domenica, 06 Ottobre 2024
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domenica, 06 Ottobre 2024

Non è un paese per gay

Tempo di lettura: 3 min.

Il Pride Month è finito da un mese, non si arrestano invece le aggressioni omotransfobiche. Quale è la situazione in Italia?

Giugno è ormai un lontano ricordo: aziende e personaggi pubblici ripiegano con cura l’immagine pride dai loro profili social, pronte per affrontare la successiva stagione di *inserire tema etico* washing. Tramontano gli arcobaleni da borse e spille; si raffreddano le polemiche patrocinio sì, patrocinio no: dopo l’apparente respiro del Pride Month, arriva l’indifferente letargo degli shame months. Cosa è il Pride se non un apostrofo rosa tra le parole t’odio?

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da tea bag (@teabag.cartoon)

Lo scorso mese ha fatto molto rumore la storia di Michael Ceglia e William Picciau, coppia milanese che, in quanto gay, si è vista rifiutare l’affitto di un appartamento a Milano. I negazionisti si appelleranno alla sporadicità dell’evento, all’inesistenza di un’emergenza omotransfobia nel Paese. Poteva andare peggio, potevano essere insultati pesantemente, come è infatti accaduto a una coppia ligure, accerchiata da un gruppo di sedicenni; o come a Christian Floris, aggredito verbalmente da alcune ragazze nel bagno di un locale a Torino. 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da GAY.IT ✨ (@gayit)

Sì, ok non sarà piacevole MA: un conto sono le parole, un conto è arrivare alle mani! Proprio come è successo a Bologna, dove un giovane ventiquattrenne è stato spintonato e preso a schiaffi solo per il modo in cui camminava. O sul lungomare di Pescara, dove un ragazzo è stato avvicinato da un uomo il quale, dopo avergli chiesto se fosse gay, gli ha sferrato un pugno in faccia. Oppure essere rincorsi per due interminabili minuti da uno sconosciuto che grida “frocio di merda” e “pedofilo gay” a una coppia fuori la stazione di Pavia.

Mi dispiace davvero tanto, è terribile, PERÒ l’emergenza ci sarebbe se ci fosse scappato un morto! Quello non ancora, almeno non nel mese di luglio: a Rimini una donna transessuale è solo stata accoltellata da un uomo che la credeva “sessualmente donna”.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da mr. Wegan (@lucawegan_)

Queste sono solo alcune delle aggressioni omotransfobiche riportate da Omofobia.org “Cronache di Ordinaria Omofobia”, un progetto di sensibilizzazione di Arcigay nato nel 2013, che monitora tutti gli episodi in tempo quasi reale. Da inizio monitoraggio, si registrano 1627 vittime di violenza; 155 solo nell’ultimo anno, divise in:

  • Atti discriminatori non fisici
  • Aggressione di coppia o di gruppo
  • Aggressione personale
  • Tentato suicidio
  • Suicidio indotto
  • Omicidio

A questi numeri elevati bisogna poi sommare l’omofobia sommersa, quella che non viene denunciata o riportata dai media. Dal report annuale aprile 2022-marzo 2023, si nota che:

  • È in calo il numero di omicidi e suicidi (unica nota positiva).
  • Sono in aumento le aggressioni a singole persone.
  • Il 64% delle vittime sono uomini cisgender; in aumento le donne cisgender (21%); 15% transgender (10% donne; 5% uomini).
  • Le strade del Nord e delle grandi città sono i luoghi in cui avvengono la maggior parte delle aggressioni: maglia nera per Piemonte e Torino, regione e città più omofobe d’Italia.
 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Arcigay Torino (@arcigaytorino)

Di fronte a questi numeri, a queste storie, viene da pensare che all’Italia non serve aprire un dibattito sull’adozione da parte di coppie omosessuali, né sulla GPA o sulle leggi che regolamentano il cambio di genere sui documenti: sono step successivi, figli di una volontà collettiva, di un desiderio di cambiamento sociale forte. Siamo forse a questo punto? Non credo (purtroppo), e non servirà neanche una legge come il DDL Zan per migliorare la situazione: per caso il numero di femminicidi è diminuito dopo la legge omonima del 2013 e con l’istituzione del Codice Rosso del 2019?

Il problema sta a monte del reato; è culturale e intersezionale: manca l’educazione affettiva e al diverso, a scuola come in famiglia; non è un caso che molte delle aggressioni citate sopra siano commesse da giovanissimi, proprio quelli che dovrebbero essere più open mind. Una forma mentis difficile ma non impossibile da scardinare; un processo dalla difficile realizzazione nel breve periodo ma necessario, per il quale tutti, nessuno escluso, devono fare la loro piccola parte. Empatia, supporto, evitare di girarsi dall’altra parte davanti a una delle violenze raccontate sopra: alle volte basta poco per iniziare a costruire un futuro diverso.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Federico Ingemi
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