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Sciopero a Hollywood: il conflitto tra sceneggiatori e attori nel nuovo mondo dell’intelligenza artificiale e dello streaming

Tempo di lettura: 5 min.

Gli attori e gli sceneggiatori sfidano gli studios di Hollywood mentre l’Intelligenza Artificiale minaccia l’industria cinematografica tradizionale

È il più grande sciopero di Hollywood dal 1960 e coinvolge ormai sia gli sceneggiatori che gli attori. Benvenuti nel nuovo mondo dell’Intelligenza Artificiale e dello streaming!

Tutto è iniziato la mezzanotte del 2 Maggio 2023 con l’inizio dello sciopero da parte della Writers Guild of America (WGA), il sindacato degli sceneggiatori statunitensi che hanno incrociato le braccia chiedendo che il loro lavoro venga retribuito con nuovi contratti che tengano presente la realtà venutasi a creare negli ultimi anni con le piattaforme streaming ed inoltre di regolarizzare l’eventuale uso di intelligenze artificiali nel processo creativo.

 
 
 
 
 
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La fonte di guadagno principale delle piattaforme sono gli abbonamenti e le serie TV (molto più dei film) sfornate a getto continuo il mezzo di promozione per arrivare ad aumentare gli iscritti. 

In passato ogni volta che un film o una serie veniva riproposta alla televisione ciò generava delle royalties da pagare agli autori ma oggi il concetto stesso di “replica” non ha più senso dato che il prodotto resta fisso sulla piattaforma.

Una soluzione, secondo i promotori dello sciopero, sarebbe stabilire un altro metro di valutazione per capire se un programma in streaming ha successo oppure no: il numero di visualizzazioni.

Più una serie è vista, più dovrebbero aumentare le royalties da pagare agli sceneggiatori ma le piattaforme non vogliono rivelare i dati per motivi di privacy ufficialmente, per non dover ammettere numeri gonfiati e flop nella realtà.

Al di là di questi tecnicismi ciò che chiedono gli sceneggiatori è un adeguamento dei salari all’aumentato costo della vita dato inoltre che la quantità di lavoro negli ultimi anni è di molto aumentata vista la mole di nuove piattaforme streaming e relativi prodotti seriali che richiedono una produzione senza sosta di nuove sceneggiature e concept.

L’ Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), il sindacato dei produttori non ha voluto cedere alle richieste e questo ha portato alla continuazione ad oltranza dello sciopero a cui si sono aggiunti dal 13 luglio gli attori tramite il sindacato Sag-Aftra (Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists) che conta circa 160.000 iscritti fra attori, presentatori radiofonici e youtuber.

A guidare la protesta è la leader del sindacato Fran Drescher che è arrivata ad attaccare pubblicamente i capi degli studios con frasi incendiarie: “Si dichiarano poveri, dicono che perdono soldi a destra e a manca mentre danno centinaia di milioni di dollari ai loro amministratori delegati. È disgustoso. Si vergognino”.

 
 
 
 
 
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Fra gli attori più noti al grande pubblico che sostengono lo sciopero ricordiamo Meryl Streep, Charlize Theron, Ewan McGregor, Jennifer Lawrence, Olivia Wilde e Joaquin Phoenix.

Addirittura tutto il cast di “Oppenheimer”, l’ultimo kolossal di Christopher Nolan sul “padre della bomba atomica” ha abbandonato il tappeto rosso all’anteprima londinese per l’uscita del film in segno di solidarietà con i colleghi.

Problemi si sono già verificati sul red carpet del Festival di Venezia a inizio settembre su cui non si sono presentati alcune delle star americane più attese come Michael Fassbender, Tilda Swinton, Emma Stone, Mark Ruffalo, Penelope Cruz e Benedict Cumberbatch e con la sola presenza degli attori britannici ed europei che fanno capo ad altri sindacati di attori.

