search burger
search ×

Brevi riflessioni sugli attuali venti di guerra

Il territorio ucraino, da secoli campo di conflitti e scontri.

Di

Iniziamo col dire che ci si astiene dal fare previsioni perché, notoriamente, porta male.

Quello che salta agli occhi nelle dichiarazioni delle ultime settimane è il pressappochismo nonché l’ignoranza di certi supposti protagonisti; Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti dichiara: “Sono più di settanta anni che in Europa non c’è una guerra”; dimenticando due cose: che un eventuale conflitto Ucraina-Russia si terrebbe fuori dai confini Europei e che, purtroppo, dal 1991 al 2001 nel cuore dell’Europa si è svolta la guerra nei Balcani. E ancora, il nostro Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, a proposito di eventuali sanzioni verso la Russia, in caso di conflitto, dichiara: “Di sicuro attueremo sanzioni sostenibili”.  Un meraviglioso ossimoro!

Non meno stupore destano le parole di Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti, che da settimane continua ad annunciare ipotetici giorni in cui scoppierà la guerra: “Mercoledi prossimo…Lunedi prossimo…” e cosi via, stando alle “informative sicure” dei suoi Servizi di Sicurezza; dando al Presidente Putin gioco facile per percularlo.

Basta avere memoria della gestione del ritiro dall’Afghanistan, per capire che l’attuale amministrazione americana non brilla in politica estera, non di meno è palesemente contraddittorio, a livello diplomatico, mandare penultimatum come: “Si a un summit a patto che Putin non invada”. (a proposito, per tutti quei giornalisti che “si intendono” di geopolitica, si pronuncia sammit).

Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, vero esperto di geopolitica, rilascia a Letizia Tortello, “La Stampa”, questa riflessione: “Putin non ha fatto scoppiare la guerra e ha portato a casa tre risultati in un colpo solo. Ha raggiunto l'obiettivo di tornare ad essere considerato un interlocutore con cui gli Usa devono trattare, e ha rimesso in pista un negoziato russo-americano per gli assetti strategici globali e l'architettura della sicurezza in Europa. Destabilizzando l'Ucraina si è garantito che questa non entrerà nella Nato. Ha riaffermato il principio che la Russia è una grande potenza: con un sostanziale colpo di Stato in Kazakhstan, riportandolo sotto il suo controllo, ed espandendo la sua influenza in Africa, ha riaperto tutte le partite della sicurezza globale” Diciamo, sempre per scaramanzia, che al momento è così!

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Limesonline (@limesonline)

Il territorio Ucraino è fin dai tempi della preistoria, 32.000 a.c., campo di conflitti e scontri perpetrati nei secoli. Da Cimmeri e Sciti, dall’Impero Ottomano all’invasione Mongola, dall’annessione all’U.R.S.S. all’occupazione delle forze dell'Asse, nell'ambito della campagna di Russia. Oltre 80.000 ucraini si arruolarono nelle Waffen-SS in funzione antibolscevica e antirussa, vedendo nel Terzo Reich come la sola forza che poteva assicurare la costituzione di uno Stato ucraino indipendente.

“Il granaio d’Europa”, come era l’Ucraina ai tempi dell’Unione Sovietica, venne spazzato via nell’aprile del 1986 con l’esplosione della centrale nucleare di Chorobyl che per molti storiografi rappresenta la prima vera crepa dell’Impero sovietico.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da la Repubblica (@larepubblica)

Oggi l’Ucraina è uno stato sovrano con tutto quel che ne consegue e la questione della Crimea, aperta nel 2014 e ancora in corso è ritenuta un’inaccettabile invasione di territorio, in violazione del trattato di Budapest, del 1994; l’Ucraina si impegnava a smaltire tutte le scorte di armi nucleari e in cambio riceveva garanzie da parte di Russia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Cina a tutela della propria sicurezza e indipendenza.

Ora non c’è che da augurarsi che quel “Memorandum” venga onorato.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Michele Negro (@michele.ngro)