martedì, 08 Ottobre 2024
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martedì, 08 Ottobre 2024

Fenomenologia delle fandom tossiche

Tempo di lettura: 3 min.

Al crescere di sequel e spin off, il grado di tossicità aumenta. Quali sono le peggiori community nate attorno alle serie tv?

L’autunno è quel periodo in cui fare binge watching di serie tv è tollerato più che in altre stagioni dell’anno: copertina, serranda a mezz’asta, il giusto quantitativo di schifezze da mangiare e la perfetta domenica pomeriggio di Gen Z e Millennial è servita. Cosa potrebbe andare storto? Il pericolo si annida nell’attacco improvviso di scrolling che ti coglie a metà puntata: un reel che parla della tua serie tv preferita è l’esca, i commenti della fandom tossica la trappola che rovinerà il tuo giorno di riposo. Piccolo glossario per boomer: dicesi fandom (neologismo traducibile con “universo dei fan”), un insieme di persone unite dalla passione per un comune fenomeno, personaggio, oggetto. Passione che può sfociare in vera e propria ossessione, che va dalla difesa delle prime stagioni di una serie tv e la conseguente condanna delle nuove ritenute poco ortodosse, fino all’odio profondo per un personaggio che ci si dimentica essere di fantasia. Ma quali sono le 3 serie con le fandom più tossiche?

Star Wars: sfrutta la Forza e fanne un media franchise infinito.

Lascia che l’odio scorra in te”: forse gli appassionati di Star Wars hanno preso troppo alla lettera le parole di Darth Vader ne Il ritorno dello Jedi. Se la tossicità aumenta al numero di spin off creati, loro siedono tranquillamente sul gradino più alto del podio. Tanto tempo fa, in una galassia lontana, la prima trilogia prequel venne accolta con entusiasmo, complici i vent’anni trascorsi dall’ultimo capitolo del cult anni Ottanta. Non si può dire lo stesso invece della trilogia sequel degli anni Dieci del Duemila, con protagonista la jedi Rey Skywalker: forum e siti di appassionati accusano Lucas di aver abbracciato il lato oscuro, la Disney, che ha fatto del loro universo una macchina da soldi da spremere il più possibile. The Mandalorian, Obi-Wan Kenobi, Andor, Ahsoka, The Acolyte: episodio dopo episodio, le serie spin off hanno sì sezionato ogni personaggio della galassia Star Wars, ma anche alimentato un clima d’odio tra i puristi del genere. Odio che è sfociato persino in episodi di razzismo, contro i personaggi e, di riflesso, contro gli attori: famoso il caso di Moses Ingram, attrice che ha interpretato Reva nella serie sul maestro Obi-Wan, ricoperta di insulti razziali da lei denunciati sui social. Oppure quello di Jake Llyod, interprete dell’Anakin Skywalker bambino in La minaccia fantasma, bersagliato di insulti a soli dieci anni: un episodio che ha segnato la carriera del giovane attore, interrotta pochi anni dopo.

La pignoleria dei cultori di Tolkien, contro le trasposizioni cinematografiche.

La trilogia del Signore degli Anelli è un cult del cinema, considerata dagli adepti di Tolkien una buona trasposizione dell’opera dello scrittore inglese. Per anni i fan della Terra di Mezzo hanno vissuto in una bolla, convinti che il loro universo non sarebbe mai stato intaccato da spin off e serie tv: su Lo Hobbit hanno avuto qualcosa da ridire circa la melensa storia d’amore tra un nano e un’elfa, per il resto hanno accettato tutto. Proprio come nel loro libro preferito però, non avevano fatto i conti con l’Oscuro Signore Jeff Bezos e con la sua sete di views: nel 2022 Prime Video ha investito 1 miliardo di dollari per la produzione di 2 stagioni de Gli Anelli del Potere, diventando uno dei prodotti cinematografici più costosi di sempre. La fanbase tolkieniana si è scatenata già nella prima stagione, soprattutto contro il personaggio di Galadriel (Morfydd Clark) e contro la scelta multietnica di attori ingaggiati per interpretare nani ed elfi. Leitmotiv anche della seconda stagione, disponibile dal 29 agosto su Prime, a cui si sono aggiunte, su social e forum di appassionati, critiche verso la glamourizzazione del popolo dei nani e la rappresentazione di una famiglia di orchi, al grido di “loro non possono averla perché nascono dal fango!”. Chiacchiere futili per chi riconosce che letteratura e cinema parlano due linguaggi differenti, dogmi intoccabili per chi abbraccia il credo del “nel libro non è così.

L’eterna sfida tra How I met your Mother e Friends.

Rachel, Monica, Phoebe, Joey, Chandler e Ross da una parte; Ted, Marshall, Barney, Robin e Lily dall’altra: uno scontro tra due dei giganti della sitcom americana, che diventa guerra generazionale che scalda gli animi di Millennials e GenZ. Al di là delle accuse di plagio verso HIMYM e della letteratura che si può trovare su Reddit che dimostra quanto una sia più profonda e migliore dell’altra, un aspetto accomuna le due fandom: la presunta superiorità della propria serie preferita rispetto a tutto lo scibile trasposto a puntate su pellicola; superiorità che incarnano con una buona dose di fastidiosissima spocchia. Si registra poi il fenomeno degli Zoomers alternativi che, in controtendenza con i propri coetanei, elogiano Friends senza aver vissuto o senza comprendere intimamente le reference anni Novanta della serie: come in un limbo, vengono ripudiati dalla GenZ e trattati come pària dai Millennials.

Bello far parte di una fandom, ma non ci vivrei.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Federico Ingemi
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