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È uscito “Diversamente Triste”: intervista a Shade

L’artista gentile che fa della sua semplicità l’arma più potente

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Ieri in Sony, tra dischi d’oro e multi dischi di platino mi sono detta: “Cavolo, se fossi nata con una bella voce!”, e invece no. Ma in uno dei templi italiani della musica non si può non pensarlo e al suo interno qualsiasi sogno è consentito

Tornata nella mia veste di giornalista, mi sono recata al piano superiore, dove si sarebbe tenuta la presentazione in anteprima di “Diversamente Triste” il nuovo album di Shade. Avevo già avuto modo di intervistare il cantante qualche anno fa e avevo un ricordo di una persona estremamente alla mano. 

 
 
 
 
 
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Bando alle ciance entriamo in sala e Shade ci accoglie con un “Come va? Presa la pioggia? Io mi sono rifugiato per qualche minuto in Gae Aulenti!”, mi ricordavo bene

Prendo un posto in prima fila per la presentazione, voglio ascoltare con attenzione e prendere appunti. “Diversamente Triste” è un album che rappresenta a trecentosessanta gradi la personalità dell’artista. Sarebbe troppo facile pensare a Shade e relegarlo in un unico ritornello “bene ma non benissimo” o pensarlo come un artista da baby club di un villaggio turistico italiano. Le cose belle sono, come sempre, per chi ha la sensibilità e l’intelligenza di andare oltre. 

Vito, è questo il vero nome del cantante, a trentacinque anni ha sentito l’esigenza di maturare artisticamente e di realizzare un album che potesse contenere tutte le sue sfaccettare. C’è “il pezzo ignorante” come lo definisce lui e il pezzo più profondo, come “Tutto quello che ho”.

 
 
 
 
 
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Sono passati ben cinque anni dal suo ultimo album e nonostante per la velocità dei tempi moderni possa sembrare una follia, per Shade sarebbe stato folle fare altrimenti. Durante la conferenza un’altra giornalista lo provoca chiedendo se è perché ha un altro lavoro, quello di doppiatore, che può permettersi di lavorare con tempistiche così diluite. La risposta del cantante è semplice, pulita e quantomeno veritiera: “Per realizzare un album bisogna vivere le emozioni. La musica è racconto delle stesse. Come si possono vivere emozioni, fare esperienze di cui scrivere in pochi mesi?”

Quando abbiamo realizzato l’intervista video ho avuto davanti una persona semplice e con voglia di raccontare. Mi ha detto che si considera un bravo ragazzo, ma che non sempre è facile essere una persona buona in un mondo cattivo, che contattare gli artisti per fare i featuring è difficile perché sono tutti molto impegnati e che avrebbe preferito mangiare l’ottimo buffet servito da Sony invece che la sua schiscetta salutare.

 
 
 
 
 
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Una chiacchierata ironica e informale con il cantante che ama gli ossimori e che sa anche cosa sono; che con un tono di voce ironico e giocoso veicola messaggi profondi e raffinati con riferimenti culturali e artistici dei più disparati. 

Bravo Shade.

 

 

Foto Acrimònia Magazine