Lo abbiamo chiesto a 3 “quasi adulti”
I millennial sono nati esattamente nell’epoca in cui i grandi imprenditori della televisione cominciavano a capire che quella scatola quadrata era la macchina da soldi migliore che si potesse avere tra le mani. E così la pubblicità tra una serie e l’altra o tra un programma e l’altro è diventata una preziosa merce. La cura degli spot dagli anni ’90 in poi si è fatta sempre più minuziosa, alla stregua di un contenuto cinematografico.
Ma come far digerire agli spettatori tutta questa pubblicità evitando l’effetto zapping? Una programmazione accattivante e un palinsesto televisivo a cui affezionarsi sono due plausibili soluzioni. Attraverso serie cult che in un modo o nell’altro hanno segnato l’adolescenza dei millennial e che ancora oggi provocano su di loro un profondissimo effetto nostalgia.
E quali sono queste fantomatiche fiction per cui dopo quasi vent’anni dichiarano ancora amore incondizionato?
Alessandro Vaghi, 31 anni appena compiuti, marketer in carriera dice: “Il mio pane quotidiano è stato tutto quello che ruotava attorno al mondo Disney Channel. In particolare La Vita secondo Jim”.
Disney Channel approda in Italia il 3 Ottobre del 1998 e senza dubbio ha influenzato la vita di parecchi millennial. Le colonne sonore delle sue serie sono ad oggi vere e proprie line-up. Il Teenage Dream Party, che sui social ha letteralmente spopolato, nasce dell’idea dell’illustratrice Valentina Savi. L’obiettivo delle serate? Ridurre i millennial in lacrime a suon di Hannah Montana, High School Musical e Camp Rock.
@teenagedreamparty meravigliosi @Martina Strazzer @Emanuele Ferrari #teenagedreamparty #party #2000 #highschoolmusical #troybolton #fyp #perte ♬ suono originale – Teenage Dream
“Diciamo che di televisione ne ho vista tanta, forse troppa” aggiunge Alessandro, d’altra parte in quegli anni i social non esistevano ancora, “ancora oggi, quando inizio qualcosa che mi piace mi ci butto a bomba abbastanza facilmente”.
“Ci sono altre serie che poi mi hanno, da più grande coinvolto particolarmente: How I Met Your Mother, The Office, Game Of Thrones o The Big Bang Theory”.
Sua sorella Elisabetta, insegnante di yoga ha 33 anni e racconta: “la serie del mio cuore è Lolle, amo Berlino, poi ho adorato Sex and The City (ovviamente!), Orange Is the New Black, I Robinson, Dawson’s Creek e The O.C. (che condivide con suo fratello)”.
Impossibile riprendersi dalla morte di Marissa Cooper, abbiamo chiesto a Myriam Carnovale, 30 anni, dottoressa in pronto soccorso le serie che l’hanno più plagiata da adolescente: “Lost per la sua diversità da qualsiasi altra serie, Malcom per la geniale comicità e Streghe perché mi faceva sentire parte di qualcosa”.
@streghethepowerofthree Streghe:6×04 la rivincita delle bionde, ✨ ♀️Credits: Rai 2 Credits: Charmed #trio #charmed #persempre #viral #poteri #perte #fyp #streghe ♬ suono originale – streghethepowerofthree
I primi millennial invece, nati negli anni ’80, ricordano con affetto serie come Beverly Hills 90210, Buffy l’ammazzavampiri o Roswell, che raccontava di fantascientifiche storie sugli alieni. Qualunque sia la serie sembra che la generazione che diventerà ricca non abbia ancora chiuso il cassetto dei ricordi e che le storie dei loro personaggi preferiti siano ancora pienamente parte delle loro vite. A tal punto da scatenare maratone di rewatch di gruppo.
La psicologa Chiara Vinchesi, su horizonpsytech.com scrive che il rewatch è una vera e propria richiesta da parte del cervello di vivere per un po’ in un posto dal ricordo felice, un luogo sicuro che ora non c’è più.
E allora perché dovremmo negarcelo?
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios