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Alemanno, Rizzo e il minestrone sovranista

Uno di estrema destra, l’altro di estrema sinistra: da ragazzi facevano a botte. La loro carriera politica non ha prodotto miracoli, così il miracolo hanno deciso di farlo a 60 anni suonati. Unendosi in un progetto per uscire dall’Europa e dall’euro.

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Il primo è Gianni Alemanno, 65 anni, formazione rigorosamente di destra. Della destra dura e pura: quella dei figli del Movimento della Gioventù che negli anni ‘70 e ‘80 davanti ai licei e alle aule universitarie facevano regolarmente a botte con quelli della Fgci, la Federazione Giovanile dei Comunisti Italiani. Botte da orbi, senza soluzione di continuità.

Il secondo è Marco Rizzo, 64 anni, formazione rigorosamente comunista. Sul lato sinistro dell’emiciclo ha occupato qualsiasi casella. Da esponente del Pci a fondatore di Rifondazione Comunista fino a diventare presidente del ricostituito Partito Comunista, carica che ha lasciato lo scorso gennaio. Quando stava nella Fgci prendeva a botte quelli del Movimento della Gioventù. Botte da orbi, senza soluzione di continuità.

Alemanno è stato ministro delle politiche agricole e forestali nel secondo governo Berlusconi e sindaco di Roma. A memoria d’uomo non si ricordano provvedimenti degni di nota come ministro, mentre nei 5 anni al Campidoglio si è distinto per aver inzeppato le partecipate capitoline di sodali di partito, amici e amici degli amici. Senza dimenticare la perla a margine della nevicata del 2011 durante la quale si fece ritrarre mentre spargeva sale a Piazza Venezia e promosse (prima del repentino dietrofront dettato dalle polemiche che si affacciavano sui neonati social) la richiesta del sindacato di dotare i vigili romani di motoslitte. Motoslitte a Roma: un capolavoro mediatico, più che un’idea.

Rizzo si è fatto 10 anni in parlamento. Dal 1994 al 2004 si è prodotto in uno slalom tra il gruppo di Rifondazione Comunista, quello progressista, il gruppo Misto e ha  terminato la discesa sulle piste rosse di Montecitorio nelle fila dei Comunisti Italiani. Dal 2004 al 2009 è stato eletto al Parlamento Europeo di Strasburgo dove ha fatto parte della squadra della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica. A memoria d’uomo non si ricordano iniziative epocali né in qualità di onorevole italiano, né come deputato europeo. Rientrato in Italia è stato progressivamente sedotto dalle sirene sovraniste, durante la pandemia si è schierato con le formazioni No vax e si è battuto contro l’adozione del Green Pass.

 
 
 
 
 
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Alemanno ha avuto qualche problemino con la giustizia. È rimasto invischiato nell’inchiesta mafia capitale ed è riuscito a cavarsela abbastanza bene: deve scontare un anno e mezzo ai servizi sociali per traffico di influenze. Espierà la pena nel centro di Suor Paola, divenuta celebre a cavallo del nuovo secolo per le sue partecipazioni alla trasmissione televisiva Quelli che il calcio.

Marco Rizzo ha la fedina penale pulita.

Che diavolo potranno mai avere avere in comune Alemanno e Rizzo? Un cervello artificiale, nato per produrre l’intelligenza che spopola e fa paura, risponderebbe niente. Il contrario di quello che hanno risposto loro a chi chiedeva perché si sono presi a braccetto in nome di un progetto politico di matrice sovranista presentato a Roma a fine novembre che porta il nome di “Indipendenza”.

Dice Alemanno: Meloni e Schlein sono due facce della stessa medaglia. Sulle guerre e sull’economia dicono le stesse cose, poi litigano sulle stupidaggini. Io e Rizzo facciamo battaglie comuni e trasversali, dobbiamo portare all’attenzione degli italiani i problemi veri”.

Dice Rizzo: Schlein rappresenta perfettamente il mainstream del totalitarismo globalista e liberista. Prima o poi prenderà il posto di Meloni e farà le stesse cose. Io e Alemanno vogliamo un’Italia indipendente che non faccia parte della Nato e della Ue e che non sia sotto la dittatura dell’euro”.

Et voilà: gli estremi si ricongiungono, gli ingredienti si amalgamano e il minestrone è servito. Miracoli della politica.

 
 
 
 
 
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Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios