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Più che palinsesti, paleolitici

Presentati i nuovi palinsesti di Rai e Mediaset all’insegna dell’usato sicuro e della pochezza culturale. D'altronde se tutte le testate nazionali dedicano paginate alle volgarità presenti in “Temptation Island”, vuol dire che è finito il tempo dei salotti letterari

Di

Cristiano De Andrè: “Anni di retromarcia culturale. Capisco perché uno come De Gregori non abbia voglia di scrivere più”. E si capisce perché tanti autori televisivi abbiano smesso di confrontarsi con dirigenti imbarazzanti che al massimo usano il mantra “dell’Alto e il Basso”, scimmiottando Umberto Eco, senza nemmeno saper leggere una scaletta (i tempi sono tutto in televisione).

In Rai nulla di nuovo rispetto all’anno passato si certo, mancherà Fiorello ma si sapeva, il programma era ormai bollito quindi inutile cercare polemiche. Sale sul podio Stefano De Martino che in effetti è il più promettente della nuova generazione. Conti eredita San Remo, usato sicuro e speriamo che chiuda ad orari decenti. Zia Mara si immola sull’altare di Domenica In per l’ennesimo e stucchevole sacrificio. Tutti confermati sia nell’informazione che nello spettacolo, con un paio di new entry. Massimo Giletti esibirà il suo ego al seguito di un ritrovato Roberto Saviano. Teo Mammuccari esibirà la sua volgarità con un titolo che è tutto un programma “Lo Spaesato” (leggi scappato di casa). Torna Luca Barbareschi con un remake del “Gioco delle coppie”. Più usato di così! Unica rimossa Serena Bortone, la più scarsa fra i vari conduttori di Talk, che andrà a sfoggiare “la sua immensa cultura” in Radio. “Io sono di un’altra categoria”…E tutti risero! 

Ah già è tornato Piero Chiambretti in Rai, ma non se ne è accorto nessuno.

 
 
 
 
 
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La tanto sbandierata rivoluzione culturale è difficile farla nelle Reti che, se ormai prive d’identità, devono mantenere standard determinati dal mercato pubblicitario; per giunta se si hanno dirigenti e volti di scarso livello diventa impossibile. Ci si deve limitare alla presa di potere nei vari TG e non è poco.

In Mediaset è in atto una vera rivoluzione politica. Pier Silvio Berlusconi, con l’avvallo della sorella Marina, ha deciso di metter fine alla grancassa propagandistica verso Salvini e Meloni: “Non siamo un giornale, siamo un’edicola”. Ampio spazio al pluralismo, già inaugurato l’anno passato con l’arrivo di Bianca Berlinguer e campo ristretto per Mauro Crippa, direttore generale dell’informazione Mediaset e regista occulto della propaganda di cui sopra.

 
 
 
 
 
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Per il resto nulla di nuovo se non il tentativo difficilissimo di portare alla ribalta della prima serata Silvia Toffanin sotto la tutela di Maria De Filippi, un’operazione che ricorda quella tentata e riuscita con Sveva Sagramola ed Enza Sampò, ai tempi di “Caro Diario” e “Mixer Giovani”. 

A proposito di usato sicuro, viene annunciato il ritorno de I Cesaroni e qui casca l’asino: siamo sicuri che sia poi così sicuro?

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios