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La destra a tinte arcobaleno

Cambio di rotta sincero o rainbow washing elettorale?

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Uno verticale: si aspetta settembre perché maturi. Tre parole, 14 lettere: crisi di governo. Il cruciverba estivo della politica italiana, lontano dalle aule istituzionali, da qualche anno regala non solo gossip ma anche grandi plot twist: si veda la voce Salvini al Papete.

Perché dove uno vorrebbe scrivere Ius scholae a caratteri cubitali, l’altro incastrerebbe volentieri Italiani si nasce, evitando con cura ogni casella i cui tratti non rispecchino l’italianità. Sembra infatti che nella maggioranza di governo ci siano frizioni proprio sul tema bandiera (l’unica rimasta) della sinistra: i diritti. Sebbene possa sembrare una novità, già da tempo alcuni nomi di centrodestra si discostano dalla linea conservatrice dei propri partiti, soprattutto per quanto riguarda la sfera LGBTQIA+, tema bollente per elettori ed eletti, anche più di quello dell’integrazione.

 
 
 
 
 
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La sinistra riparta da Mussolini

Meglio fascista che frocio”: correva l’anno 2006, a Porta a Porta discutevano Vladimir Luxuria e Alessandra Mussolini, davanti a un imbarazzatissimo Bruno Vespa. Oggi, la nipote dello statista non potrebbe essere più lontana da quell’affermazione: a distanza quasi di un ventennio, da acerrima nemica delle famiglie arcobaleno è diventata paladina della comunità LGBTQIA+. Il primo aperto e sorprendente sostegno avvenne nel 2017, in merito al DDL Zan; da quel momento non si è più fermata, nonostante il calo di seguito tra le file dei nostalgici: le scuse alla Luxuria per l’uscita indecente da Vespa, il sostegno per la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, la difesa del Pride come spazio di libertà. Se le peggiori bacchettate al governo Meloni in tema di diritti arrivano dalla Mussolini, il multiverso è un posto bellissimo e senza confini: di lei sì che si potrebbe dire che ha fatto anche cose buone.

 
 
 
 
 
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La Che rinnovatrice di casa Berlusconi

In una recente intervista al Corriere Marina Berlusconi, in piena sintonia con la parte moderata dell’attuale governo, non si è trattenuta dal punzecchiare gli alleati: “Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Chissà cosa avrebbe pensato il Cavaliere di questa affermazione: forse un giudizio oscillante tra la delusione di avere in casa una comunista e l’orgoglio per la strategia di rilancio di Forza Italia. Come l’araba fenice, infatti, lo schieramento azzurro sta provando a rinascere dalle sue ceneri, in una ritrovata veste liberale, smarcandosi dall’oscurantismo di Lega e FdI. Non è ancora chiaro se sia un processo imposto dall’alto (i Berlusconi in parte sostengono ancora economicamente il partito) o se spinto dal basso: sono molti gli elettori, soprattutto tra i militanti di Forza Italia Giovani, che chiedono un passo avanti sui diritti civili.

 
 
 
 
 
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Zaia, voce fuori dal coro del Carroccio

Anche dal partito che non ti aspetti si levano voci semi-progressiste, una in particolare: quella del tre volte governatore del Veneto Luca Zaia. Folgorato sulla via di Damasco, da anni afferma che i diritti civili non possono essere prerogativa solo della sinistra, ma devono essere prima di tutto una comune questione di civiltà. Già nel 2019, su un palco non proprio gay friendly come quello del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, ebbe il coraggio di affermare che l’unica patologia da combattere fosse l’omofobia, sollevando non pochi dubbi su un presunto tradimento nei confronti del proprio elettorato. Favorevole alle unioni civili (meno all’adozione di bambini), al DDL Zan e promotore del centro regionale per i disturbi dell'identità di genere a Padova, Zaia è forse l’esponente leghista più lontano dalla direzione vannacciana ripresa dal Carroccio: la venuta del Generale-pensiero lo porteranno verso altri lidi del centro-destra?

 
 
 
 
 
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Poche voci fuori dal coro possono far sognare una destra pro-LGBTQIA+? Quanto tempo deve passare perché un paese sia sì diviso su temi economici, ambientali, identitari, ma accomunato dalla difesa dei diritti fondamentali della persona? Finché le parti politiche fuori e dentro il Parlamento, continueranno a definirsi per negazione dell’avversario, finchè non avranno il coraggio di appoggiare una causa giusta, indipendentemente dalla bandiera che la porta avanti e per paura di scontentare la propria tifoseria elettorale, rimarrà un’utopia.

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios