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Chi c’è dietro il progetto Soraya The Label, brand di lingerie che fa dell’inclusività e non solo la sua forza?

Chiara Glionna e Betta Creuso sono due giovani creative che hanno la missione di produrre solo se necessario, nel rispetto del mondo che maneggiano con attenzione

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Uscite dal Politecnico di Milano, laurea in Fashion Design, si distinguono per la capacità di aver dato vita ad un brand di lingerie 4.0 che aggrega visione reazionaria e impegno green. 

La prima cosa che salta agli occhi quando si accende la camera sono gli occhi grandi di Chiara e l’appeal di Betta. Il sodalizio tra le due è così autentico da far spavento

 
 
 
 
 
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Ciao ragazze, la prima frase che incuriosisce aprendo il vostro sito è: “Soraya the label is an ethical, eco-sustainable and inclusive brand made in Italy.” Che cosa distingue un brand etico da un brand non etico e che cosa significa, senza retorica, mettere in piedi un brand inclusivo?

Partiamo dal presupposto che creare significa produrre ed è complesso uscire da questa logica quando si è a capo di un brand. Il nostro mindset e valori prevedono di valutare tutte le opzioni sostenibili che abbiamo a disposizione, prenderne atto e applicarle, quando possibile. Alla base del nostro credo c’è comunque la necessità di impattare meno possibile. È per questo motivo che i nostri capi nascono da capi già esistenti. 

Come nasce il nome Soraya e qual è il significato?

Il giorno che abbiamo deciso che il progetto si sarebbe chiamato così, cercavamo sul web nomi di bambine. La ricerca poi si è fatta più ampia e siamo arrivate a Soraya, principessa persiana. Significa “bella come il sole e la luna insieme”

Perché un potenziale acquirente dovrebbe scegliere voi e non un’altra delle innumerevoli proposte fashion sostenibili?

Nonostante ci siano diversi brand che si occupano di lingerie sostenibili, la nostra forza sta nella proposta d’immagine. Abbiamo notato in fase preliminare che mondo della lingerie è spaccato in due: da una parte l’iper sessualizzazione, dall’altra il super basic. Nel nostro piccolo cerchiamo di combinare questi due concetti senza escludere né l’uno né l’altro. 

 
 
 
 
 
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Quando si comincia, se si comincia a vendere?

Essendo handmade, il numero dei pezzi è limitato. Si tratta di capi unici. Noi siamo state fortunate perché veicolando un mood ben preciso, abbiamo cominciato a destare interesse nelle persone che hanno voluto provare e sperimentare i prodotti sin da subito. 

Soraya the label appare più come merchandising della vostra vision piuttosto che brand vero e proprio: è una scelta o una necessità?

È una grandissima forza. Ed è il messaggio che vogliamo far passare. Soraya nasce come esigenza: Chiara ha un grandissimo senso estetico che riesce a traslare fotograficamente, dall’altro lato c’è la mia idea di prodotto che viene messa a terra.

In che modo il vostro background universitario ha influito sul filone etico che avete sposato?

Il Politecnico di Milano, a differenza di tante università di moda, ha un’impronta molto tecnica e industriale. Ti fornisce un imprinting relativo al funzionamento della macchina. Questo ha inciso grandemente sulla nostra educazione rispetto a concetti come, ad esempio, la filiera produttiva. Sono state, però, le persone che abbiamo incontrato a trasmetterci valori come condivisione, rispetto per il pianeta e inclusività.  

 
 
 
 
 
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Il nudo nel 2023 è un’espressione reazionaria?

Dipende dal modo in cui lo si comunica. Attraverso il corpo ci si auto-determina. Attraverso Soraya, vogliamo lanciare il messaggio di validazione di qualsiasi tipologia di corpo.

Image Soraya The Label