Nei mesi scorsi programmi TV americani molto popolari hanno subito uno stop forzato a causa dello sciopero come i “late night show” di Jimmy Kimmel e Stephen Colbert, scritti praticamente giorno per giorno da un gruppo di autori o il famoso “Saturday Night Live”.

Molte serie di Netflix e Disney+ stanno accumulando ritardi su ritardi tra cui l’ultima stagione di “Stranger Things”, le cui riprese sono state bloccate e la cui uscita potrebbe slittare di molti mesi.

Adesso la protesta comincia a spaventare davvero gli studios di Hollywood perché gli attori godono di una visibilità maggiore rispetto agli sceneggiatori. Attori a braccia incrociate vuol dire che le riprese devono essere interrotte immediatamente e gli effetti di questi ritardi si vedranno tra mesi, con i film e le serie TV che dovranno essere posticipati a tempo indeterminato nella distribuzione.

 
 
 
 
 
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Entrambe le parti ormai sono impegnate in una guerra di logoramento: gli attori e gli sceneggiatori scommettono che a fronte delle perdite in denaro gli studios torneranno al tavolo delle trattative, mentre questi ultimi aspettano di vedere crepe, distinguo e divisioni tra i fautori della protesta.

Ma non sono solo i set ad essere bloccati. Le condizioni dello sciopero della Sag-Aftra prevedono che gli attori non potranno più promuovere serie e film già finiti e in fase di lancio promozionale.

Il divieto si estende anche ai social media: gli attori non potranno parlare dei loro prossimi lavori sui propri profili. Niente promozione anche in tv e interviste per i giornali, le riviste e i siti internet cancellate fino a data da destinarsi.

Ma in tutta questa situazione caotica c’è il classico “elefante nella stanza” che è, tra le righe e senza sbandierarlo troppo, il vero motivo della contesa: l’uso sempre maggiore delle Intelligenze Artificiali (IA) nei processi creativi degli studios.

Questi infatti, fin da quando programmi come ChatGPT hanno dimostrato di poter scrivere delle brevi sceneggiature e storie, hanno deciso di investire massicciamente nell’utilizzo di IA per il futuro delle nuove produzioni.

Per adesso non sembra che le storie generate in questo modo possano avere un livello qualitativo tale da soddisfare la “fame seriale” degli spettatori di tutto il mondo ma il solo fatto di investirci ha fatto sobbalzare sulla sedia i creativi del cinema che vedono potenzialmente minacciato il loro posto di lavoro.

 
 
 
 
 
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Per quanto riguarda gli attori il problema è un altro e riguarda “la proprietà digitale” della propria immagine e della propria voce così da poterli replicare nel futuro a discrezione degli studios anche quando l’attore sarà invecchiato o addirittura deceduto.

L’AMPTP ha dichiarato di aver fatto una proposta al riguardo, ma il capo negoziatore del sindacato Duncan Crabtree-Ireland l’ha respinta con queste parole: “Hanno proposto la possibilità di scannerizzare le comparse e pagarle per un giorno di lavoro e il fatto che le loro aziende siano proprietarie di quella scansione, della loro immagine e possano usarla per tutto il tempo che vogliono su qualsiasi progetto, senza consenso e senza compenso. Se pensate che sia una proposta innovativa, vi suggerisco di ripensarci”.

Sceneggiature scritte da programmi automatici e immagini digitali di attori morti da decenni che continuano a fare comparsate, questo è il futuro a cui gli studios stanno pensando e che sceneggiatori e attori non vogliono accettare perché significherebbe non avere più un ruolo centrale nelle decisioni che contano dell’industria cinematografica e per alcuni la fine stessa del cinema per come lo conosciamo oggi.

Il futuro, distopico per alcuni, innovativo per altri, si gioca qui ed ora.

E il mondo del cinema è solo l’antipasto della rivoluzione che potrebbero portare le AI nel mondo del lavoro in generale e che riguarda tutti noi.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Gianpaolo Palumbo
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