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Situazioni da carb-craving

I potenziali scenari in cui il carboidrato non risolve i problemi, ma una mano la dà volentieri

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Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto a che fare con una forma lieve di carb-craving, la voglia irrefrenabile di carboidrati. Un istinto implacabile parte dall’ipotalamo e si schianta contro le ghiandole salivari, dando il via a una produzione salivare degna di un ormai illegale lezione di puppy yoga. Subito nella mente prendono forma prodotti da forno dolci e salati, piatti di pasta, quel panino che si è visto in vetrina, di ritorno dall’ufficio. La reazione è immediata: ci si dirige verso la dispensa, pronti a svaligiarla o a mettere su l’acqua; negli attacchi più acuti si è già sulla prima app di delivery disponibile.

Fin dal primo boccone, ecco arrivare quella sensazione di benessere e appagamento, una sorta di caldo abbraccio, al pomodoro e scrocchiarello se abbiamo a che fare con un trancio di pizza. Tutto merito della magica serotonina, l’ormone del benessere regolato dall’insulina, a sua volta responsabile dell’assorbimento degli zuccheri (nome meno catchy per indicare i carboidrati). Chiusa la parentesi Superquark, quali sono le situazioni tipo che scatenano il carb-craving?

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Vincenzo Viscusi (@vincenzoviscusi)

Lo sdigiunino del dopo ufficio

Prima che dai prodotti da forno, hai sviluppato una dipendenza da video di chef Giorgione al mercato. Sono le 6 di sera, la giornata è stata pessima e le vacanze che hai prenotato sono ancora troppo lontane. Sul percorso verso casa entri in un supermercato, direzione reparto gastronomia: un etto di crudo, una mozzarellina e pizza bianca croccante, proprio come il Vate insegna. Assembli il panino in soggiorno, non puoi neanche aspettare di togliere le stringate: al primo boccone le vacanze sembrano più vicine e la giornata non è andata così male. Vorresti pulirti l’unto della pizza con la regimental ma hai ancora un briciolo di lucidità.

L’aperitivo sporca-coscienza post palestra

Hai finito la sessione di workout, con annessa storia e playlist condivisa su Instagram. Magari è lunedì, sei più fiero del solito perché hai smaltito  il numero imprecisato di cocktail del sabato sera: la coscienza è immacolata ora. I tuoi compagni di crossfit ti chiedono però di unirti a un aperitivo post allenamento: sai già che non potrai dire di no ai troppi grissini e alle pizzette che accompagnano il tagliere di salumi e formaggi. Accetti di smarrirti tra i carboidrati: mercoledì tornerai allo squat, in cerca di assoluzione dal bilanciere.

 
 
 
 
 
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Lo smart working, a portata di frigo

Che lo smart working non sia tutto rose e fiori, l’abbiamo capito. Le distrazioni sono dietro l’angolo, sotto il temibile nome di “faccende di casa”: è un attimo che, tra una call e l’altra, ci scappi una lavatrice o il cambio della lettiera del gatto. Proprio quando si è riacquistata la concentrazione, ecco che quel pacchetto di nachos moribondo, che aspetta il colpo fatale nel mobile delle schifezze, prende forma nella mente. Questione di gesti fulminei: microfono e video off, scatto verso la cucina, spacchettamento e crunk paradisiaco, di quelli che solo una manciata di patatine in bocca possono regalare. Questione di secondi e, una volta tornati alla scrivania, si sa già che quel gesto si ripeterà almeno un’altra decina di volte: portarsi il sacchetto vicino al computer non avrebbe lo stesso gusto.

Pranzo di famiglia e domande scomode

Quando ti sposi?”, “Quando ci fai un nipotino?”, “E il fidanzatino?”: che sia la comunione del cuginetto che non sopporti o la vigilia di Natale, il pranzo di famiglia è il momento in cui non si perde l’occasione per buttare ansia a chi si sta avvicinando ai 30 anni. Nel fuoco incrociato di zii e nonni, non ti resta che rifugiarsi nel mattone di pasta al forno: basta il profumo del ragù per entrare in un silenzio ovattato, senza sbattimenti, consapevole che il carboidrato farà il suo lavoro. Nel momento in cui riprenderanno il discorso, verso il caffè, sarai collassato sul divano in attesa del salvifico abbiocco.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Acrimònia Studios (@acrimoniastudios)

Insomma: quando lo spirito soffre, il corpo non deve patire.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios