search burger
search ×

Il coprifuoco nel mondo, attraverso il racconto della Gen Z

Testimonianze di una delle restrizioni più controverse

Di

L’imposizione di un coprifuoco è forse qualcosa che non avremmo mai pensato di vivere nel corso della nostra vita. Certo, c’è il coprifuoco alla Cenerentola che i genitori impongono ai figli adolescenti, quel famoso “torna a casa entro le 11” (che poi le 11 non erano mai).

Tuttavia nessuno avrebbe immaginato che a imporcelo un giorno sarebbe stato il nostro governo, e tantomeno che sarebbe stato per proteggerci da una pandemia.

Ma è andata proprio cosi. In poco tempo il coprifuoco è rientrato tra le restrizioni più utilizzate in diversi paesi durante la seconda ondata di Covid-19 a fine 2020, con lo scopo di contenere gli assembramenti sociali che l’estate aveva riportato in voga.

In Italia, dopo un lungo dibattito tra chi voleva un coprifuoco alle 18 o alle 20, e chi invece non lo voleva proprio, alla fine sono state scelte le 22. Solo adesso, a maggio 2021, l’orario è finalmente stato posticipato alle 23. L’obiettivo finale è di toglierlo del tutto il 21 giugno, in vista dell’estate.

Con questa ora in più i ristoranti possono fare doppi turni, i cinema organizzare una proiezione extra e noi vivere con più calma le nostre serate, strizzando sempre un occhio all’orologio. Bastano sessanta minuti a farci ricordare la vita di un anno fa, quando usciti da mesi di lockdown approcciavamo speranzosi una lunga estate senza orari se non quelli dell’alba e del tramonto.

Un coprifuoco non veniva imposto agli italiani dalla seconda guerra mondiale, il che rende già la misura storicamente estrema e dunque necessariamente controversa. Se mettere la mascherina è ormai un’abitudine, cenare alle 19 per poi essere a casa alle 22 è qualcosa a cui  noi italiani ancora non siamo del tutto abituati.

Avere un orario che scandisce la nostra vita è per molti inaccettabile, e così il coprifuoco è da subito finito nel mirino dell’opinione pubblica come misura impopolare e criticabile.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Acrimònia Magazine (@acrimoniamagazine)

L’Italia non è sola in questa polemica. Anzi, in molti paesi il coprifuoco non è mai stato imposto, perché ritenuto inutile o perché la popolazione non l’avrebbe accettato. Da una parte dello spettro c’è la Francia, che per tutti i mesi invernali ha avuto un couvre-feu alle 18 che solo dal 19 Maggio è slittato alle 21.

La multa per i francesi, che torneranno completamente liberi solo dopo il 30 Giugno, va dai 135 ai 750 euro. Dall’altra parte ci sono paesi individualisti, come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove l’idea di un coprifuoco è stata a malapena contemplata.

In UK il curfew è stato imposto solo ai locali in autunno 2020, quando i casi stavano aumentando esponenzialmente. L’esperimento, non privo di critiche da parte dei british, è fallito: le 22 sono diventate il nuovo orario di punta, creando assembramenti su assembramenti. “Strade piene, autobus pieni”, ricorda Grazia, che vive nella capitale inglese. 

Poi ci spiega meglio il rapporto tra inglesi e restrizioni: “La narrazione è totalmente diversa, qui non esiste la notizia del tipo ‘venti ragazzi si sono riuniti dopo le 22, il vicino li denuncia’. Ognuno è libero di fare quello che vuole, ci sono delle regole e vanno rispettate. Insomma, al contrario dell’Italia ci si affida molto al buon senso delle persone e nessuno si sente di puntare il dito (eccetto se si tratta di personalità pubbliche, in quel caso è subito shitstorm!)”.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Acrimònia Magazine (@acrimoniamagazine)

Per l’estate la situazione promette bene: con il 70% della popolazione vaccinata, il governo Johnson segue il piano di riaperture che culminerà con un ritorno alla normalità il 21 giugno.

“Boris ha detto che da adesso possiamo tornare ad abbracciarci (con cautela). Detto da un governo, per me è proprio la luce in fondo al tunnel che aspettavamo da tempo”, ci confida Grazia, che continua: “Qui non c’è obbligo di autocertificazione e neppure di mettere la mascherina all’esterno. Passeggiare e vedere i volti delle persone, un sorriso, un’espressione… può fare la differenza!”.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Acrimònia Magazine (@acrimoniamagazine)

Insomma, il peggio per il Regno Unito è ormai in the past. Dopo un lockdown assoluto da Natale alla primavera, il problema coprifuoco non si è più posto. Con l’arrivo della stagione più calda, gli inglesi sono pronti a bere birra e camminare nei parchi dalla mattina alla sera. Secondo Grazia “la cosa bella di non avere più orari è di tornare a casa anche alle 2 e mezza, cenare fuori con calma, approfittare delle giornate che si allungano senza la paura di essere contro le regole”.

Riguardo alla differenza con l’Italia sul tema coprifuoco, per Grazia possiamo ridurre tutto a una forte differenza culturale: “Il curfew è stato molto discusso in Italia e qui no forse perché culturalmente le 10 inglesi non sono le 10 siciliane. La vita viene condotta in modo diverso”.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Acrimònia Magazine (@acrimoniamagazine)

La situazione a New York è piuttosto simile. Dagli Stati Uniti, Giorgia ci racconta che “La questione coprifuoco non si è mai posta, non si sono mai rischiate sanzioni per l’uscire di casa oltre una certa ora.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Giorgia🌻 (@giorgia_sola)

Come sempre sui temi caldi in America, nella discussione sulle restrizioni l’opinione pubblica si è spaccata a metà, perché da una parte c’era chi rispettava le restrizioni e chi sosteneva che fossero una violazione della libertà individuale.

Essendo basati sull’individualismo da sempre, gli Americani semplicemente non tolleravano l’idea di isolarsi o darsi degli orari di coprifuoco per preservare la popolazione”.

Nonostante la mancanza di un curfew, anche qui l’estate promette bene: “Al momento a New York la data obiettivo è il 1 luglio per riaprire tutto: teatri, musei, ristoranti anche con servizio all’interno. Ora sono quasi tutti vaccinati, Biden già da tempo aveva dichiarato di avere come goal per tornare alla normalità il 4 luglio che è festa nazionale, e al momento sono sulla strada giusta”.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Giorgia🌻 (@giorgia_sola)

Tornando all’Europa, viene da chiedersi dove si posizionano gli altri paesi sulla questione coprifuoco, pensando proprio al ruolo che le differenze culturali possono avere nell’imposizione e accettazione o meno di questa misura.

Da Dublino, Ilaria ci racconta che “Il coprifuoco in Irlanda in realtà non è mai stato previsto, ma se devo essere sincera non mi è mai capitato di vedere molta gente in giro tardi. Forse anche per le temperature, le persone tendenzialmente se volevano trovarsi si organizzavano nelle case, quindi non penso che sarebbe servito a molto un coprifuoco in ogni caso”.

Ancora una volta dunque, le differenze culturali fanno da metro di misura per la questione coprifuoco. Anche per le altre misure anti Covid l’Irlanda si differenzia dall’Italia: “Qui le restrizioni vanno da livello 1 a 5 ma la cosa principale è che non cambiano continuamente come in Italia. Ad esempio ad ottobre hanno chiuso tutto per poter riaprire a Natale, e cosi è stato, per poi tornare ad un’allerta alta livello 5 fino a maggio. Solo adesso stanno iniziando a riaprire qualcosa in previsione dell’estate”.

La questione si fa più spinosa in paesi con forte autonomia alle regioni, come per Spagna e Germania.

Il toque de queda imposto da Madrid è stato abolito in gran parte delle regioni dal 9 Maggio, quando lo stato di emergenza in vigore da ottobre è stato revocato. Tuttavia alle 17 comunità autonome è concessa piena autonomia nella scelta di limitare l’orario di apertura e la capienza dei locali, cosi come nel ripristino del coprifuoco.

In Germania, il coprifuoco fa parte del freno di emergenza “Notbremse”. Questa legge federale speciale impone agli Stati-regione tedeschi, i 16 Länder, le stesse regole nel momento in cui si superano i 100 nuovi casi per 100.000 abitanti per una settimana.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Anna Maddalena Ghielmi (@anna_magdy_)

Solo in tali circostanze il coprifuoco, sperrstunde, va in vigore dalle 22 alle 5 del mattino. Da Stoccarda, Anna ci conferma con la sua esperienza tali misure di contenimento: “Quando sono tornata a Stoccarda, dopo essere stata per un lungo periodo in Italia, non c’era nessun coprifuoco (mentre in Italia era fisso alle 22 già da tempo).

Il motivo credo che sia principalmente dovuto al numero basso di casi. Infatti, dopo qualche settimana, i numeri sono purtroppo cresciuti esponenzialmente e per questo è scattato il coprifuoco, prima alle 21 e dopo qualche settimana posticipato alle 22. So che la prima volta che l’avevano messo era alle 20, anche se io non ero in Germania in quel periodo”.

Tuttavia, anche la Germania ha le sue eccezioni: “Nonostante ci sia il coprifuoco, è sempre permesso fare sport e passeggiare da soli fino alle 24, il che non è male, perché significa che si può sempre tornare a casa passeggiando dopo essere stati da un amico, anche dopo le 22”.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da Anna Maddalena Ghielmi (@anna_magdy_)

Ma neanche la possibilità di passeggiare o fare jogging dalle 22 alle 24 ha placato le forti polemiche da parte dei tedeschi per l’imposizione di uno sperrstunde.

Di conseguenza, il ministero della Salute si è visto costretto a riportare dati che dimostrassero l’efficacia di tale misura di contenimento su base scientifica nel sito web, sottolineando che “non si tratta di una privazione della libertà, ma di una limitazione dell’uso dello spazio pubblico durante le ore normalmente dedicate al riposo”.

Efficace o meno, limitante o forse no, il coprifuoco rimane comunque una delle restrizioni più controverse di cui abbiamo avuto esperienza in questo ultimo anno.