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Gucci: il debutto normale di Sabato de Sarno

Un invito al mondo della moda a scendere finalmente dal piedistallo?

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L’evento più atteso di questa fashion week milanese, è senza ombra di dubbio lo show di Gucci, per l’avvento del nuovo direttore creativo Sabato de Sarno. 

 
 
 
 
 
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La notizia della rottura della casa di moda con Alessandro Michele aveva qualche mese fa lasciato tutti interdetti, ma probabilmente, come le migliori storie d’amore o le più accattivanti serie Netflix, anche il rapporto brand-direttore creativo deve avere un inizio e una fine. 

Si sono conclusi sette anni pieni, perché il concetto di pienezza è quello che meglio descrive Gucci con al timone l’ex mente creativa. Una “penna da osteria” ironizzerebbe anche su quest’accezione: “eravamo quindi tutti pieni?”.

Il nome di Sabato de Sarno è risuonato piano all’inizio, per poi cominciare a rimbombare (anche nelle orecchie di chi indossa fake) come un tuono in piena notte.

 
 
 
 
 
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Ma chi è questo Sabato de Sarno? Al Corriere proprio oggi, il nuovo direttore, ha dichiarato di non voler in alcun modo porsi sul piedistallo e che ad una cena con la Roberts preferisce una serata con i suoi amici (chissà se poi Julia ha saputo di quest’affermazione entrando nella location di Via Mecenate). 

Sempre al microfono del Corriere si dipinge come un ragazzo della porta accanto e questa volta la dichiarazione ha tutta l’aria di avere coerenza con la realtà. Ma attendiamo ancora un pò per confermare.

Il trend più in voga negli ultimi tempi recita: “sii radical chic, dimostrati buono con chi è meno fortunato di te (non importa che tu lo sia davvero), vestiti come se non ti interessasse cosa hai addosso (ma fai notare distrattamente il pezzo firmato), fai vedere sui social quanto sei impegnato, quanto leggi, quanto scrivi, quanto sai”. Non c’è cosa più volgare di una intellettualità ostentata, ma della volgarità, del resto, a chi importa più qualcosa?

Sabato de Sarno sembra voler uscire da questi costrutti raccontando con naturalezza il suo essere ed il suo trascorso, così come lo si spiegherebbe ad un amico seduti ad un tavolino di un bar cinese in Paolo Sarpi: sorseggiando uno spritz di scarsa qualità e spiluccando qualche nocciolina.

 
 
 
 
 
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In prima fila? La mamma, l’unica persona della front row di cui sembra interessargli il giudizio. La direzione creativa della campagna “Gucci Ancora”, rappresenta la volontà di continuare a raccontare una storia tanto gloriosa, come quella di Gucci, senza la necessità di disegnare concept autoreferenziali che narrino unicamente le eroiche gesta del designer.

La sfilata in una parola? Rossa.

La passerella? Non volta a distrarre da uno scarso talento, ma palco.

I look sono puliti, sartoriali, precisi, curati. In tre parole? Come dovrebbero essere. 

Il nuovo Gucci è puntuale e meticoloso: come dovrebbe essere.

La colonna sonora di Mark Ronson? Speriamo di sentirla Ancora.

 
 
 
 
 
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Sabato de Sarno? Come scriverebbe qualsiasi banale influencer sulle sue stories IG riprendendo finale di una sfilata e taggando il designer: “BRAVO”. Però bravo veramente.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios