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Aboliamo i parcheggi per disabili

Disabili, donne incinte, famiglie, quanti sono in Italia a disporre di parcheggi riservati? Ma poi riservati a chi? Visto che diventano sempre più il rifugio dei furbi, proviamo per una volta a essere politicamente scorretti: aboliamoli.

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Pochi giorni fa, cercando parcheggio poco fuori la ZTL di una città del centro, ci siamo resi conto che i disabili italiani hanno un numero rilevante di posti auto riservati e, soprattutto, possiedono suv in proporzione superiore alla media della popolazione. 

E allora ci siamo chiesti: ma non sarebbe ora di smetterla con questi privilegi? Poi abbiamo continuato il giro e realizzato che da quei suv, da quelle berline lucenti e costose, non salivano e non scendevano persone con disabilità o problemi motori. Si trattava invece di coppie di mezza età con relativo seguito di borse e sacchetti griffati. Invece di pagare il parcheggio o di fare qualche centinaio di metri a piedi avevano semplicemente preferito occupare uno spazio riservato. Ad altri. Immagino che nella loro mente abbiano davvero pensato: "che palle questi disabili, vogliono tutti i posti auto per loro".

E di fronte alla sfrontatezza e all’arroganza con cui persone perfettamente in salute ritengono di poter occupare impunemente gli spazi riservati a soggetti fragili o deboli, come donne incinte o famiglie con bambini piccoli, viene davvero da chiedersi perché quei posti debbano continuare ad esistere. 

Quello che doveva essere un elemento di rispetto e facilitazione per persone a mobilità ridotta o difficoltosa è diventato un elemento di sfregio per le stesse categorie, che sistematicamente trovano occupate quelle strisce, guadagnando frustrazione invece di una agevolazione alla mobilità. Di solito poi gli occupanti abusivi se la cavano con lo slogan dei 5 minuti: loro stanno sempre 5 minuti, un tempo troppo esiguo per cercare un parcheggio non riservato ad altri. E se questa mancanza di rispetto per il vivere civile viene contestata, di solito scatta la reazione fatta di  rabbia e minacce, tanto è facile fare gli splendidi con chi è ovviamente in situazione di svantaggio.

E allora sarebbe davvero il caso di porsi, di fronte all’ignavia di chi dovrebbe controllare e multare, la domanda: ma se non li sappiamo garantire, li vogliamo abolire questi posti riservati? Una questione che a volte diventa un così lampante esempio di darwinismo e sfregio sociale da far immediatamente propendere per una risposta affermativa. Come quando, ad esempio nel parcheggio di Ikea, la coppia di ventenni occupa il posto riservato alle famiglie. Non è forse chiaro il cartello oppure fare 10 metri in più rovinerebbe le sneakers? State forse andando da Ikea per 5 minuti? Oppure quando nel parcheggio del centro commerciale con annessa palestra ammiri il 40enne scarso che decide di non poter fare 50 passi e che quindi è necessario predare il posto auto riservato ai disabili per entrare a fare due ore di tapis roulant. Evidentemente non vuole camminare troppo prima di andare a camminare 100 volte tanto su un nastro di gomma.

Si tratta di una crociata contro i giovani, contro i proprietari dei suv, contro i quarantenni che vanno in palestra? Non ancora. Si tratta di capire per quale motivo antropologico risulta impossibile rispettare quel minimo di diritti aggiuntivi che si cerca di riconoscere alle categorie che la vita, il destino o la salute hanno deciso di penalizzare. Si tratta anche di capire perché non esista un sistema per multare in modo implacabile gli automobilisti prepotenti e cinici che decidono di esercitare questa forma di arrogante potere stradale. 

In Italia, secondo Istat, le persone disabili sono quasi 13 milioni. Oltre 3 milioni di loro sono in condizione di grave disabilità e circa il 50% di loro ha una età superiore a 75 anni. E dato che i fondi per i sostegni e le provvigioni sociali a loro rivolti sono sempre scarsi, forse sarebbe il caso di istituire un fondo nazionale alimentato dalle sanzioni applicate agli svelti di turno, ai furbetti del parcheggino, ai filosofi dei 5 minuti. Una innovazione positivamente punitiva che potrebbe essere agevolata dal nuovo sistema, in corso di attuazione, del Contrassegno unificato disabili europeo, che semplifica la mobilità tra Comuni diversi per le persone disabiliti e certifica la loro condizione senza dubbio burocratici. 

Con 100 euro di multa ad ogni infrazione, da ogni città d’Italia confluirebbero nel fondo migliaia di euro ogni giorno. Una lezioni di educazione oculistica per chi non sa leggere bene i cartelli dei parcheggi e un sistema di tassazione civica, mirato e punitivo, per chi li sa leggere e li ignora con protervia.

 

 

Foto di Marco Squadroni