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Perché Mare Fuori ci piace così tanto: il successo internazionale di una serie made in Rai

Tempo di lettura: 3 min.

Mare Fuori fa da spartiacque tra la televisione “prima” e la televisione “dopo”. Spaccato di una società nella quale si riconosce anche chi non vi appartiene; è tra i prodotti Rai più apprezzati all’estero

12 milioni di visualizzazioni per un totale di 5,7 milioni di ore viste sulla piattaforma streaming Raiplay. Sono i numeri ottenuti in una sola giornata dai primi sei episodi della terza stagione di “Mare Fuori”, la serie Rai di successo che racconta le vicissitudini di un gruppo di detenuti dell’IPM di Napoli.

Non solo numeri, ma soprattutto fatti. 

I giovani attori protagonisti della serie sono stati ospiti al Teatro Ariston durante il settantatreesimo Festival di Sanremo, sono diventati vere e proprie celebrità sui social – su Instagram e TikTok contano milioni di followers – e hanno infiammato le poltrone di diversi talk show. 

 
 
 
 
 
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Da quando la serie è stata lanciata, inizialmente in prima serata su Rai1 e a seguire su Netflix, milioni di utenti di tutte le età ne sono diventati fedeli spettatori. Nata da un’idea della sceneggiatrice Cristiana Farina e diretta, tra gli altri, dal regista Ivan Silvestrini, ha una trama apparentemente semplice: c’è un ragazzo, Filippo (interpretato da Nicolas Maupas), che non conosce la criminalità ma commette un errore fatale, una “bravata” che gli costerà la libertà.

C’è Carmine, detto in gergo napoletano “Il Piecuro” (interpretato da Massimiliano Caiazzo), che vuole sfuggire al destino impostogli dalla sua famiglia ma finisce per sporcarsi le mani di un sangue sconosciuto.

C’è Edoardo (interpretato da Matteo Paolillo), che vive secondo le regole della violenza. C’è Gaetano (interpretato da Nicolò Galasso), affascinato dalla criminalità e sfuggente alla sua originaria condizione borghese. C’è Ciro (Giacomo Giorgio), che fa di armi e soprusi la sua forza e sicurezza. E poi ci sono Naditza (Valentina Romani), Silvia (Clotilde Esposito), Gianni (Domenico Cuomo), Viola (Serena De Ferrari). Sono ragazzi che hanno sbagliato perché non hanno conosciuto i modi per non farlo.

 
 
 
 
 
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Sono figli della mafia, della strada, della prepotenza, del disamore. Sono i Tarzan del mondo moderno, cresciuti in un ambiente che li ha prototipati a comportarsi in un modo ben preciso. E sbagliato.

“Ce sta ‘o Mar For”, canta Matteo Paolillo nella fortunata sigla della serie, che ha raggiunto il prezioso traguardo del Disco di Platino la scorsa settimana e che sui social è una vera e propria hit. Il “mare fuori” è l’acqua cristallina del golfo di Napoli, città che oscilla tra l’azzurro e il nero, ricca di sfaccettature. È però anche un simbolo di speranza, di integrazione, di redenzione. Il “mare fuori” fa da sfondo agli amori, alle amicizie, ai complotti, alle lezioni di vita che i protagonisti affrontano quotidianamente, accompagnati dallo sguardo vigile del Comandante Massimo (Carmine Recano) e della Direttrice Paola (Carolina Crescentini). Due genitori figurativi, che con polso fermo e incredibile empatia tirano le redini dell’IPM. 

 
 
 
 
 
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Non è difficile immedesimarsi nei giovani protagonisti di “Mare Fuori”. La generazione dei ragazzi di oggi è esposta ai continui stimoli dell’iperconnessione digitale, spesso testimone di disagi a cui è impossibilitata a porre rimedio, raramente superficiale, a dispetto di chi così la definisce. I “gen Z-ers” vivono doppiamente ogni interazione sociale, positiva o negativa che sia. La sentono profondamente perché non dà scampo.

 
 
 
 
 
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È per questo che hanno bisogno di capire la linea di separazione tra il giusto e lo sbagliato. Un’impresa nella quale “Mare Fuori” eccelle. I modelli di violenza e brutalità non vengono esaltati, perché pagano costantemente lo scotto dei propri errori, spesso anche con la propria vita. L’empatia, il desiderio di ricominciare, la spensieratezza giovanile, la voglia di coltivare le proprie passioni, sono vincenti. Il bene trionfa sempre, e quando non lo fa è solo perché non c’è vittoria senza attesa. E mentre si aspetta, si guarda il mare.

Image Ivan Silvestrini

150 150 Anna Quirino
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