Questo racconto è parte della serie (NON) HO PAURA
La scritta nera, a lettere adesive, sul vetro posteriore di quella vecchia jeep non lasciava molto spazio alle interpretazioni: “Paura e soldi, mai avuti!”. E su questa frase così perentoria ho avuto tempo di riflettere parecchio, dato che la fila delle auto dirette in aeroporto era davvero lunga e, per qualche ignota ma ricorrente ragione, il traffico verso lo scalo internazionale era molto congestionato.
Senza soldi, ho pensato, non avrà potuto comprare una macchina più recente. Pazienza. Ma allora cosa va a fare all’aeroporto, dove anche solo per parcheggiare di denaro ne serve parecchio? È stata però la seconda parte della filosofica riflessione adesiva, mentre le auto procedevano a passo di lumaca verso il casello, a farmi pensare. Senza paura, magari starà andando a prendere un volo. E questo però mi riportava alla prima parte del ragionamento, che magari non va presa troppo alla lettera. Essendo da solo, l’uomo alla guida, senza qualcuno che lo sorregga e lo convinca a non abbandonare il gate, di certo non ha paura di volare. Un terrore atavico che invece aggredisce molti aspiranti viaggiatori ancora prima di prenotare un passaggio aereo. Una paura talmente forte, viscerale, da impedire di godersi viaggi di nozze, vacanze, weekend romantici e mete di lavoro troppo distanti. Con tutto quello che questo comporta. Un terrore mal compreso da amici, familiari e datori di lavoro, che spesso lo liquidano come il capriccio di un tardo adolescente. Una fobia tenace che neppure il P.E. Baracus di A-Team è riuscita a sdoganare ed a rendere in tutta la sua complessità.
@gianlucaacolombo Replying to @Oks Dane e se avete paura dell’altezza preferite sempre il posto corridoio #flightattendant #cabincrew #cabincrewlife #assistentedivolo #ryanair #pauradivolare @Oks Dane ♬ Aesthetic – Tollan Kim
E che a volte è particolarmente subdola. Perché non basta sconfiggerla al momento della prenotazione, della preparazione dei bagagli e dell’imbarco. No, la paura di volare può chiuderti lo stomaco e annebbiarti la mente anche quando non te lo aspetti e stai pensando che, tutto sommato, te la sei cavata bene. Come quando l’aereo è decollato, la vocina stridula ha autorizzato lo sganciamento delle cinture e stai fingendo una innaturale tranquillità scherzando su cosa chiedere alla hostess quando passerà l’atteso carrello delle bibite. E però, purtroppo, qualcuno ha alzato le tendine dell’oblò dal tuo lato. Il tempo di riportare alla mente quelle poche nozioni di geografia che faticosamente ha appreso in tanti anni di scuola e tante serate a Trivial e il panico esplode rapido e inatteso, permettendoti solo di pronunciare una domanda che vorrebbe non essere retorica: “ma il mare non dovrebbe essere dall’altra parte?”.
I compagni di viaggio ti guardano, compassionevoli, pensando tu abbia esagerato con quelle pilloline che hai cercato di deglutire senza dare troppo nell’occhio e assumono l’aria compassionevole e falsamente comprensiva che l’occasione richiede. Però poi la vocina stridula e straniera fa un annuncio, il cui contenuto è incomprensibile alla maggior parte dei passeggeri. E allora tutti iniziano a guardare fuori ed a guadagnare la consapevolezza che sì, l’aereo sta volando nella direzione sbagliata. Sta proprio tornando indietro. Una manovra che, complici i tanti film catastrofici americani che ci siamo beccati su Sky, non riporta alla mente nessun lieto fine. Ed allora ecco che la paura riemerge, ancora più forte e sconvolgente portando a pensieri che nel migliore dei casi ambiscono a pentirsi di averla voluta superare, affrontando quell’inutile stress per trovarsi su un aereo che vola contro mano.
Che poi, paura e viaggi vanno spesso a braccetto. Che si tratti di timore di volare, navigare, immergersi oppure di viaggi da paura, il binomio è stretto anche se non sempre fortunato. Qualcuno sostiene che la paura è un elemento positivo, che da un lato ci evita (quasi sempre) di fare cose stupidamente rischiose e dall’altro ci stimola e ci mantiene vivi.
@positivitrip POTREBBE SEMBRARE UNA COSA DA NIENTE… Eppure stando alle statistiche circa il 20% degli italiani ha difficoltà serie nel prendere un aereo, una cosa che per tutti gli altri potrebbe essere assolutamente normale. Qualche settimana fa in risposta alle storie in tantissimi – parliamo di centinaia di voi – ci avete raccontato di come la paura dell’aereo vi attanaglia al momento di viaggiare per cui abbiamo messo insieme alcuni consigli pratici che possono aiutarvi a gestire questa difficoltà e provare a superarla. Se la situazione è più complicata del solito sappiate che esistono dei veri e propri CORSI per superare la paura del volo (particolare interessante: diversi di questi sono anche organizzati dalle stesse compagnie aeree, lo sapevate? ) Voi come la vivete? Siete impavidi o ad ogni volo avete del disagio di cui fareste volentieri a meno?
Non sempre però si riesce a viverla e percepirla in modo così ragionevole e distaccato. E questo può creare una serie di limiti e ostacoli che riducono il potenziale di una vacanza. Le vertigini ci impediscono di salire sul trampolino da 5 metri per dimostrare le nostre presunte doti da tuffatori. E ci vietano di salite sulla terrazza di vetro che si lancia verso il vuoto, sospesa sul baratro del Grand Canyon. Ci rendono impossibile apprezzare quel nuovo ponte tibetano che unisce due splendide montagne dell’Appennino ed anche quel canopy che corre tra le chiome degli altissimi alberi della foresta del Borneo.
Ma la paura, motore che spesso rende immobili e talvolta invece spinge veloce sull’acceleratore delle emozioni e sui muscoli delle gambe, può essere una compagna di viaggio scomoda quanto utile, a volte, per evitare di impantanarsi in situazioni non troppo piacevoli.
Come quando ti trovi in un parcheggio poco fuori il centro di Zagabria, poco più di uno spiazzo ricavato tra le macerie di alcuni palazzi demoliti dalle bombe che chiudono completamente l’orizzonte. Un bel posticino, poco rassicurante di giorno. E che con il calare della notte, con le poche luci fioche e incerte che si accendono e si spengono con incostante alternanza, regala ancora minore serenità. Ecco quindi che la paura inizia a muoverti le gambe più velocemente, rende gli occhi più abili nello scrutare il buio, ti suggerisce di non stare a discutere con il parcheggiatore che non parla inglese e di pagare ogni cifra richiesta.
O come quando ti trovi 45 metri sotto la superficie del mare e, avvertendo un ronzio sempre più ravvicinato, commetti l’errore di guardare verso l’alto, prendendo improvvisamente coscienza dell’enorme, infinita colonna d’acqua che ti sovrasta. Il fiato si fa allora più corto, il respiro più affannoso, l’aria sembra improvvisamente uscire dalle bombole con minore convinzione. E la paura, come quando un grosso cane ti si avvicina rabbioso, ti suggerisce di ignorare il pericolo, di guardare altrove, di cercare rapidamente (ma non troppo), il modo di allontanarti dal pericolo. Almeno fino alla prossima sconsiderata avventura.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios