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DDL Zan parte seconda: fazioni in lotta e una saga infinita

I pro, i contro e la via di mezzo: riusciremo mai a vedere una luce sui diritti LGBTQIA+ in Italia?

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È finito il mese del Pride, è finita la gioia (ma c’è mai stata?): sembrava si fosse finalmente aperto uno spiraglio sull’ormai mitologico DDL Zan e invece la situazione pare ancora più ingarbugliata di prima: ne usciremo mai? Si arriverà mai a una soluzione? A questo sembra che possiamo dire: ai posteri l’ardua sentenza.

O almeno, al prossimo 13 luglio, quando la legge verrà finalmente discussa in Senato, dopo essere stata approvata la scorso 4 Novembre alla Camera e aver passato qualche mese bloccata dall’ostruzionismo di parte del Centrodestra.

Il DDL Zan in apparenza una legge basilare per un paese che si voglia definire civilizzato dal punto di vista dei diritti sta scatenando una vera e propria battaglia di fazioni, che neanche un duello nel Far West o una puntata qualunque di Game of Thrones.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da FEDEZ (@fedez)

Da un lato abbiamo osservato come il mondo della cultura e dell’intrattenimento si sia schierato a favore del DDL in un movimento mediatico assolutamente senza precedenti. E poi, la categoria più demonizzata dai media italiani: i giovani.

I giovani nei racconti dominanti sono questa misteriosa categoria allo sbando, confusa, senza idee o con molte idee sbagliate. Eppure, se avete avuto l’occasione di partecipare ai primi Pride di questo giugno post-Covid li avrete notati.

Gruppi di giovani menti che esprimono la loro partecipazione per i valori e i temi della comunità LGBTQIA+ con un entusiasmo così fresco che non può che essere contagioso. Per loro ormai è la norma e sicuramente il loro futuro è a colori.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Alessandro Zan (@alessandro.zan)

Dall’altro lato della barricata abbiamo delle posizioni così assurde che sembrano uscite frutto di un’allucinazione più che di vita vera.

In una mancanza di comprensione del testo decisamente basilare, pare che ammettere la libertà individuale, l’educazione alla diversità significhi giungere a una sorta di anarchia, in cui ci si può svegliare la mattina e si può decidere se essere uomini o donne a seconda dell’umore.

Non semplicemente rispettare il fatto che, molto semplicemente, ognuno possa decidere di vivere la propria vita come vuole, senza dover rischiare la propria vita.

E allora abbiamo dichiarazioni come quella della Garante per l’Infanzia della Regione Umbria, Maria Rita Castellani, che vede nell’approvazione del DDL Zan, un’apertura verso cose come zoofilia, incesto, poligamia (immagini quasi da girone infernale dantesco) o nel senatore leghista Massimiliano Romeo per cui la legge serve per introdurre “il genere neutro” per “vendere lo smalto nero agli uomini” (?????).

L’idea di un mondo libero è terrificante evidentemente.

E poi, come in ogni situazione all’italiana che si rispetti abbiamo il compromesso: come viene riportato da Il Corriere della Sera, Italia Viva, il partito di Matteo Renzi ha presentato una contro-proposta che andrebbe di fatto a modificare gli atti del DDL che vengono contestati dal Centrodestra, ovvero l’articolo 1 sull’identità di genere, il 4 sulla libertà di espressione, il 7 sulla giornata nazionale contro l’omofobia, prendendo spunto dalla proposta Scalfarotto del 2018.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Matteo Renzi (@matteorenzi)

Dunque vengono eliminate le menzioni sulla temutissima identità di genere, la giornata nazionale contro l’omofobia nelle scuole diventa una scelta totalmente facoltativa e le discriminazioni punite sono omofobia e transfobia, con l’eliminazione della discriminazione sulla base del sesso (ciao misoginia) e poi, piccolo appunto, come si fa a parlare di un tasto delicato e sfaccettato come la transfobia, se viene eliminata ogni menzione alle identità di genere?

Renzi, che vede in questa proposta una possibilità di far passare una legge analoga al DDL, piuttosto che vederla arenare completamente è stato criticato da varie figure pubbliche tra cui Chiara Ferragni che, amatela o odiatela, a volte usa la sua gigantesca piattaforma per dire cose giuste e per esprimere opinioni.

Pronta la risposta di Renzi che ha tirato in ballo qualunquismo e discorsi sui followers. Ma perché ai politici italiani dovrebbero interessare così tanto le opinioni di influencer e personaggi del mondo dello spettacolo? Forse si dovrebbe rispondere con maggiore zelo alle richieste reali di persone e associazioni che si battono per portare avanti questi temi.

Questo è lo scenario corrente. I presupposti sono confusi, fragili, non troppo incoraggianti. A questo punto l’unica cosa che si può augurare a questo strano e bizzarro paese, che ha posto le sue fondamenta sul compromesso per una volta dimostri un po’ di coraggio, n.l guardare verso il futuro e le vite dei propri cittadini.