“L’esempio più grande lo stiamo dando noi, al resto del mondo. Quindi, certamente, andrà tutto bene…”
“Andrà tutto bene”. Tre parole iniziate a circolare su alcuni post-it in Nord Italia, poi un hashtag, oggi un mantra.
“Andrà tutto bene, andrà tutto bene, andrà tutto bene…”
Quando a Capodanno, sotto i fuochi d’artificio, abbiamo sognato il 2020, nessuno avrebbe mai immaginato che un virus sconosciuto arrivato dalla Cina sarebbe stato in grado di sconvolgere la vita di una quantità inestimabile di persone, del mondo intero. Non avremmo mai pensato di vedere la primavera sbocciare da dentro le nostre case, le scuole chiudere prima di Giugno e di assistere a file di gente fuori dai supermercati di notte. Sottostimare una problematica è parte della natura umana e in un certo senso ho sempre creduto che sia anche un autentico meccanismo di autodifesa, quello di rimandare finché il problema non ti urla in faccia a diventare talmente imponente da non poterlo più ignorare.
È semplice guardare agli errori passati da una prospettiva presente, e così oggi notiamo chiaramente la negligenza di qualche settimana fa. Da Settembre vivo a Londra, dove ho iniziato l’università. Trasferirsi all’estero significa sviluppare dualità in ogni aspetto della vita: tenere a mente la propria cultura ma adattarsi alla realtà che si incontra quotidianamente. In questi giorni, il dualismo si è tradotto in frustrazione, in malinconia. La frustrazione è quella di chi parla con un sordo: noi italiani a Londra gridiamo, twittiamo, mandiamo mail, ma la Gran Bretagna proprio non sente, o meglio, non ascolta.
Neanche se a sostegno delle nostre urla ci sono quelle di esperti e soprattutto, arrivano i fatti. Ho vissuto giornate strane ultimamente. Da un lato il tentativo di mantenere un fare normale, dall’altro gli aggiornamenti dai miei amici e dalla mia famiglia in Italia. Ci sono stati poi momenti, la maggior parte, in cui mi sono sentita in quarantena con il mio paese. Perché la cosa peggiore della situazione è che difficilmente puoi passare più di cinque minuti senza pensare al virus. E pensare al virus per me è stato ricordarmi che sono italiana, e che devo cercare di contribuire anche se a distanza, anche se solo con il pensiero.
“La situazione nel Regno Unito in termine di contagi e morti legate al contagio da coronavirus è quattro settimane dietro rispetto a quanto sta attualmente accadendo in Italia” ha dichiarato Boris Johnson. E allora perché non sfruttare questo vantaggio temporale? Spesso ho dato addosso al mio paese, sono un cervello in fuga, faccio parte dei più di 100mila giovani italiani che ogni anno lasciano l’Italia per costruire il proprio futuro all’estero. Proprio per questo oggi, da lontano, posso dire di essere fiera della mia terra. A volte prima di correre bisogna fermarsi, e noi lo stiamo facendo, voi lo state facendo. È sulla forza della nostra resistenza e cooperazione che dobbiamo concentrarci.
Siamo un grande popolo, un popolo che nelle situazioni complesse ha sempre dato prova della sua capacità di andare oltre. L’esempio più grande lo stiamo dando noi, al resto del mondo. Quindi, certamente, andrà tutto bene…