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“Con l’argilla bisogna farci l’amore”: intervista a Ilaria Loriga

Sagoma Ceramiche è un angolo di creatività nel cuore della Capitale, in cui contatto intimo con la materia e libera assenza di schemi sono necessari per fare l’argilla

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Nella grande città tutto corre, tutto è inserito in Calendar, tutto spacca il secondo. Ci sono angoli di pace, lontani dalle scrivanie e dalle attrazioni turistiche, in cui l’imperativo è rallentare. In rione Prati, a Roma, Sagoma Ceramiche è una di queste oasi; ne abbiamo parlato con  Ilaria Loriga, sua ideatrice.

Sagoma Ceramiche ha letteralmente preso forma da un mese! Com’è nato il progetto?

Esatto, anche se in realtà è nato da un altro progetto, qualche anno fa: Laboratorio Terre. Questo aveva una forma troppo istituzionalizzata; cercavo qualcosa con un carattere più personale ma che non contenesse il mio nome. Siccome il mio ragazzo è più bravo di me con i nomi, durante un viaggio è uscito Sagoma: nei giorni seguenti, più ripetevo questa parola e più la facevo mia. Oggi gran parte della giornata la vivo nel mio laboratorio.

Come hai imparato a lavorare l’argilla?

Ho sempre avuto una forte vena artistica, ma è stato in quarantena che sono venuta in contatto con l’argilla: compravo il DAS su Amazon e modellavo nella mia cameretta, di notte. Ho imparato molto guardando video su Youtube e leggendo tantissimi libri: un po’ mi manca creare di getto, come in quel periodo. Avevo bisogno di sfogarmi, di riconnettermi con la mia isola, la Sardegna, e con Ilaria.

 
 
 
 
 
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Come mai hai lasciato l’isola per la Capitale?

Prima sono stata a Milano, dopo a Roma sono arrivata per fare l’attrice. Ho capito i meccanismi di quel mondo: non l’ho abbandonato del tutto ma ho corretto un po’ la rotta.

Come si vive la dimensione laboratoriale in una città come Roma, che sembra non fermarsi mai?

Bisogna trovare la propria dimensione: è una città che ti mangia. Il bello di questa città è che quando cammino, alzo gli occhi e posso studiare sempre qualcosa: sono molti gli spunti.

Ci sono altre fonti da cui trai ispirazione per le tue creazioni?

La Sardegna è una fonte d’ispirazione continua: da buona isolana, il rapporto con la mia terra è fortissimo e importante. E poi mia madre, che non c’è più: la prima esposizione l’ho fatta poco prima che se ne andasse; mi ispira molto in ciò che faccio.

Raccontami della tua prima creazione.

Un disastro! Alcune le rivedevo proprio qualche giorno fa e ho visto i miglioramenti nella tecnica. Sono creazioni di un periodo della mia vita particolare, che non ho mai cotto. Ho deciso di romperle: come dico spesso durante i corsi, “non affezionatevi agli oggetti che create, si possono rompere”.

 
 
 
 
 
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Parliamo dei corsi: come si svolgono?

In questo mese ho incontrato tantissimi ragazzi e ragazze, tra i 18 e 36 anni: c’è il desiderio di voler creare qualcosa, di vedere un oggetto prendere forma. Non usano il telefono, chiacchierano tra loro, si divertono. Tendenzialmente sono tutti principianti, che lascio liberi di creare qualsiasi oggetto a una condizione: che siano leggeri e gentili con la materia. A loro dico sempre: “con l’argilla bisogna farci l’amore, non maltrattarla”.

Le persone riescono a lasciarsi andare, creando in divenire, o vogliono realizzare l’oggetto perfetto?

Bisogna basarsi sì su un’immagine, ma poi è necessario renderla propria. In linea di massima comprendono il mio approccio: fare l’argilla è qualcosa che mi viene da dentro, è terapeutico per me e lo diventa anche per loro.

L’oggetto che non hai ancora creato?

Ho un progetto ispirato all’antico, a oggetti ancora una volta che arrivano dalla mia terra. Da un po’ mi torna in mente l’idea della classica sedia della nonna, quella in legno con la seduta intrecciata di paglia. Poi un portacenere lungo, longilineo ed elegante, un po’ chic… ho tante idee per la testa!

Come immagini Sagoma tra un anno?

Due strade, apparentemente inconciliabili: un posto gigante con tanti dipendenti da un lato; un laboratorio piccolo, una dimensione cameretta delle origini dall’altro. Se devo guardare tanto avanti invece, mi piacerebbe tornare nella campagna sarda: non vorrei più comprare l’argilla ma cercarla sulle sponde dei fiumi.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios