• it
giovedì, 05 Dicembre 2024
  • it
giovedì, 05 Dicembre 2024
  • it
giovedì, 05 Dicembre 2024

WMN Role Models: Louise Glück

Tempo di lettura: 5 min.

La vincitrice del Nobel per la Letteratura è una poetessa che con l’apparente semplicità dei suoi versi cattura temi universali di solitudine e legami familiari

Non mi aspettavo di sopravvivere,
la terra mi stava sopprimendo. Non mi aspettavo
di vegliarmi di nuovo, di sentire
nel terreno umido il mio corpo
capace di reagire di nuovo, ricordando
dopo così tanto come sbocciare di nuovo
nella fredda luce
di un inizio di primavera –

spaventata, sì, ma di nuovo tra voi
urlando sì, rischiate la gioia

nel vento aspro del nuovo mondo

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 

BREAKING NEWS The 2020 Nobel Prize in Literature is awarded to the American poet Louise Glück “for her unmistakable poetic voice that with austere beauty makes individual existence universal.” Louise Glück was born 1943 in New York and lives in Cambridge, Massachusetts. Apart from her writing she is a professor of English at Yale University, New Haven, Connecticut. She made her debut in 1968 with ‘Firstborn’, and was soon acclaimed as one of the most prominent poets in American contemporary literature. She has received several prestigious awards, among them the Pulitzer Prize (1993) and the National Book Award (2014). Louise Glück has published twelve collections of poetry and some volumes of essays on poetry. All are characterized by a striving for clarity. Childhood and family life, the close relationship with parents and siblings, is a thematic that has remained central with her. In her poems, the self listens for what is left of its dreams and delusions, and nobody can be harder than she in confronting the illusions of the self. But even if Glück would never deny the significance of the autobiographical background, she is not to be regarded as a confessional poet. Glück seeks the universal, and in this she takes inspiration from myths and classical motifs, present in most of her works. The voices of Dido, Persephone and Eurydice – the abandoned, the punished, the betrayed – are masks for a self in transformation, as personal as it is universally valid. With collections like ‘The Triumph of Achilles’ (1985) and ‘Ararat’ (1990) Glück found a growing audience in USA and abroad. In ‘Ararat’ three characteristics unite to subsequently recur in her writing: the topic of family life; austere intelligence; and a refined sense of composition that marks the book as a whole. Glück has also pointed out that in these poems she realized how to employ ordinary diction in her poetry. The deceptively natural tone is striking. We encounter almost brutally straightforward images of painful family relations. It is candid and uncompromising, with no trace of poetic ornament. For more information see link in bio. #NobelPrize #NobelPrize2020 #literature #poetry #poet

Un post condiviso da Nobel Prize (@nobelprize_org) in data:

Sono giorni decisamente frenetici per il mondo della cultura, ma allo stesso tempo strani. In una Stoccolma più vuota del solito a causa della pandemia si stanno assegnando i premi Nobel. Nella categoria Letteratura ha trionfato a sorpresa la poetessa Louise Glück (sedicesima donna a vincere il premio) con questa motivazione: per la sua inconfondibile voce poetica che con bellezza austera rende l’esistenza individuale universale”. E leggendo le parole dalla poesia Snowdrops che ho riportato in apertura, veniamo investite da questa austera bellezza, da un’immagine apparentemente semplice, presa dal mondo della natura, ma che allo stesso tempo parla di un senso di rinascita collettiva inaspettata, un messaggio di speranza che sembra tessuto apposta per questo periodo, dove abbiamo bisogno di parole lievi, disperate ma piene di vita.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Louise Glück – awarded this year’s Nobel Prize in Literature – is not only engaged by the errancies and shifting conditions of life, she is also a poet of radical change and rebirth, where the leap forward is made from a deep sense of loss. In one of her most lauded collections, ‘The Wild Iris’ (1992), for which she was awarded the Pulitzer Prize, she describes the miraculous return of life after winter in the poem ‘Snowdrops’ (see picture). It should also be added that the decisive moment of change is often marked by humour and biting wit. The collection ‘Vita Nova’ (1999) concludes with the lines: “I thought my life was over and my heart was broken. / Then I moved to Cambridge.” The title alludes to Dante’s classic ‘La Vita Nuova’, celebrating the new life in the guise of his muse Beatrice. Celebrated in Glück is rather the loss of a love that has disintegrated. ‘Averno’ (2006) is a masterly collection, a visionary interpretation of the myth of Persephone’s descent into hell in the captivity of Hades, the god of death. The title comes from the crater west of Naples that was regarded by the ancient Romans as the entrance to the underworld. Another spectacular achievement is her latest collection, ‘Faithful and Virtuous Night’ (2014), for which Glück received the National Book Award. The reader is again struck by the presence of voice and Glück approaches the motif of death with remarkable grace and lightness. She writes oneiric, narrative poetry recalling memories and travels, only to hesitate and pause for new insights. The world is disenthralled, only to become magically present once again. For more information see link in bio. #NobelPrize #NobelPrize2020 #literature #poetry #poet

Un post condiviso da Nobel Prize (@nobelprize_org) in data:

Louise Glück nasce a New York nel 1943 da una famiglia ebrea di origine ungherese e cresce a Long Island. Due vicende segnano la sua adolescenza: la morte della sorella, avvenuta prima che lei nascesse e l’anoressia, malattia di cui inizia a soffrire durante gli anni dell’adolescenza, descritta come una “una manifestazione distorta di un desiderio di controllo” e che la porta a lasciare la scuola e a sottoporsi a sedute di psicanalisi per sette anni. Incoraggiata da sempre alla scrittura dai genitori, amanti dell’arte e della letteratura, studia al Sarah Lawrence College e alla Columbia University. Oggi insegna Letteratura Inglese all’Università di Yale. Nel corso della sua carriera poetica ha pubblicato 12 raccolte di poesie e vari saggi di critica; tra i premi più importanti vinti citiamo il prestigioso Pulitzer per la raccolta The Wild Iris nel 1993, il titolo di poeta laureato nel 2013, il National Book Award nel 2014.

La poesia di Louise Glück è come un giardino. Un giardino dove la natura scandisce la vita dell’umanità, dove i cicli di nascita e morte sono inevitabili, ma vanno affrontati e vissuti nonostante tutto, con l’aiuto del potere dell’arte. C’è un senso di oscurità e una tristezza quasi sognante, da “mondo perduto”, eppure c’è quasi un senso di leggerezza: tematiche come solitudine, relazioni familiari, divorzio, disperazione esistenziale, sono raccontati con una lingua pura, quasi colloquiale e facilmente accessibile, ma che allo stesso tempo contiene un senso di mistero, di solennità che le rendono intense, quasi profetiche, sembrano “provenire direttamente dal centro dell’io”, come nota la critica Wendy Lesser. Uno stile che sembra inserirla in una linea di autrici introspettive come Emily Dickinson e Sylvia Plath.

Appassionata conoscitrice della mitologia classica, riprende miti e leggende e li rilegge nella chiave contemporanea di una donna dei nostri giorni: centrale il rapporto conflittuale tra madre e figlia, divisa in un difficile equilibrio tra la ricerca di una propria identità e le radici del passato, esemplificato dalle poesie sulla figura di Persefone, nella raccolta Averno.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 

good things come in three so a third october poem i love ⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀ #poetry #poetrycommunity #poetrylovers #poetryofinstagram #poetryisnotdead #poemoftheday #louiseglück

Un post condiviso da daily poetry (@grieftolight) in data:

La vita catturata dalla parola e dal suo potere, femminile e universale allo stesso tempo:

Il mondo stesso
falso,  uno strumento per smentire
la percezione – a quell’intersezione

le luci ornamentali della stagione.

Ero giovane qui. Viaggiavo
sulla metropolitana con il mio libricino
come se mi volessi difendere da

questo stesso mondo:

non sei solo
diceva la poesia,
nel tunnel oscuro.

Brano tratto da October, traduzione by me.

 
 
 
 
 
Visualizza questo post su Instagram
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Congratulations to our 2010 recipient of the Aiken Taylor Award for Modern American Poetry #LouiseGlück who has been awarded the Nobel Prize in Literature!

Un post condiviso da The Sewanee Review (@sewaneereview) in data:

150 150 Francesca Parravicini
Chi cerca, trova