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Non è una manovra per giovani

La seconda legge finanziaria del governo Meloni aumenta il debito, si concentra sulle misure di bandiera, accantona il problema ecologico e alle nuove generazioni lascia le briciole

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Non è certamente una manovra per giovani. Anzi: è una manovra che su 24 miliardi di euro ne prevede 16 in extradeficit, quindi destinati a aumentare il debito pubblico e dunque a pesare sulle spalle delle generazioni future. È senz’altro una manovra prudente, compressa com’è nei binari delle regole di stabilità che, dopo la pandemia, l’Europa si prepara a rimettere in campo. Il governo Meloni, memore della tempesta che si scatenò su Berlusconi 12 anni fa, è stato attento a non forzare troppo la mano nella speranza di evitare rovesci sui mercati finanziari che potrebbero essere fatali per la fragile tenuta dei nostri conti. E ha quindi elaborato una manovrina che, sostanzialmente, non sposta granché rispetto alla situazione attuale. 

Le misure contenute nella legge di bilancio cercano soprattutto di tenere vivi i vessilli agitati durante la campagna elettorale del 2022. E così, al grido di abbassiamo le tasse, il provvedimento più impattante è quello del taglio del 6 per cento di contribuzione per chi ha redditi fino a 35 mila euro lordi l’anno e del 7 per cento per chi arriva fino a 25 mila. Un’operazione che riguarda una platea di circa 14 milioni di italiani che godranno di un aumento medio di circa 100 euro al mese.

 
 
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Considerato anche l’anticipo previsto della riforma Irpef che estende a chi guadagna fino a 28 mila euro la tassazione al 23 per cento, il costo del capitolo relativo alle imposte ammonta a 14 miliardi, più della metà dell’intera manovra. 

Gli altri 10 miliardi vengono divisi tra ulteriori misure di bandiera e provvedimenti tampone destinati al tentativo di tenere in piedi settori chiave come quello sanitario. Nel primo caso rientrano gli incentivi alla natalità. Aumentano i congedi parentali e si prevedono bonus a salire per pagare le rette degli asili nido per chi ha più di un figlio e non supera i 40 mila euro di reddito. C’è poi l’azzeramento della contribuzione per le lavoratrici madri che abbiano messo al mondo tre figli. 

Misure certamente apprezzabili ma che vanno a scontrarsi con la realtà. In un paese in cui il tasso di natalità è sceso a 1,24 figli per donna, riesce difficile immaginare che siano molte coloro che usufruiranno degli incentivi. Mancano le condizioni che consentano ai ragazzi di formare una famiglia: le case hanno prezzi proibitivi e l’aumento dei tassi rende aleatoria anche la conferma della possibilità per gli under 35 di avere la garanzia dello Stato in caso di stipula di un mutuo per l’acquisto della prima casa.

 
 
 
 
 
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In un quadro così difficile appare assai contraddittoria la decisione di raddoppiare l’aliquota Iva, dal 5 al 10 per cento, sui prodotti per l’infanzia e l’igiene intima femminile. Tra le novità introdotte dal testo i 10 milioni di euro tra il 2024 e il 2025 a sostegno di un Erasmus, diciamo così, "nazionalista",  che potrebbe riguardare fino a 10 mila studenti. Invece di spostarsi all’estero come avviene da decenni, sarà possibile compiere un percorso di studi negli atenei di altre città italiane. 

Sempre in tema di di futuro è indicativa la cancellazione dell’Iva dimezzata sulle case green, cioè l’agevolazione fiscale legata all’acquisto di immobili di nuova costruzione in classe energetica A o B. Pare assodato che il tema ecologico non sia considerato prioritario dal governo.

La manovra passerà l'esame dell'aula intorno alla fine dell'anno. In attesa degli emendamenti che non dovrebbero riguardare i parlamentari di maggioranza a cui è stato chiesto di non proporre modifiche, sembrano destinati a cadere nel vuoto i rilievi delle opposizioni che considerano insufficienti i 3 miliardi destinati alla sanità. In tema di spesa pro capite per la salute, l’Italia occupa il sedicesimo posto in Europa. E la classifica è destinata a peggiorare.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios