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Esame di maturità, inizio o fine dell’incubo?

Mercoledì 19 giugno tornano i temuti esami di maturità. Un “passaggio di stato” per tutti, che alcuni ancora sognano di notte ed altri rimpiangono come fine dell’età spensierata

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La fine delle scuole superiori, liceo, istituto tecnico o altro percorso tra i banchi, rappresenta un passaggio epocale dopo il quale non si dovrà più rendere conto a professori e presidi, alzarsi presto la mattina e preparare zaini enormi. Dopo il giorno X si inizierà a fare sul serio, incamminandosi sulla stretta strada dell’impegno lavorativo e su quella, diciamo meno accidentata, del percorso accademico universitario.

L’esame di maturità è per molti che lo hanno superato in tempi più o meno remoti un ricordo agrodolce fatto di tensione, attesa, tensione e poi giorni di festa per celebrare la liberazione dalla scuola. Per chi invece deve ancora passarci quel giorno appare come una tappa in salita del Giro d’Italia, un momento di pressione enorme che toglie il sonno e concentra su di sé ogni energia e attenzione possibili.

Per la grande maggioranza degli studenti di tutto ciò resterà un ricordo, più o meno vivido, la cui intensità dipenderà anche dallo spirito con cui quegli anni sono stati affrontati. I ragazzi che hanno dedicato al percorso scolastico una quantità non eccessiva di energie e di neuroni si lasceranno tranquillamente alle spalle quelle tre mattinate, intervallate con ogni probabilità da bagordi ed eccessi. Quanti invece hanno sempre considerato prioritario ottenere un buon risultato, un voto brillante e rotondo, a due zeri, come suggello del ciclo della secondaria di secondo grado (una specie di equazione, in effetti), manterranno per anni nella mente ogni minuto di quelle prove, attese e temute.

Soprattutto chi appartiene alla prima categoria rischia di rovinarsi le nottate post esame, non tutte magari, con incubi ricorrenti e feroci che partono dall’arrivo di una raccomandata, nella quale l’ex studente viene invitato a ripetere l’esame di maturità a causa di un difetto burocratico riscontrato a distanza di anni. Un brutto sogno che nascerebbe da sentimenti di nostalgia e insicurezza, potenziati da una situazione di stress e di difficoltà contingente.

Un incubo che sarebbe talmente realistico e angosciante da aver anche ispirato il regista Paolo Genovese, ormai 13 anni fa, per il suo film Immaturi. Anche se ai tempi probabilmente non esisteva l’attuale algoritmo per il calcolo del voto finale (compreso tra 60 e 100) articolato in: crediti scolastici + punteggio prima prova + punteggio seconda prova + punteggio colloquio + bonus maturità.

 
 
 
 
 
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Appartengono decisamente all’altra categoria, quella degli studenti evidentemente più dediti al loro ruolo, le oltre 200 persone che a Firenze hanno deciso di partecipare alla Rimaturità, un evento che il liceo classico Galileo ha organizzato per far rivivere l’emozione della versione di latino, l’ansia dell’attesa, la soddisfazione della consegna degli elaborati (che possiamo immaginare perfetti e senza sbavature o cancellature).

Ex studenti di ogni età, da quelli del periodo pandemico a quelli del secondo dopoguerra, si sono ritrovati sui banchi per celebrare, anzi ri-celebrare il rito di passaggio, affetti evidentemente da una certa nostalgia per quei banchi, quelle aule e per l’odore del gesso, ormai probabilmente definitivamente soppiantato dalle lim.

Ai “ragazzi” che si sono ritrovati a percorre quei corridoi spetterà anche una medaglia commemorativa mentre la scuola potrà a buon titolo vantare la capacità di creare solidi legami con studenti presenti e passati.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios