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Venezia a pagamento, come sopravvivere al nuovo biglietto di ingresso

Ci siamo stati per voi

Di

“Prego, biglietto”

“Ma sono appena sceso dal treno”

“Sì ma sta entrando a Venezia”

Questa conversazione non è realmente avvenuta, almeno non con queste parole, ma qualcosa di simile è successo ieri ai turisti in arrivo alla stazione Santa Lucia di Venezia.

Un biglietto per l’ingresso

Dal 25 aprile il capoluogo veneto ha introdotto un biglietto a pagamento (5 euro) per chi arriva nella “città antica” e nelle isole maggiori dalle 8:30 alle 16:00 per passare una giornata tra calli e campielli, senza però dormire in laguna. Chi pernotta è invece esente, pagando già la tassa di soggiorno.

 
 
 
 
 
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Il ticket sarà necessario quest’anno per 29 volte in totale, fino al 14 luglio. Nelle giornate in cui si prevede un afflusso maggiore di visitatori servirà per evitare il temuto “turismo mordi e fuggi”, da non confondere necessariamente con quello low cost. Tra queste date c’è anche il primo maggio e il relativo ponte.

Chi non paga

Non disperate: sono previste molte esenzioni.

Non paga ma deve registrarsi sul sito del Comune di Venezia chi è residente in Veneto e chi è in città per visitare un parente fino al terzo grado, per lavoro o per una visita medica. Lo stesso vale per gli studenti e per tante altre categorie di persone che arrivano a Venezia per altri motivi e che chiameremo i “pendolari”.

Non pagano né devono registrarsi i residenti a Venezia o chi ci è nato e risiede in regione. Insieme a loro i minori di 14, le persone disabili e i loro accompagnatori.

Come si paga

Il biglietto si può pagare in anticipo sul portale della città di Venezia oppure nelle tabaccherie. C’è anche la possibilità di farlo una volta arrivati, nelle biglietterie apposite davanti alla stazione dei treni o a Piazzale Roma. A chi paga e a chi si registra solamente viene data una ricevuta di acquisto o un codice di prenotazione.

Le sanzioni

Chi entra senza ticket o viene trovato senza un codice valido rischia invece una sanzione dai 50 ai 300 euro, in aggiunta al costo del tagliando.

Com’è andata

Fortunata coincidenza sono stato invitato da amici a un “giro dei bacari” veneziani proprio il primo giorno utile per testare il funzionamento del nuovo sistema di ingressi.

Essendo residente in Veneto non ho dovuto pagare ma solo registrarmi sul sito del Comune di Venezia (inserendo dei dati personali) e selezionare la mia categoria tra le esenzioni. Poco dopo mi è arrivato un codice QR con cui poter entrare in città.

Al mio arrivo a Venezia c’è la solita confusione dei giorni di festa; è il giorno di San Marco oltre che la Festa della Liberazione. Si percepisce un’aria di novità, ma si sentono anche i dubbi di chi si appresta a entrare in città. Più di qualcuno si chiede perché un patrimonio di tutti debba essere a pagamento, altri esprimono perplessità per la “schedatura” di chi vuole visitare Venezia anche solo per poche ore.

Scese le scale della stazione ci sono poliziotti in tenuta antisommossa, chiamati a controllare non l’afflusso ma una manifestazione contro il ticket. Più delle forze dell’ordine sono però le telecamere e giornalisti che inquadrano il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro mentre illustra entusiasta le novità del biglietto.

 
 
 
 
 
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Dirigendoci quindi verso il Ponte degli Scalzi troviamo un po’ di fila prima di quello che dovrebbe essere un tornello, ma che è più simile all’entrata di un parco giochi o di una mostra: un varco di accesso mobile delimitato da cordoni. È uno dei tanti intorno alla stazione. Alcuni sono per i turisti, altri per residenti e studenti. Come noi in diversi smanettano con il telefono alla ricerca del biglietto. Veniamo fermati da un operatore con pettorina gialla che scansiona il codice solo al primo di noi: si fida del fatto che siamo un unico gruppo e ci lascia andare.

Da lì ci dimentichiamo del biglietto perché nessun’ altra pettorina ce lo domanda durante il nostro giro. Ce ne ricordiamo solo nei tratti in cui i turisti sono veramente troppi e si fa fatica a camminare. E in quei momenti torna in mente che non è stato inserito un tetto agli ingressi insieme al ticket. E ci si potrebbe allora chiedere come ci si aspetta di combattere l’overtourism in questo modo.

Se l’effetto sperato era quello di limitare la presenza dei turisti giornalieri, l’esperimento non sembra riuscito visti i 113.000 ingressi giornalieri. Se invece fosse un nuovo modo per il Comune di fare cassa – i numeri dicono che dai biglietti sono arrivati quasi 80.000 euro il 25 aprile – bisogna però ricordare che a bilancio la spesa della sperimentazione è di oltre due milioni di euro, mentre il guadagno totale previsto arriva solo a 700.000 quest’anno.

Cosa possiamo dire

E quindi cosa rappresenta l’introduzione di un biglietto di ingresso a Venezia – primo caso di questo tipo nel mondo occidentale?

Personalmente sembra una trovata tanto semplice quanto poco utile così com’è pensata e che grazie alla pubblicità generata probabilmente finirà per aumentare il numero di turisti anche nei giorni nei quali li vorrebbe diluire.

Di sicuro avvicinerà Venezia alla dimensione di città-museo che in molti sembrano prevedere per lei da tempo.

Un museo peraltro sempre più sorvegliato.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios