La formula all’italiana di Luca e Alberto potrebbe diventare la nuova “Hakuna Matata”
“Silenzio Bruno!”. Con queste due parole Luca, il protagonista dell’omonimo ultimo capolavoro d’animazione Disney ambientato in Italia, mette fine alle sue paure.
Ad insegnarglielo è l’amico Alberto: “So qual è il problema. Hai un Bruno in testa”, spiega, riferendosi a quei momenti in cui qualcosa ci frena. Occorre mettere a tacere quel qualcosa, o meglio quel qualcuno, per vivere a pieno la propria vita, con quel pizzico di rischio in più che rende magiche le avventure dei personaggi Disney.
Luca non fa eccezione. Questo contadino di mare vive una vita monotona ma serena sott’acqua, nei pressi dell’immaginaria Portorosso. In questa cittadina non lontano da Genova gli umani vivono di pesca e si tengono a distanza dai mostri marini.
Non sanno però che queste creature, una volta fuori dall’acqua, diventano uguali a loro, fino a confondersi con gli umani. Luca e Alberto passano cosi inosservati e conoscono Giulia, che li invita a partecipare ad una gara di nuoto, mangiata di pasta e infine corsa in bici. È l’inizio di una grande avventura che catapulta Luca ben oltre i confini della sua comfort zone.
Come sempre, le storie della Disney ci lasciano tanti insegnamenti. Luca ha qualcosa di speciale, non solo perché finalmente l’Italia diventa lo sfondo delle avventure di un film d’animazione americano che vedrà tutto il mondo, ma soprattutto perché racconta come la curiosità di un ragazzo diverso diventa il suo biglietto di sola andata per tante meravigliose avventure.
Luca cerca un modo per comprarsi una Vespa, ma trova molto di più.
C’è la disabilità del papà di Giulia, trattata con delicatezza e normalità. C’è l’amicizia tra Luca e Alberto che chissà, forse potrebbe essere anche qualcosa di più, o forse no, ed è bello che questo rimanga un dubbio.
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C’è la voglia di Luca di andare a scuola con Giulia per studiare, perché a differenza della sua famiglia di pastori sottomarini lui vuole conoscere, e questa sua fame lo tiene sveglio la notte. C’è infine (ma non solo) la paura del diverso, di questi mostri marini che arrivano dal mare ma che, una volta a riva, sono proprio come tutti gli altri.
Mettere a tacere Bruno ed uscire dall’acqua alla scoperta di Portorosso si rivela quindi la scelta giusta. Dunque quando anche noi usciremo da questa apnea in cui viviamo da ormai un anno e mezzo, forse dovremmo tutti dire a gran voce come Luca e Alberto: “Silenzio Bruno!”.