Il reality di Canale 5 non sfrutta il suo potenziale pedagogico
È il secondo anno di fila che faccio compagnia alla mia ragazza mentre vede Temptation Island e poi, immancabilmente, finisco per appassionarmi anch’io al programma, giunto intanto alla sua dodicesima edizione.
Per chi non lo conoscesse, il funzionamento è semplice: diverse coppie mettono alla prova la loro relazione vivendo separate su un’isola per un certo periodo di tempo ed entrando in contatto con altri uomini e donne il cui compito è indurli in tentazione.
Ciascun concorrente è periodicamente aggiornato sul comportamento del partner tramite dei video. In base a quello che vede può richiedere un confronto con il fidanzato o la fidanzata e decidere se uscire dal programma da solo o in coppia.
Paese reale, relazioni reali
Sarà la location patinata, i concorrenti cafoni e sfacciati o le reazioni esagerate, ma è tutto così trash da essere coinvolgente. Mi fa sorridere perché è come guardare dal buco della serratura un mondo molto lontano dal mio, fatto di manipolazioni, tradimenti ripetuti e relazioni possessive.
Pensandoci bene, però, il reality di Canale 5 non rappresenta il mio vissuto o quello dei miei amici, ma è lo specchio di quello di tante altre persone. Rapporti in cui i ruoli di genere sono spesso stereotipati: le donne guardate a vista e la gelosia come sola cifra dell’essere innamorati per gli uomini.
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Spettacolarizzare la tossicità
Il format stesso del programma (da un’idea tanto per cambiare di Maria De Filippi) enfatizza il dramma e il conflitto, spesso esacerbando gli eccessi d’ira e la mancanza di fiducia. Mentre gli esempi positivi non sono altrettanto valorizzati. Un approccio rischioso senza un adeguato contesto perché potrebbe portare alcuni spettatori, soprattutto i più giovani, a vedere i comportamenti problematici come comuni o inevitabili nelle relazioni.
Questa edizione ha già innescato parecchie critiche per comportamenti e dichiarazioni di alcuni concorrenti troppo sopra le righe o addirittura tossici. Dal fidanzato che non si fa problemi a rivendicare i ripetuti tradimenti nei confronti della compagna – perché non può fare altrimenti – a quello che segue la ragazza al lavoro per vedere se dà troppa confidenza ai clienti.
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Un’occasione finora persa
Capisco l’opinione di chi pensa che in prima serata non dovrebbero essere mostrati esempi del genere ma, ribaltando la prospettiva, a mio modesto parere la vetrina del programma potrebbe invece essere usata a scopo educativo per evitare che molti ragazzi e ragazze rimangano invischiati dentro relazioni del genere, potenzialmente pericolose. Servirebbe però un approccio diverso, che non sacrifichi tutto sull’altare dello spettacolo, problematizzando maggiormente di quanto viene detto e fatto in onda.
Si potrebbe per esempio includere nel programma psicologi, terapeuti di coppia e consulenti relazionali per analizzare ciò che avviene tra i partecipanti. Gli esperti potrebbero aiutare la produzione a identificare e condannare i comportamenti tossici quando si verificano e al tempo stesso promuovere esempi di relazioni sane all’interno del programma. I concorrenti, per crescere veramente, dovrebbero invece beneficiare di sessioni di coaching e supporto emotivo mentre sono in gioco.
Senza tutto questo, però, Temptation Island è purtroppo ancora un’occasione persa per un vero viaggio nei nostri sentimenti.
Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios