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Dove c’è musica c’è vita: intervista a Chicco Giuliani di Radio Deejay

Nato a Bologna, sorriso sornione, occhi curiosi e parlata sicura dal tono rassicurante, Chicco Giuliani è dj, giornalista e una delle voci di Radio Deejay.

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La musica accompagna l’uomo dall’alba dei tempi e da sempre è definita un linguaggio universale. La musica è innovazione, adesione o ribellione alle mode, inno di differenti culture, forza, disperazione e passione. La musica può essere urlata o sussurrata, ma come la fai e come la canti racchiude un segreto, un messaggio spesso personale che diventa universale. 

La musica aiuta a superare momenti difficili, suggella attimi unici, eccita e calma, in altre parole è un ottimo alleato per ogni situazione della vita. Ma soprattutto fare musica è un'arte talmente seducente che affascina sia chi la produce quanto chi la ascolta e visto che alle soglie di Sanremo non si fa altro che parlare di musica, noi lo abbiamo fatto con un personaggio d’eccezione.

Nato a Bologna, sorriso sornione, occhi curiosi e parlata sicura dal tono rassicurante, Chicco Giuliani è dj, giornalista e una delle voci di Radio Deejay.

 
 
 
 
 
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Esordisce in radio all’ età di 17 anni a Bologna una città che negli anni ’90 aveva ancora una scena radiofonica florida, una Bologna che dagli anni ’70 era la città della musica dove tutti avevano il pallino di fare radio e quando gli chiediamo di ricordare quegli anni lui risponde: Per me era pura magia. Immaginatevi un ragazzo di 16/17 anni, col sogno della radio che, pian piano, si avvicina a questo mondo a lungo desiderato”. 

Ma non definitelo un nostalgico, Francesco, per tutti Chicco, è soddisfatto di come le radio si siano evolute e siano diventate delle vere e proprio aziende che fatturano milioni di euro, rispetto a prima dove tutti si improvvisavano “editori”.

“Credo che nella radio ci vogliano professionisti in ogni ruolo e in tutta la filiera. E questo vale, o meglio dovrebbe valere, anche per chi si avvicina a questo mondo da conduttore/intrattenitore/speaker: ci vuole rispetto del mezzo, la radio non va mai fatta con la mano sinistra, anche e soprattutto se provieni da altri mondi.”

Com’è cambiata la musica in generale dal tuo esordio ad oggi ? Ora si seguono delle logiche del mercato, e prima ? 

Di musica ce n’è sempre stata tanta in giro, buona e meno buona, schifezze comprese. Bisogna solo saperla scegliere bene, che la si scelga per il proprio ascolto personale o che lo si faccia per la programmazione di una radio. 

Anche le logiche di mercato del momento sono sempre state ben presenti in chi produce e in chi produceva musica, oggi come allora. Non è cambiato molto. L’unica differenza tra il passato e quello che vediamo/ascoltiamo oggi è la grande democrazia del web: la tecnologia ha livellato tutto verso il basso, e questo purtroppo vale per quasi tutti i campi dell’arte. Il momento storico che stiamo attraversando non è dei migliori per chi vuole fare l’artista. Ma c’è chi resiste… la qualità va cercata, perché c’è. Anche nella musica.

L’attenzione alle nuove piattaforme è obbligatoria e chi fa musica non può permettersi di sottrarsi a determinate dinamiche tu cosa ne pensi?  

TikTok, Instagram e compagnia bella sono platee che fanno gola e possono realmente cambiare la storia di un pezzo. Con la conseguenza però che l’ascolto degli stessi è diventato velocissimo e distratto: pochi secondi bastano per rapirci o per farci scrollare lo schermo del telefono. Se pensiamo alla fruizione social, la “viralità” di un pezzo spesso prescinde dai crismi con i quali lo si produce. Proprio per questo la discriminante della casualità e della botta di fortuna giocano un ruolo fondamentale nel successo di una canzone. Questo aspetto è sempre esistito, ma oggi di più, grazie al web e ai social. Ci vuole orecchio ma soprattutto c**o!

In altre parole si spinge meno sull’acceleratore o si rischia con il freno a mano tirato?

Una volta che si azzecca una hit, si ripete all’infinito la stessa struttura/stesura del pezzo. Curioso come le forme d’onda di tante tracce di successo siano praticamente sempre le stesse: questo significa che si tende a lavorare su cliché, passatemi il termine. 

Ci sono sempre meno idee e si ricorre sempre di più ai campionamenti delle tracce del passato, semplici citazioni e/o cover comprese. Mi riferisco soprattutto alla musica elettronica e alle produzioni dance/pop, anche se a pensarci bene anche altri generi non ne sono proprio immuni. Si preferisce per lo più attingere dal passato per non rischiare. 

Però, come al solito, esistono le eccezioni che confermano la regola: qualcuno che rischia ogni tanto salta fuori, e andrebbe premiato per questo. Un’atmosfera già sentita o un sample, se ben valorizzati, possono impreziosire una canzone, ma l’uso degli stessi deve essere intelligente e non banale. Io adoro le citazioni e i campionamenti! Ma la loro efficacia dipende sempre da come vengono utilizzati.

Tutto chiaro Chicco ma chi vincerà Sanremo ?

Il migliore”! Vale come risposta? (Ride, ndr). 

 
 
 
 
 
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Te la passiamo Chicco, anche perché chi vince verrà ospite in Radio e meglio non sbilanciarsi ma aspettare di goderci i giorni sanremesi con entusiasmo e ottimismo, d'altronde dove c’è musica c’è vita. 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios

Foto di Gabriele Galimberti per Radio Deejay