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Due chiacchiere con Giulia Lamarca: non ho avuto paura di rinascere

Questa intervista è parte della serie (NON) HO PAURA

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La sua vita è cambiata poco più di 10 anni fa. Dopo un brutto incidente stradale, Giulia Lamarca non ha più potuto camminare. Facendo del coraggio la sua medicina, Giulia ha cominciato a vedere la vita da una nuova dimensione. 

Senza paura non avremmo bisogno di farci coraggio, e senza coraggio non supereremmo le paure che ci limitano. Sono insomma due facce della stessa medaglia. Inizierei quindi chiedendoti di raccontarci un momento in cui hai avuto paura, e in che forma hai trovato il coraggio per superarlo.

Ho avuto paura il giorno in cui mi sono svegliata e non sentivo più le gambe, il coraggio l’ho trovato perché avevo capito che o ritornavo a vivere o rinunciavo a tutto: le strade erano queste due, nessuna via di mezzo.

La scelta è stata facile, volevo vivere.

Viaggiando hai trovato la libertà e la felicità che un brutto incidente nel 2011 ti aveva portato via. In che modo vedere posti lontani ti ha aiutato a rinascere?

Mi ha aiutato per capire che non tutto il mondo è uguale, qui potresti essere guardata male e da un’altra parte no. Ci sono paesi dove il giudizio degli altri è molto meno forte che in Italia. Inoltre, avevo bisogno di ricostruirmi e allontanarmi dal ricordo che tutti avevano di me: mi ha aiutato a ricostruire una mia immagine.

 
 
 
 
 
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Tu e Andrea avete iniziato a scalare migliaia di gradini nelle vostre prime mete e, come hai ammesso tu stessa, è stata anche una sfida per dimostrare di poterlo fare nonostante sembrasse impossibile. Quali sono le sfide apparentemente impossibili di oggi per Giulia Lamarca?

Ad oggi la sfida più grande rimane la moda: credo che sia uno dei settori più chiusi riguardo la disabilità, assieme al mondo dei viaggi. Alle volte mi sento sconfitta, ma mai dire mai.

Uno dei tuoi post recenti che mi ha emozionato di più è l’augurio a tuo marito per il vostro settimo anniversario. Hai condiviso la conversazione in cui ti ha convinta a rispettare la sua decisione di voler passare una vita al tuo fianco. Nella tua storia, quanto è stato importante l’amore per superare la paura di rinascere?

Tantissimo. Dico spesso sui social che lui mi ha scelto e non devo ringraziarlo per questo, ma solo perché voglio far capire alle persone che scegliere una persona con disabilità può essere normale. Ma credo che l'amore così sia raro, e sia raro riuscire a vivere con una persona una rinascita.

Lui mi è stato affianco in questo, mi ha visto rinascere e mi ha lasciato il tempo e il modo per farlo. 

Parliamo della tua bellissima Sophie, a cui hai già fatto vedere il mondo. Hai scritto più volte di volerla libera. Libera da cosa, esattamente?

Intendo che voglio aprirle tutte le porte possibili per poi lasciarla scegliere: per me libertà vuol dire scegliere e conoscere. Averle dato la possibilità di sperimentare cose diverse vuol dire aver aperto i suoi orizzonti. 

 
 
 
 
 
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Come avete superato gli ostacoli pratici e mentali di portare una neonata in giro per il mondo?

Affrontandoli; il pensiero è sempre più forte dell'azione. Però se inizi le cose vengono da sé: abbiamo preso le nostre paure, le abbiamo razionalizzate e poi abbiamo detto “proviamoci”.

Se un giorno Sophie verrà da te dicendo di avere paura, quale sarà il tuo consiglio per la tua bambina?

Che è normale ed è giusto, ma che non deve farsi immobilizzare dalla paura: deve usarla come motore e motivazione.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios