mia madre, napoletana DOC, me la cucinava sempre, la portavamo al mare. Puoi portarla dove vuoi, è fantastica!

Sei felice per lo scudetto del Napoli?

È chiaro, per noi napoletani è come se fosse risorto Gesù Cristo. Erano ben 33 anni che non vincevamo ed è stato un avvenimento epocale. Sarà festa nazionale almeno per un anno. 

Ma perché Napoli ha un’identità di brand?

Napoli è un brand. Ha dei valori e delle caratteristiche talmente uniche da poter far avvenire questo. È un teatro a cielo aperto, è la città delle contraddizioni: paura e gioia, morte e felicità, bello e brutto. 

 
 
 
 
 
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Tutto molto intenso quindi.

Napoli è scenica, gestuale, cantata. Napoli è un film, c’è una bellezza in tutto. 

Siete dei venditori.

Puoi dirlo forte. C’è una tale enfasi in quello che raccontiamo che potremmo convincere chiunque.

Ma perché?

Perché è tutto molto ancestrale, religioso, magico. 

E il napoletano a Milano?

Non è un napoletano vero. Quello molto radicato non lascia Napoli. Detto questo Napoli è bella ma non balla e viverci può essere complicato. 

Ci tornerai? 

Devo tutto a Napoli, mi piacerebbe in futuro tornarci. A Milano manca la poesia, ma finché bisogna fare business.

Napoli è profonda? 

Sì, anche in termini di rapporti è più vera. 

 
 
 
 
 
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Il tuo personaggio preferito di Mare Fuori?

Non l’ho visto ma dai meme ti direi Rosa Ricci.

Perché non l’hai visto? 

Perché mi è sembrato, alla terza puntata, il solito cliché napoletano. 

Ti da fastidio che il napoletano venga sempre rappresentato attraverso la criminalità?

È innegabile che sia una parte di Napoli quella, ma non l’unica. Gomorra è stato un manifesto, per esempio, per portare alla luce la città. Dopo la serie la città è rinata e il turismo è incrementato notevolmente: adesso Napoli è cool. 

Torniamo alla cucina: qual è la tua firma?

L’impiattamento, io lo faccio anche per me quando sono solo. È una cura fondamentale e un modo di fare che mi porto dietro dall’art direction e dalla grafica.

Bene allora ti faccio una domanda. Dimmi una comunicazione riuscita di un’azienda food.

Big Mama, loro hanno reso contemporaneo il concetto di Made in Italy. Se mi rifarai questa domanda non appena sarà aperto Tina, ti risponderò: Tina.

Cucina della nonna o ristorante blasonato?

Dipende dal tuo stato d’animo. Lo stellato è un’esperienza per me stimolante, la cucina della nonna è confortevole. 

Le tue ispirazioni?

Sono cresciuto a pane e Anthony Bourdain.

Vino naturale?

Beh, ti direi che se non c’è bevo lo stesso, ma apprezzo le etichette.

Le tue tre canzoni preferite?

Pino Daniele – Sulo pe’ parlà
Eydie Gormè, Los Panchos – Sabor a Mì
Frank Sinatra, Tommy Dorsey – Everythings Happens to Me

Abbiamo chiesto ad Edoardo poi di cucinarci uno dei suoi masterpiece. Ci ha preparato una caprese, con ingrediente segreto. Guarda la ricetta: 

 
 
 
 
 
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Foto di Acrimònia

1920 1080 Fabiola Graziosi
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