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giovedì, 05 Dicembre 2024
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Vi racconto com’è laurearsi alla Columbia University

Tempo di lettura: 3 min.

Dal momento in cui ho ricevuto la lettera di ammissione alla Columbia University di New York, esattamente tre mesi dopo aver inviato la mia application, ho cercato di immaginare a cosa sarei andata incontro

Il bello del realizzare un proprio sogno è anche questo: vederlo crescere nella tua testa,  trasformarsi in qualcosa che non sempre corrisponderà alla realtà ma che va bene lo stesso, perché la realtà sarà anche meglio. Nell’immaginazione ci sono dubbi e limiti che ci autoimponiamo, anche quando ci sembra di sognare in grande. Nella realtà, invece, riusciamo a superarli e a superarci, magari per cause di forza maggiore, magari con la spinta di un amico, di un professore, della famiglia o di chiunque abbia creduto in noi prima di noi stessi. 

Nonostante ciò, sono state più le ore a fantasticare ad occhi aperti che quelle in cui mi sono effettivamente preparata per il mio master. Ho passato mesi ad immaginare cosa potesse aspettarmi dall’altra parte dell’oceano e il momento della laurea, ovvero la graduation, è stata una costante. Riuscivo a vedermi con quel Columbia blue addosso, con tanto di cappello tipico della cerimonia che è solo per chi sta celebrando quel traguardo. Mi chiedevo persino chi avrebbe parlato alla mia cerimonia e sopratutto chi sarebbe stato al mio fianco in quegli ultimi momenti da studentessa. Ovviamente pensavo anche cosa avrei indossato, ma questa è un’altra storia. 

 
 
 
 
 
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Alla fine quel giorno è arrivato davvero, lo scorso Maggio. E come anticipato, la realtà ha superato ogni aspettativa. 

Qualche settimana prima ho ritirato l’abito celeste nel bookstore dell’università (l’ultimo giorno possibile ad appena un’ora dalla chiusura). La casa dove ho vissuto nell’Upper West Side era a soli 15 minuti a piedi, che con la fretta che avevo di provare il vestito sono diventati circa una decina. Con mamma in diretta su FaceTime, ho buttato tutto sul letto e aperto la confezione contenente il gown, il cappello e il tassel, ovvero quell’ornamento che pende da un lato del cappello. Il giorno della laurea, la tradizione vuole che il laureato lo sposti da sinistra a destra, per segnalare di aver guadagnato il diritto al nuovo titolo. È anche lo spostamento simbolico da una fase all’altra della propria vita. Il tassel si incastra nel cappello ed il gioco è fatto.  

 
 
 
 
 
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Il 17 Maggio è stato soleggiato ma fresco. Una giornata perfetta che invece di durare 24 ore mi è sembrata una manciata di minuti. Mi sono ritrovata a camminare verso il  nostro spalto con i compagni di viaggio, quelli che hanno affrontato le stesse sfide e con cui ho celebrato ogni vittoria. Ho ascoltato la cerimonia commossa, agitando verso il cielo il giornale che ognuno dei miei compagni teneva in mano per far capire che eravamo la scuola di giornalismo (è una tradizione della Columbia che ogni scuola abbia un segno distintivo: bandiere, lettere o animali gonfiabili, simboli). Ho cantato “Empire State of Mind” a squarciagola con un mare celeste quando il rettore Bollinger ha annunciato che eravamo laureati della Columbia University, ora e per sempre. Ho festeggiato quando la sera, l’Empire State Building si è illuminato del nostro blue. Attraverso quel simbolo, tutta New York ci ha salutati e augurato buona fortuna. 

 
 
 
 
 
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Faccio sempre fatica a trovare parole non banali per chi mi chiede come è stato laurearsi alla Columbia. Tutti gli anni di sacrifici, gli sforzi, i sogni ad occhi aperti hanno improvvisamente avuto senso.

 

 

Foto di Camilla Alcini

1920 1080 Camilla Alcini
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