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Sulla vetta dell’Olimpo di Gae Aulenti: è un duro lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo

Tempo di lettura: 2 min.

Segreti e banalità dei white collar

Sul profilo Instagram di Forbes Italia qualche giorno fa è stato postato un contenuto con questo titolo “L’80% degli italiani che lavora nella finanza ha sperimentato almeno una volta il burnout”. 

Un dato preoccupante estrapolato dallo studio BVA-Doxa per Mindwork che indaga sulle necessità, sui disturbi e sulla quotidianità della popolazione white collar.

 
 
 
 
 
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Tale popolazione dal colletto bianco non è altro che quell’ingombrante agglomerato di persone che verso le 7:30 riempie la metropolitana, specialmente a Milano, specialmente la linea verde. 

Il film preferito dell’uomo con giacca e camicia bianca è, ovviamente, The Wolf of Wall Street. Il suo status di Whatsapp, infatti, recita “Quando avevo 24 anni presi una decisione, io non volevo sopravvivere, volevo vivere alla grande”.

Che viva alla grande o meno, allo stato attuale, poco importa. La sua vita sfoggiata agli aperitivi con gli amici risulta perfetta. 

Frequenta la palestra più esclusiva di Milano, ha una Mini Coupé, pippa cocaina, ha sempre l’ultimo modello di iPhone e può fare smart working dal nuovo head quarter di Londra quando vuole. 

Il fatto che tutta la carovana sia un mix di benefit aziendali (cocaina compresa?) poco importa, quello che conta è l’apparenza di una vita ricca e felice sempre all’ultimo piano del grattacielo più alto di Piazza Gae Aulenti. 

 
 
 
 
 
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Quando non è al pc o in call è a giocare a padel, sempre con i colleghi chiaramente. Gira voce che la posta in gioco delle partite sia molto alta, del tipo “chi perde offre la cena al partner giovedì prossimo”. Non stacca mai, incredibile.

La donna con la camicia bianca e la giacca, invece, è tutto il giorno, tutti i giorni sottoposta a misure misogine e patriarcali: lì comandano i maschi. Nonostante si batta quotidianamente per la parità dei sessi il suo compito sarà sempre e solo quello di preparare slide di cui non prenderà il merito. 

Si sfoga a yoga, al corso di ceramica, a quello di découpage e a quello di teatro. Vorrebbe tanto tornare indietro e seguire le proprie passioni ma non riesce mai a staccare la spina a quel carillon che le urla nell’orecchio tutti i giorni. 

A fare dei bambini non ci pensa, non può e con i colleghi maschi non può sperare di costruire dei rapporti sentimentali duraturi. Proprio in merito, costantemente in competizione con le stagiste ventenni, dell’amore ha deciso che non vuole più saperne. Si concentra sulla carriera.

Ma non sarà meglio cambiare il colore della camicia?

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Fabiola Graziosi
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