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5 motivi per cui tutte le ragazze amano Beppe Sala

Tempo di lettura: 4 min.

Mente di Expo 2015 e poi sindaco della città più vibrante d’Italia, il primo cittadino milanese rappresenta l’Italia laboriosa e inclusiva, lavora sodo ed è una rockstar social

Giuseppe, da sempre detto Beppe Sala, nato 61 anni fa a Milano, ne è oggi il sindaco. Sono passati quasi tre anni dal suo insediamento e ad oggi Milano non è mai stata così bella e stimolante e cosmopolita. Il merito non può essere attribuito ad un solo uomo, certo, ma Beppe Sala è diventato il rappresentante di una città votata al cambiamento e all’apertura a nuove sfide. E sarebbe ingiusto e ipocrita affermare che non abbia risollevato la città per una mera questione di partito preso (politicamente parlando).

Perché dunque Beppe Sala è a modo suo un uomo che fa battere il cuore a ragazze (e ragazzi)?

Ecco qui 5 motivi per cui ci ha conquistate:

Ha un CV da urlo


Il fascino dell’economista che sa tutto di logaritmi, equazioni, probabilità e via dicendo fa la sua parte. Ed è fondamentale se si vuole ricoprire un ruolo di spicco. Laureato in Economia alla Bocconi, un’istituzione internazionale, Sala inizia la sua carriera per privati come Pirelli e Telecom. Nel 2009 viene incaricato dall’allora sindaca Letizia Moratti come direttore generale del comune di Milano, un piccolo preludio a quello che sarebbe diventato un nuovo capitolo della sua carriera. Nel 2015 ha preso le redini dell’enorme progetto di Expo Milano, riqualificando una zona periferica del capoluogo lombardo e richiamando 22 milioni di visitatori da tutto il mondo. Non senza controversie, riguardanti la presunta compravendita illegittima di appalti pubblici per Expo, ha tuttavia chiuso l’anno decidendo di candidarsi a sindaco. Sei mesi dopo ha vinto al primo colpo con più del 40% dei consensi. Chapeau!

È elegante e pungente

 

 

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La sua divisa d’ordinanza è l’elegantissimo completo nelle sfumature del blu con cravatta monocolore. Pratico ma sempre ben vestito, come si addice a un sindaco. E l’eleganza è estesa ai modi in cui comunica, appropriati e cristallini. Ai politici di oggi, forti di un linguaggio fin troppo esplicito e infarcito di offese gratuite, risponde in maniera acuta e ficcante, scaldandosi quando serve. Celebre la stangata al vicepremier Di Maio, che lo aveva definito “un fighetto del Pd” perché contrario alle chiusure domenicali: “Quando il Ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi ‘fighetto’. Non ho altro da aggiungere”. Chapeau x 2!

È un guerriero solitario

 

 

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In un’Italia caotica, Sala e la sua Milano rappresentano un unicum nel panorama nazionale. Candidatosi indipendente da partiti ma per il centro-sinistra, Sala ha sicuramente un approccio filo-Pd. Il taglio inclusivo e le politiche sociali intraprese dal sindaco fanno storcere il naso agli altri, ma non ai cittadini di Milano, che hanno contribuito a rendere la città quel crogiolo d’idee, iniziative, opportunità e un posto sicuro su cui investire per gli stranieri e i loro capitali (vedi i passaggi di proprietà di Milan e Inter, o i sauditi affascinati dalla Scala).

È un sindaco per il sociale

Milano è la città più social d’Italia, non solo a livello di post del Duomo o di scorci delle 5 Vie su Instagram. Il capoluogo ha da sempre integrato le minoranze che hanno dato vita ad alcune zone briose della città, fra cui la Chinatown di via Paolo Sarpi o il quartiere etiope in zona Corso Buenos Aires. Sala ha sempre avuto a cuore il tema dell’integrazione, e in questi tempi particolarmente tesi, ha scelto di rispondere con grandi gesti.

 

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L’anno scorso ha organizzato una grande “tavolata antirazzista” al Parco Sempione, un enorme picnic a cui erano invitati tutti i cittadini di Milano e dintorni per condividere cibo e tradizioni. Il mese scorso invece ha indetto la marcia antirazzista “People, prima le persone”, un inno all’inclusione e al venirsi incontro. Un grande evento di sinistra indetto il giorno prima delle primarie del Pd, una mossa politicamente astuta e mediaticamente d’impatto.L’interesse per l’universo giovane e altro, di studenti e lavoratori provenienti dal resto d’Italia e del mondo, l’ha portato a intervistare il rapper Marracash e il neovincitore di Sanremo Mahmood.

Con i due artisti si è confrontato su temi come le periferie, l’integrazione, il bullismo, e come il clima milanese sia stato loro d’aiuto per rendere i loro sogni realtà.

È una webstar

 

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È attivissimo su Twitter e Instagram, dove posta quotidianamente, con uno staff giovane, una foto o più tweet delle molte iniziative in cui è impegnato (e sono molte, considerata la vastità di eventi di cui è costellata Milano). Un giorno è al Salone del Mobile, un giorno in ufficio, quello dopo con la fascia arcobaleno. La sua bio è irresistibile: “Pensavo fosse amore invece era Milano”. 

GRAZIE BEPPE! ❤️

 

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