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Make-up before make-up: l’ossessione per la bellezza alle origini del trucco

Tempo di lettura: 3 min.

Dal kajal di Cleopatra alla cipria (tossica) delle donne vittoriane, scopriamo insieme le antichissime origini del trucco!

Dall’antico Egitto, passando per l’epoca Vittoriana fino ai giorni nostri, le origini del trucco affondano le loro radici nel connaturato e incessante culto della bellezza.

Per gli Egizi il trucco era di estrema importanza religiosa: donne e uomini curavano minuziosamente la loro pelle per entrare nelle grazie degli dei attraverso il dono della propria bellezza, allontanando la cattiva sorte. L’incarnato veniva reso omogeneo con una miscela di minerali – l’argilla era già molto utilizzata per esfoliare la pelle – e gli occhi erano enfatizzati e allungati con il kajal, composto da resina bruciata e polveri di colore scuro, il cui scopo era anche quello di proteggere la vista dalle infezioni.

 
 
 
 
 
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Cleopatra adorava valorizzare il suo sguardo con forti tratti neri e sensuali, fra un bagno nel latte d’asina e un fango al corpo!

Fra i Greci l’ingrediente di bellezza più diffuso era senza dubbio l’olio d’oliva, con cui le donne realizzavano maschere nutrienti che applicavano tutte le sere prima di andare a dormire. Anche qui il colore dell’incarnato veniva schiarito con la biacca (carbonato di piombo, che spesso portava alla morte). Trascurare il proprio aspetto non era visto di buon occhio, tanto che pare ci fossero addirittura delle sanzioni per chi usciva in maniera trasandata!

Se con il Medioevo le donne avevano abbandonato i cosmetici perché associati alla seduzione e alla prostituzione – soprattutto per via del potere ecclesiastico – nel Rinascimento la bellezza tornò a sbocciare come simbolo di perfezione, ricchezza e opulenza. La bianchissima pelle del viso esaltava guance rosse e labbra vermiglie, e per contrastare la pericolosità della biacca le donne applicavano sul viso un composto di latte e miele, che lasciavano agire per tutta la notte.

 
 
 
 
 
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Nel periodo Vittoriano, invece, il trucco tornò ad essere associato alle donne di facili costumi. Incarnato abbronzato e labbra rosse erano simbolo di disprezzo e di appartenenza ad un basso ceto sociale, tanto che in questo periodo si ricorreva ai metodi più assurdi come l’utilizzo del piombo e dell’arsenico (proprio pazzi questi vittoriani), per apparire delle donne pure e diafane quasi malate ed in punto di morte: un fascino che ha del macabro incredibile.

Finalmente nel 1900 il trucco iniziò ad essere un mezzo per esprimere la propria idea di bellezza solo per puro piacere personale.

Con Elizabeth Arden, Max Factor, Helena Rubinstein, Lancôme e L’Oréal il make-up stravolse tutti i canoni del passato per lasciare spazio alla più libera espressione del proprio gusto e, perché no, della propria vanità. Pelle diafana, pelle abbronzata, ciglia lunghissime, kajal, eyeliner e colori sgargianti arricchiscono il viso delle stelle del cinema rendendole delle vere e proprie icone di bellezza, ma soprattutto di unicità nella diversità.

 
 
 
 
 
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1920 1080 Elisa Grasso
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