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Shaker, il primo bar robotico d’Italia

A Torino, la robotica incontra la ristorazione per dare vita al primo bar automatizzato d’Italia

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Uno spritz, grazie”. Le mani del barista tastano la bottiglia di prosecco nel frigo, svitano il tappo dell’Aperol, scucchiaiano del ghiaccio nel bicchiere, completano tutto con una fetta d’arancia. Gesti familiari, impressi nella mente, che anticipano momenti di convivialità. Bene: ora immaginate che il barista con baffetti hipster e camicia a quadri si trasformi in un braccio robotico arancione, con giunti cromati e una pinza che impugna un bicchiere. Se lo state visualizzando, non state sognando, siete a Torino e siete entrati da Shaker, primo bar robotico d’Italia.

 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Margherita Tolosa | Foodies (@ceunfottutoutenteconquestonome)

 

Toni Compatto, questo il nome del braccio meccanico, è figlio della start up torinese Makr Shakr, nata per “assistere i membri del personale umano” e “facilitare il loro flusso di lavoro”. Concepita ai Murazzi, sulle rive del Po, trasferitasi per un po’ sulle terrazze di piazza Duomo a Milano, da poche settimane la start up è tornata a casa. A pochi passi dalla facoltà di matematica e da palazzo Carignano, sede del primo parlamento italiano, Shaker si colloca nel centro di Torino, incarnando il cambiamento della città: industria e tecnologia si pongono al servizio della ristorazione e dei sempre più numerosi turisti. Incuriositi da Toni, molti entrano per provare i suoi cocktail, alla ricerca del reel perfetto da postare.

La proposta di Shaker spazia dalla caffetteria ai classici della mixologia, senza dimenticare il pubblico che sempre più decide di bere analcolico. Dopo aver ordinato da un tablet, Toni Compatto si mette a lavoro: il braccio robotico afferra un bicchiere, preleva il giusto quantitativo di ingredienti da una schiera di bottiglie appese a testa in giù al soffitto, shakera quando serve e porge il bicchiere al cliente. All’umano, il compito di completare lì dove serve una cannuccia, là dove una fetta di lime, ma soprattutto ha il tempo per concentrarsi sulle persone, sulla relazione barman-consumatore, fondamentale tanto quanto le skill di flair bartending.

Mentre il reel viene girato, vedo i pensieri della gente: siamo di fronte alla fantascientifica sostituzione uomo-macchina? È una tecnologia che toglierà posti di lavoro?

Ad oggi, nulla di più distante: Alessandro Vaira, bar manager di Shaker, spiega infatti che Toni Compatto non sostituisce un lavoratore, lo affianca. Sono infatti cinque i colleghi (umani) impiegati nel locale che, vista la presenza del robot, possono lavorare a ritmi più moderati (rarità nel settore della ristorazione) e focalizzarsi sul cliente.

Shaker è l’apripista di una rivoluzione nel campo della ristorazione? Il tempo lo dirà; ad oggi Toni Compatto è più che promosso, i cocktail parlano da soli: ghiaccio perfettamente equilibrato e spritz lontano dal pericolo di annacquamento. Il giusto presupposto per un grande successo, è evidente.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios

Foto di Federico Ingemi