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Lo startupper va di moda: ecco le regole del suo look

Da Wall Street con furore. Grazie a Zuck oggi tutti possono vestirsi da giovane miliardario. Il gap ancora da colmare? Esserlo veramente

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È luogo comune misurare la professionalità di una persona, specialmente se uomo e specialmente in ambito finanziario, anche attraverso il suo look. Chi muove i soldi del mondo ce lo immaginiamo in giacca e cravatta, stringate costantemente lucidate, auricolari in comunicazione con le borse mondiali, sguardo deciso e una prominente parlantina inglese, possibilmente accento british.

Nonostante l’effetto Zuckerberg, si fa ancora fatica a dare fiducia a un ragazzo in jeans e Converse, soprattutto in Italia. Per fortuna però, il magico mondo delle startup, che tramite incubatori internazionali ha preso piede anche nel nostro paese e a Milano nello specifico, sta apparentemente cambiando le carte in tavola.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Mark Zuckerberg (@zuck)

Nella realtà dei fatti, quello che appare uno sdoganare le regole non è altro che riscriverne di nuove. Lo startupper tipo tra un aperitivo di networking sotto il Bosco Verticale e un team building facendo i vasi con la creta, deve chiudere i famosi round di finanziamento e lo deve fare in una maniera ben precisa.

In questo contesto, il marchio Patagonia dovrebbe ringraziare proprio l’effetto Zuckerberg di cui sopra. Sempre a Milano l’opinione pubblica a tal proposito è divisa in maniera netta e la tensione si taglia con il coltello: “Sono state vendute più t-shirt bianche con il logo del brand o più gilet?”. E soprattutto: “Quale dei due è maggiormente indispensabile per il ruolo da ragazzo Forbes Under 30 con un paio di startup all’attivo che strizzano l’occhio alla sostenibilità?”.

Analizzando la questione alla radice bisognerebbe tornare a Maggio del 2012, quando il creatore di Meta metteva piede per la prima volta a Wall Street. Anche lui in cerca di investitori. All’epoca non fece tanto scalpore che un ragazzo non ancora trentenne era riuscito a quotare la sua società in una borsa internazionale, ma che aveva avuto l’ardire di fare questo passo indossando una felpa

L’analista finanziario Michael Pachter su Bloomberg definì Mark Zuckerberg “un ragazzino irrispettoso e immaturo. Eppure il ragazzo ne ha fatta di strada. 

Dal 2012 un po’ di strada in tal senso ne ha fatta anche il mondo intero che, grazie anche agli enfant prodige della Silicon Valley, ha dovuto fare i conti con la loro volontà di sdoganare le regole di un anacronistico galateo. 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Patagonia (@patagonia)

E, se l’estetica old money rimane un trend di Instagram, la nuova moda dello startupper detta legge negli uffici vetrati di Piazza Gae Aulenti e fuori, creando un immaginario aspirazionale per sé stesso e per tutti quelli che vorrebbero fare soldi facili con un’idea geniale.

Il look diventa scontro generazionale tanto da far scomodare anche l’Università di Harvard con qualche ricerca, addirittura tradotta in un fenomeno denominato: “Red Sneakers Effect”, ovvero l’effetto della scarpa da tennis rossa.

Se idealmente una semplice Converse rossa non fa scalpore, può generare scompiglio in un compìto e formale reparto di un rinomato istituto bancario. Si è però anche constatato, sempre tramite impegnati e impegnativi studi, che chi racconta la propria ribellione al sistema tramite l’abbigliamento ha maggiore possibilità di essere ascoltato.

In un mondo in cui qualsiasi giacca blu rappresenta semplicemente un numero, forse una scarpa rossa può rappresentare un pensiero.

Ricapitolando, quindi, di cosa consta il look del perfetto startupper: gilet Patagonia, impeccabile inglese urlato agli auricolari e Converse rosse. 

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Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios