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PNRR: Piano Nazionale Ritardi e Rinvii

Tempo di lettura: 3 min.

L’Europa ci ha regalato un boomerang e l’Italia lo ha lanciato a tutta forza

L’utilizzo compulsivo e insensato della parola resilienza risulta inutile nella maggior parte delle occasioni, come la rucola in cucina. Ma complice anche l’ultima R del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è proprio la Resilienza, questo termine di tuttoeniente ha conquistato una certa notorietà.

E a dimostrare che aggiungere una parola sostanzialmente inventata alla fine di una sigla non risolve i problemi ci sono i report degli ultimi giorni sulla concreta attuazione del Piano. Quello che potrebbe facilmente essere indicato come un colossale boomerang che l’Italia si vedrà, nel medio periodo, tornare indietro con violenza e severità, viene definito “il più vasto programma di spesa pubblica del Dopoguerra”.

Riassumendo abbastanza nettamente la situazione, il Sole 24 Ore delinea una corsa tra ministri, sindaci e presidenti di Regione per mollarsi a vicenda il “cerino esplosivo delle responsabilità”. Quelle di fondi e progetti frettolosamente ammucchiati per accedere a ingenti risorse che molti hanno voluto vedere come un regalo di Natale fuori stagione.

 
 
 
 
 
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L’equivoco, se così vogliamo chiamarlo, è stato abbastanza chiaramente spiegato, tra gli altri, dal deputato renziano Luigi Marattin: “la classe politica di questo Paese è incorsa in una serie di fraintendimenti su cosa fosse il Pnrr. La prima impressione è stata che si trattasse di un regalo. Poi è stato deciso che non era un regalo, ma un grande fondo strutturale sul cui utilizzo nessuno ti chiede conto. Alla fine è stato immaginato che si tratta di investimenti con intorno delle riforme. Tutte ipotesi sbagliate perché invece il Pnrr sono le riforme con attorno gli investimenti”.

Già, riforme e investimenti, due settori in cui l’Italia non brilla per efficienza e risultati raggiunti. E infatti una R che si affianca alla Resilienza, fino a sovrastarla, è quella dei ritardi. Sempre il Sole ci ricorda che 4,6 miliardi del Piano riguardavano asili nido e scuole dell’infanzia MA i comuni del sud hanno mandato pochi progetti (a dimostrazione di quanto il problema sia sentito) e il ministero sta impiegando molto tempo a stilare le graduatorie. Altri 2,6 miliardi destinati all’economia circolare avrebbero seguito lo stesso percorso. Alla fine del 2022 l’Italia avrebbe speso circa 10 miliardi su 168, con un tasso di attuazione del 6%. Altri numeri edificanti: il 71% dei posti per architetti ed ingegneri banditi dalle Pubbliche amministrazioni per dare seguito ai progetti è rimasto vuoto.

 
 
 
 
 
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Il Corriere della sera evoca “un clamoroso autogol: un circolo vizioso che ha del diabolico. Sono alcuni degli stessi problemi cronici che il Piano dovrebbe risolvere (burocrazia, deficit di infrastrutture e di personale tecnico adeguato) a ostacolare le possibili soluzioni, col rischio di un clamoroso autogol. L’incapacità di usare i fondi e lo spreco di un’opportunità storica”.

Casualmente, ma forse nemmeno troppo, la Corte dei conti Ue ha rilevato l’assenza di meccanismi di controllo sulle modalità effettive di spesa delle risorse da parte degli Stati membri. A discapito della fiducia dei contribuenti sulla destinazione dei fondi pubblici.

 
 
 
 
 
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E questo ci riporta a quanto avvenuto con l’impegno per la forestazione che a Milano si sarebbe chiuso con la semplice constatazione che non c’è spazio per piantarli: la definizione di “consumo del suolo” assume ogni giorno in significato più chiaro. Dovevano esserne messi a dimora 1,7 milioni entro la fine di dicembre 2022. Il risultato è invece stato che sono stati piantati circa 2 milioni di semi e arbusti, che impiegheranno anni a diventare alberi veri. Secondo la Corte dei conti si è fatto anche di meglio nelle città metropolitane: piante lasciate morire in misura del 100%, altre messe a dimora solo sulla carta (ossia, non messe), altre ancora piantate vicino ai boschi, dove non serviva alcun intervento umano e neppure alcuna forestazione.

Insomma mezzucci, scorciatoie, soluzioni all’Italiana, tanto tutti quei miliardi sono un regalo e non dovremo mai restituirli. Oppure sì?

Image François Genon on Unsplash

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