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Scioperi, ritardi e cancellazioni: cosa sta succedendo negli aeroporti d’Europa

La prima vera estate lontana da lockdown e restrizioni si sta prospettando un autentico inferno per milioni di viaggiatori

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No, non stiamo assolutamente vivendo quel tanto sospirato ritorno alla normalità che tutti noi abbiamo sognato da marzo 2020. 

È vero, in un modo o nell’altro siamo sopravvissuti a queste ultime due estati, claudicanti a suon di spauracchi di quarantene e chiusure; il tutto naturalmente a caro prezzo. Tentennanti aperture dei confini statali, quasi come se si cercasse di scrutare nello spioncino della porta la definitiva fine del mondo; gestori di strutture intenti con il metro a separare anche i granelli di polvere, in una versione decisamente imbruttita di Charlot tra gli ingranaggi industriali; remote e strane leggende su una creatura nota come bonus vacanze, la cui cattura è ancora oggi oggetto di racconti; impossibili prenotazioni online di un misero fazzoletto di spiaggia, spesso concluse in schiere di turisti allontanati, che sognavano solo un bagno al mare. Il tutto coronato naturalmente da quintali di sudore celati dietro alle immancabili mascherine. E questo è tanto per far riaffiorare qualche ricordo, non così lontano: ad attendere infatti le desideratissime vacanze di milioni di turisti, dopo la fine (almeno per il momento) di obblighi, restrizioni e rinunce, sono arrivati i caos negli aeroporti di tutta Europa. 

 
 
 
 
 
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La voglia di normalità non ha di certo potuto sopperire al disastro economico e lavorativo che la pandemia ha lasciato dietro di sé; tanto meno il desiderio di partire per spensierate vacanze ha potuto essere moneta di scambio sufficiente per migliaia di impiegati delle compagnie aeree. Le difficoltà continuano a rincorrersi e a sommarsi una sull’altra e la situazione attuale è quindi la seguente: i numeri dei viaggiatori sono tornati quelli pre Covid, ma lo stesso non si può dire per quelli del personale di bordo e di terra. La quantità di operatori dimessi o licenziati a fronte del drastico calo di partenze ha condotto oggi le compagnie aeree a dover garantire comunque le infinite prenotazioni dei viaggiatori, in netto svantaggio. E, come volevasi dimostrare, con precarie condizioni lavorative. 

Il silenzio dei lavoratori non ha tardato a rompersi ovviamente. 

Retribuzioni inferiori ai minimi previsti dal contratto nazionale, condizioni operative insostenibili, mancato adeguamento dei trattamenti salariali ai contratti di riferimento e pratiche anti-sindacali”, come hanno denunciato le associazioni dei sindacati, sono state le significative proteste che hanno accompagnato questa prima metà di estate 2022. Estate che quindi si è colorata di nero, tra ritardi, anche insostenibili, cancellazioni, spesso improvvise e numerosi disagi associati, come code interminabili, imbarchi negati e bagagli smarriti.

 
 
 
 
 
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Secondo le stime elaborate da Mabrian Techonologies, a detenere il record di peggior compagnia aerea in Europa, svetta la Turkish Airlines, con 4408 tratte cancellate, seguita a ruota dalla British Airways (3600), EasyJet (2045), Lufthansa (1888) e infine Wizz Air (1256). La classifica è stata effettuata considerando i voli previsti per le prime due settimane di luglio e quelli effettivamente svolti. Nonostante la già evidente tragicità della situazione, sono numeri in continuo peggioramento: solo la Lufthansa avrebbe già cancellato più di 2000 voli in programma per agosto, soprattutto per quanto riguarda gli scali interni di Monaco e Francoforte (spesso un passaggio obbligato per molti passeggeri in partenza per le vacanze). La lista naturalmente non finisce qui, anche se con percentuali nettamente più basse: Ryanair, Malta Air, Vueling, Volotea e Air Europa sono alcuni nomi che completano il quadretto e che hanno preso comunque parte ai vari scioperi che hanno già segnato la prima parte dell’estate. Dai dati alla realtà. Gli aeroporti sono un concentrato di code, ritardi, reclami e disagi: a Londra-Heathrow, il numero elevatissimo di passeggeri in attesa di imbarcarsi ha condotto le autorità aeroportuali a imporre l’obbligo di non vendere più biglietti, così come ad Amsterdam-Schipol a consigliare caldamente l’arrivo in aeroporto fino a quattro ore prima della partenza. 

 
 
 
 
 
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Se vogliamo tirare un parziale respiro di sollievo, l’Italia è sicuramente la vincitrice per i minor disagi arrecati negli aeroporti, complice sicuramente la solida azione di sindacati e CODACONS. Secondo quanto riportato da Pierluigi di Palma, presidente dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), l’Italia starebbe più che altro subendo le conseguenze del caos aereo europeo e “la cassa integrazione e 800 milioni di aiuti hanno consentito di mantenere congelati i posti di lavoro negli aeroporti”. 

Infatti dopo le giornate dell’8 e del 25 giugno, lo scorso 17 luglio è stata un’altra giornata di fuoco, in cui centinaia di lavoratori, tra controllori di volo ENAV, piloti e assistenti, hanno incrociato le braccia; tuttavia l’entità dello sciopero è stata relativamente contenuta, interessando solo quattro ore a fronte delle 24 inizialmente previste. Secondo inoltre l’Agenzia Hopper, nella Top 10 degli aeroporti più “virtuosi” d’Europa, occupa il primo posto l’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, con solo il 3% di voli in ritardo e l’1% di voli cancellati. 

 
 
 
 
 
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Nello specifico tuttavia, le criticità sono legate alle compagnie estere low cost, che quindi sono svincolate dall’autorità dell’ENAC. E i famosi diritti a cui rifarsi nel caso di disagi sulla propria tratta non sono sempre così chiari come sembra. 

In caso di ritardi o cancellazioni, le compagnie aeree sono tenute a rispettare determinate condizioni e i passeggeri sarebbero di fatto sempre tutelati economicamente; ad esempio, in caso di cancellazione senza una comunicazione tempestiva, cioè entro due settimane prima della partenza, il vettore ha l’obbligo ad un risarcimento compreso tra i 250 e i 600€, in relazione anche ai km percorsi. A ciò, come ricordato dall’Unione Nazionale Consumatori, si aggiunge anche la possibilità di un re-imbarco sul primo volo disponibile e un indennizzo in caso di pasti e pernottamenti in hotel extra. 

 
 
 
 
 
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Nella realtà, le procedure non sono così rosee ovviamente: di fronte alle miriade di ritardi e cancellazioni, è stato stimato dal Sole24Ore che le società rischiano fino a 2 miliardi di risarcimenti, che naturalmente con tutta probabilità non potranno che essere incassati dai passeggeri in tempi alquanto lunghi. E se in gioco c’è da considerare che i pernottamenti nelle strutture non costituiscono obbligo di risarcimento nella maggior parte dei casi, questo conduce inevitabilmente a ulteriori spese improvvise e salate; senza contare che molti vettori non garantiscono il re-imbarco immediato, né tanto meno un’adeguata assistenza al cliente.

 
 
 
 
 
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Insomma, l’amatissimo biglietto low cost spesso e volentieri cela dietro l’angolo call center dal costo al minuto paragonabile ad un’altra prenotazione, oppure bot automatici online che liquidano centinaia di problematiche diverse con la stessa risposta farcita di scuse. E al povero turista non può che rimanere in bocca solamente l’amaro sapore di aver almeno sognato bianche spiagge e cocktail con l’ombrellino, ché almeno quelli, per ora, restano gratuiti.