Colorato, sensuale, sofisticato o retrò
Il lockdown ha ormai superato i 50 giorni e se cucinare, disegnare e fare sport non ci soddisfano più, abbronzarsi è rimasto l’obbiettivo principale della quarantena. L’estate è ormai alle porte e noi affacciate alle finestre, sui balconi o nel giardino di casa, accogliamo ogni raggio di sole per avere un bel colorito e assorbire il buon umore. Anche quest’anno, nonostante le restrizioni, è arrivato il momento di tirare fuori i costumi dal cassetto!
Era il 1946 quando nell’azzurro Arcipelago delle Marshall esplosero due bombe sulle Isole Bikini, per via di un test sugli effetti dell’atomica. Fu forse quell’acqua celeste, la vegetazione verde prorompente e delle immagini da sogno che fecero scaturire nel sarto parigino Louis Réard l’idea per un nuovo capo d’abbigliamento, che molti decenni dopo determinò il fatturato di centinaia di aziende al mondo: il bikini. Réard, dopo aver rilevato l’azienda di lingerie di famiglia, si guardò intorno e notò la mancanza di un capo funzionale per prendere il sole. I costumi esistevano già da tempo ma coprivano gran parte del corpo costringendo le donne ad arrotolare il tessuto per abbronzarsi di più. Negli stessi anni Jacques Heim realizzò l’Atome, il primo due pezzi che, se pur pubblicizzato come “il più piccolo costume al mondo”, ancora copriva gran parte del corpo. Fu leggendo quelle parole che Réard ebbe un’illuminazione e creò il Bikini, un costume formato da quattro triangoli di tessuto, “più piccolo del più piccolo costume da bagno al mondo”.
Il bikini non trovò davanti a sé una strada spianata. Fin dal principio Réard faticò a trovare delle modelle che volessero indossarlo finché un giorno decise di ingaggiare una spogliarellista del Casinò de Paris, Michelle Bernardini che ben presto diventò l’icona del bikini. Nonostante il grande successo e l’immagine perfetta della modella, le donne di tutto il mondo si trovavano frenate davanti ad un capo che le lasciava del tutto scoperte. Il bikini era così audace rispetto al periodo in cui fu inventato che diversi paesi, come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Australia, decisero di vietarlo e lo stesso Vaticano lo descrisse come “peccaminoso”. La strada cominciò a discendere quando nel 1956 Brigitte Bardot indosso il Bikini nel film E Dio creò la Donna, e a seguire Marisa Allasio in Poveri ma belli e Ursula Andress la bond girl di 007-Licenza di uccidere. Il due pezzi cominciò ad entrare nelle case di tutte le donne e più nessuno riuscì a fermalo: diventò il simbolo della Pop Culture e delle rivoluzioni sessuali degli Anni ’60, apparve sulle più famose riviste dell’epoca come Time e Playboy ed è arrivato fino ad oggi contando miliardi di fatturato all’anno.
Tornando al presente, quali sono i brand da tenere d’occhio per questa estate?
Iniziamo da ACK un brand di costumi 100% Made in Italy che promuove la bellezza al naturale: i suoi costumi dall’animo teen sono fatti per abbracciare l’estate con colore e spensieratezza, per divertirsi con le proprie amiche consapevoli di se stesse. I costumi di Reina Olga hanno un approccio più retrò: nell’ultima collezione fantasie animalier sono abbinate a stampe tropicali, una combo perfetta da sfoggiare sui lettini a righe di uno stabilimento anni ’80 sorseggiando un cocktail alla frutta. Mimì à la Mer, un brand Made in Italy dall’eleganza francese: nei suoi costumi ogni elemento ha la sua importanza, dalla scelta dei colori ai materiali, dalle fantasie alle più minuziose cuciture, ogni bikini è il versetto perfetto della sua poesia vintage. Ultimo ma non ultimo Oséree Swimwear e i suoi costumi d’alta moda: eleganti, sofisticati, passionali e romantici sono solo alcune delle caratteristiche delle loro collezioni. I costumi Oséree sono un inno alla donna e una celebrazione del Made in Italy.
E voi, quale sceglierete questa estate?