È stata Vittoria Ceretti a lanciare per prima sui social la polemica contro i nepo-babies:
“Che ne sai di cosa significhi aspettare ore in fila per un casting o un fitting per poi vedere una nepo baby sorpassarti direttamente dal caldo posto a sedere di una Mercedes con autista e con tanto di amico/assistente/agente che si prende cura della sua salute mentale?” e ancora “Capisco perfettamente il “Sono qui e lavoro duramente”, ma adorerei vedere se anche tu riuscissi a superare i primi cinque anni di carriera che ho vissuto io. Non parlo dell’essere rifiutata, perché so che anche tu ci sei passata, che potresti raccontarmi la tua storiella triste (anche se, alla fine della giornata, puoi sempre andare a piangere sulla spalla di papà nella tua villa a Malibu), ma che ne sai di cosa significhi non avere i soldi per un volo di ritorno per tornare a casa dalla tua famiglia?”.
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A chi si rivolgeva, ma sopra tutto chi sono i nepo-babies? Partiamo dalla seconda domanda con una semplice risposta a definire: sono i famosi “figli di papà”, in questo caso figli di persona già celebri nel mondo dello spettacolo e nel panorama internazionale. Negli ultimi anni social e rotocalchi sono impazziti per loro e i paparazzi li hanno seguiti e immortalati ovunque. Lila Moss figlia di Kate Moss, Kaia Gerber figlia di Cindy Crawford, Iris Law figlia di Jude Law o Lily Rose Depp figlia di Jonny Depp e Vanessa Paradis (ecco, per rispondere alla prima domanda si mormora che @vittoria, si riferisse proprio a lei).
“Non hai idea di quanto si debba lottare per far sì che la gente ti rispetti. Ci vogliono anni. Per te, invece, è gratis dal giorno 1”, la top model italiana non le ha di certo mandate a dire e al contempo, probabilmente in risposta, Lily Rose Depp non ha di certo avuto problemi a trovare uno spazio su Elle in cui controbattere tramite un’intervista:
“Le persone avranno sempre idee preconcette su di te o su come ci sei arrivato, ma posso sicuramente dire che niente ti farà ottenere un ruolo tranne il fatto che tu sei giusta per quel ruolo. Magari hai già una buona base di partenza, ma finisce lì. Dopo viene tanto lavoro”.
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In potenza entrambe hanno ragione e se si giocasse in maniera pulita affrontando la competizione in maniera sana e con decision maker scevri da manipolazioni sarebbe un mondo perfetto. E non parliamo solo del mondo della moda.
Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios
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