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Michelangelo su La7, la tv di qualità

A memoria si pensa di aver già scritto, su questa testata, la differenza che corre tra il concetto di qualità per noi utenti/consumatori e di come la intende la grande industria. Quest’ultima si basa su parametri di efficienza, rapporto costi/ricavi, prospettive finanziarie, ottimizzazione del personale. Tutto questo a prescindere dal prodotto, che sia più o meno “buono”

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Mercoledì 18 settembre, su La7 in prima serata è andata in onda una Lectio Magistralis di Vittorio Sgarbi su la vita e le opere di Michelangelo. Una scelta più che benemerita per un editore che si pone l’ambizione di fare servizio pubblico.

L’evento si è svolto presso il Teatro Sociale di Sondrio determinando, quindi, la ripresa televisiva di uno spettacolo teatrale. E questo, come vedremo più avanti, ha una grande valenza in termini di “qualità” come intesa dalla grande industria.

 
 
 
 
 
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Dal punto di vista dell’utente, mediamente colto, “il prodotto” è stato affascinate, coinvolgente ed estremamente interessante; nell’affabulazione e nella divulgazione dell’Arte Rinascimentale, Vittorio Sgarbi non ha rivali. È veramente un’eccellenza italiana. Si limitasse a questo, meriterebbe il Ministero della Cultura a vita.

Lo stesso Aldo Grasso, critico televisivo del Corriere della Sera, si è visto costretto a tesserne le lodi: “le opere di Michelangelo, così vividamente richiamate dal critico, diventano i punti di partenza di un viaggio attraverso l’arte, come un circolo, senza inizio né fine, dal quale emergono in modo chiaro e netto la necessità e l’urgenza della presenza della bellezza intorno a noi.”

A Milano direbbero: “L’era mai succes!”.

Ora, il sito Dagospia da molti considerato la Bibbia dell’informazione, in un suo sommario di presentazione di un articolo definisce il programma come un flop, ovvero un insuccesso, a fronte dei dati di ascolto: 2,8 di share e 438mila spettatori. L’intento è vagamente dispregiativo, il merito è decisamente riduttivo. Lo share e il numero di spettatori non sono fattori che determinano la qualità di un programma televisivo e tanto per intenderci non lo è nemmeno il tanto rimpianto indice di gradimento. Il “mi piace o non mi piace” è un concetto del tutto soggettivo che esula da una buona regia, una bella fotografia, un team di autori capaci e fantasiosi, conduttori o attori preparati e gradevoli, per finire con un budget adeguato e non sparagnino. Eppure, e qui sta la magia, che sia televisione o cinema, pur avendo il massimo delle professionalità non si avrà mai la certezza che il prodotto sarà un successo.

 
 
 
 
 
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Tornando, come promesso, al concetto di qualità della grande industria, la ripresa teatrale di un evento costa poche migliaia di euro, al netto del compenso di Vittorio Sgarbi; la ripresa è di fatto una diretta trasmessa in differita, si paga un canone al Teatro per luci e maestranze, si noleggia un pulmino regia e non si hanno costi di montaggio salvo un paio d’ore per una ripulita. Un programma televisivo creato per lo stesso show ha bisogno di uno studio con maestranze, luci e direttore della fotografia, una scenografia con relativo scenografo, un minimo di redazione, un regista e costa qualche decina di migliaia di euro, sempre al netto di Sgarbi. Considerando che è un prodotto ever green, quindi trasmettibile mille volte nel tempo a venire, La7 può considerare, a buon ragione, di aver ottenuto uno straordinario successo aziendale.

Non c’è rosa senza spine. La Lectio è stata impostata sul nero con Sgarbi al leggio illuminato da un occhio di bue, questo per dar modo al pubblico in sala di veder bene le immagini trasmesse sullo schermo, posto alle spalle dello stesso Sgarbi. E’ notorio che il pubblico a casa reagisce con fastidio allo scuro televisivo quindi l’impatto è stato decisamente refrattario ed è costato un 0,3-0,5 % di share. Passare da 2,8 al 3,1-3,3 di share sarebbe stato un notevole successo televisivo.

Bastava aprire con il Teatro completamento illuminato e una volta inquadrato in piano americano Sgarbi al leggio, operare un lento cambio di luci fino ad arrivare al nero un attimo prima della slide proiettata sullo schermo in sala. Ma questa è la differenza che passa tra un regista e un tecnico mixer video!

 

Illustrazione di Gloria Dozio - Acrimònia Studios