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Il prof di inglese è virtuale? Sembra la stessa cosa, ma non lo è

Grazie all’intelligenza artificiale si moltiplicano le app che consentono lo studio delle lingue senza insegnanti in carne e ossa. I vantaggi e i limiti

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Sembra la stessa cosa, ma non lo è. L’irruzione dell’intelligenza artificiale nella nostra vita sta cambiando radicalmente le modalità di studio delle lingue straniere. Basta fare una piccola ricerca su Google per rendersi conto di quanto sia vasto il panorama di app che consentono di approfondire la conoscenza di un’altra lingua nelle più disparate modalità.

Si va dalla traduzione simultanea, alla correzione automatica dei testi, fino al colloquio con un insegnante virtuale che permette di migliorare le proprie abilità in qualsiasi luogo in cui ci si trovi e a qualsiasi ora del giorno e della notte. Con un abbattimento dei costi straordinario. Se si considera che un corso di 10 lezioni di un’ora con un insegnante madrelingua varia da 200 a 400 euro mentre un anno di iscrizione a un’app come Loora non supera i 120 euro, è facile capire perché lo sviluppo di queste applicazioni sia destinato a moltiplicarsi in tempi brevissimi.

Secondo uno studio della società americana Meticolous Research il mercato dell’apprendimento linguistico raggiungerà entro il 2027 il valore di 21,2 miliardi di dollari. Una cifra che dà l’idea di quanto sia grande il business legato al settore. Non a caso i colossi dell’informatica, primi fra tutti Google, Apple e Microsoft, si sono buttati a capofitto investendo massicciamente nella ricerca e nello sviluppo.

Ma come funzionano queste app a cui si rivolgono gli studenti di tutto il mondo? L’approccio iniziale prevede un test per definire il grado di conoscenza dell’utente. Attraverso una serie di domande, l’algoritmo rileva le abilità e impronta istantaneamente un corso di lingua cucito su misura. Tenuto da un docente virtuale. Google, ad esempio, ha messo in campo un modello battezzato LaMDA che si basa su un algoritmo finalizzato alla comprensione del linguaggio naturale. Il LaMDA può rispondere alle domande che gli vengono sottoposte e utilizzare addirittura l’ironia.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Duolingo (@duolingo)

L’app che conta il maggior numero di studenti, 32 milioni nel mondo, si chiama Duolingo. Offre una piattaforma che permette di simulare una conversazione umana ed è, nella versione di base, completamente gratuita. Al primo impatto si presenta in modo semplice e intuitivo, fornisce una serie di stimoli agli studenti con tanto di premi virtuali in base ai risultati che via via si raggiungono. Il passaggio alla versione a pagamento costa 89,99 euro per 12 mesi e, oltre alla fase di apprendimento gratuita, offre il ripasso delle competenze, la correzione degli errori, l’accesso alle sfide con altri studenti ed esclude gli annunci pubblicitari.

A prescindere comunque dai vari modelli sviluppati dai giganti hi tech, l’utente si trova ad avere a che fare con soggetti virtuali dalle sembianze umane che lo guidano passo passo nell’apprendimento della lingua parlata e scritta, grammatica compresa. Un salto di qualità inimmaginabile fino a pochi anni fa.

A questo punto è facile chiedersi se il mercato degli insegnanti in carne e ossa sia messo a serio rischio, viste la facilità di fruizione e i costi enormemente inferiori su cui può fare conto l’intelligenza artificiale. Su questo lato, però, gli esperti sono sostanzialmente concordi. Lo testimoniano i resoconti della giornata europea della lingua, celebrata il 26 settembre dello scorso anno.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Sandro Marenco (@sandrino.marenco)

Le conclusioni a cui sono giunti i maitre a penser dell’informatica continentale sottolineano come l’AI non colga facilmente le ambiguità del lessico, le sfumature esistenti tra le diverse lingue, i messaggi nascosti, la comunicazione non verbale. Dunque, lo studio basato sugli algoritmi fornirà certamente un valido supporto a chi vuole imparare una nuova lingua, ma non sarà in grado nel prossimo futuro di sostituire l’apprendimento curato dagli insegnanti nella vita reale.

Sembra la stessa cosa, ma non lo è.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios