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Sicilia-Capo Nord in velocipede: on the road con Massimo Zaffari

Tempo di lettura: 5 min.

Un viaggio straordinario, dal Mediterraneo al punto più a nord d’Europa, in sella a un mezzo uscito dai libri di Storia.

Si dice che Emilio Salgari, scrittore di avventure esotiche, abbia scritto i suoi capolavori senza mettere neanche la punta del naso fuori di casa. Oggi siamo tutti un po’ Salgari: viviamo viaggi, sogniamo di farli, scrollando le bacheche dei social. Un avventuriero in Panda 4×4, un camminatore di Santiago, un pendolare sull’Orient Express: viaggi cliché se paragonati all’impresa di Massimo Zaffari, che ha percorso oltre 6500 chilometri, dalla Sicilia a Capo Nord, in velocipede.

 
 
 
 
 
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Ciao Massimo! Chi è in realtà l’avventuriero steampunk sui pedali?

Ti stupirà saperlo ma sono un maresciallo dei Carabinieri.

Davvero!? Ma come hai fatto a conciliare questa impresa con il tuo lavoro?

Ho sfruttato due anni di licenze non godute, così ho avuto a disposizione 120 giorni di permesso per questa avventura.

Dalla Sicilia a Capo Nord: come si organizza un’impresa del genere?

In me convivono una programmazione pignola, per cui controllo i grammi di ogni singolo oggetto che porto con me, e l’improvvisazione della strada. Mi sono allenato per anni in condizioni difficili: vivo a Bolzano, per abituarmi al freddo del nord Europa ho passato gli ultimi 8 inverni in bicicletta, a pedalare sotto la neve e sui passi di montagna, con indumenti primaverili. Mi sono persino tuffato in un laghetto ghiacciato per temprarmi: quando sono arrivato a Capo Nord, io ero a mio agio e i norvegesi infreddoliti.

E invece la pianificazione dell’itinerario?

Per buona parte pianificato, lasciando sempre spazio all’avventura della strada. Ho evitato i sali-scendi (il velocipede è sprovvisto di freni e di cambio, n.d.r), anche se per vedere l’Italia sono inevitabili. Poi Brennero, Repubblica Ceca per un pit stop birra, Berlino, Danimarca in 3 giorni, e poi su fino a Capo Nord, con un giro anche alle isole Lofoten. In totale 78 tappe e 3 mesi e mezzo di viaggio, considerando uno stop per infortunio di una ventina di giorni.

 
 
 
 
 
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Un viaggio straordinario con un mezzo straordinario! Potevi farlo in mountain bike, perché proprio con un velocipede? Quando nasce questa insolita passione?

Sono malato di Storia, amo le cose legate al passato. Sono appassionato di bici e vengo dal mondo del monociclo: quando ho visto la foto di questo velocipede, mi sono innamorato, lo trovo esteticamente stupendo. Capo Nord è un sogno che avevo fin da bambino e ho unito le due cose. L’ho visto nel 2015, nel 2018 l’ho comprato da un costruttore della Repubblica Ceca, che l’ha realizzato su misura per me: sono andato a ritirarlo e ho pedalato fino a casa.

Un test per Il viaggio insomma! Raccontami invece della partenza.

Ho provato felicità e leggerezza dal primo istante; sapevo di incominciare la cosa che volevo fare da tutta la vita. I mesi prima ho avuto tanti segnali positivi: vedevo adesivi di Capo Nord ovunque, pubblicità… mi sono detto: perché dovrebbe andare male?

 
 
 
 
 
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Immagino tu abbia incontrato tante persone in questo viaggio: Quale è stato l’incontro che ti ha emozionato di più?

Centinaia, tutte disponibilissime. Per dirti: in Italia penso di non aver pagato alberghi e pasti, ho sempre incontrato amici, conoscenti e sconosciuti incredibilmente ospitali! Due incontri mi hanno segnato molto; il primo, avvenuto in Germania, l’ho ribattezzato un caso su 84 milioni. Era il ponte del primo maggio ed ero appena arrivato in un paesello sperduto, senza un’anima in giro. Avevo problemi alla bici, quando a un tratto sono sbucate due persone dal nulla, una mi dice “sai che un mio amico ripara velocipedi? È l’unico in Germania!”. Mi ha fatto il check up alla bici, mi ha ospitato a casa sua per due notti e ora siamo amici.

Il secondo?

In Norvegia, arrivo nel solito paese sperduto in cerca di un posto dove dormire. Parlando in un bar, chiedo a una signora: “Sai dove posso andare a dormire? Ma soprattutto: costa tanto?”. Capisce il mio piano, mi porge un mazzo di chiavi dicendo “sono di casa mia, io e mio marito stiamo partendo per le vacanze. Se devi mangiare, apri il frigo!”.

 
 
 
 
 
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Avrai sicuramente visto posti stupendi! Se dovessi fare una top 3, quali salirebbero sul podio?

Isole Lofoten medaglia d’oro, Capo Nord al secondo posto e Sud Italia terzo. Ma anche la Baviera e Cheb, in Repubblica Ceca: era primavera in ogni posto dove sono stato, i paesaggi erano stupendi.

Luoghi o persone: cosa ti ha arricchito maggiormente?

La priorità è alle persone: sto bene da solo, ne ho fatti di viaggi in solitaria, ma incontrare persone stupende è qualcosa di unico. Potrei ricordarmi tutti i loro nomi! Alla fine del viaggio, ho inviato una sessantina di cartoline da Capo Nord alle persone più significative. In particolare una, una vecchietta tedesca, con cui ci capivamo a malapena, che mi ha raccontato di suo marito perso da poco e di una storia su Babbo Natale e Capo Nord. Ricordo che ci siamo abbracciati quando sono partito e che ho pensato, ogni giorno e a ogni pedalata: “devo inviare una cartolina a quella signora!”.

Sembra tutto fantastico, ma vuoi dirmi che davvero non c’è stato un momento in cui hai pensato di mollare?

Di mollare mai, questo è stato il quarto tentativo e dovevo farcela. L’infortunio che ho avuto a Viterbo, praticamente appena partito, mi ha fermato per tanti giorni: pensare di ricominciare da capo l’allenamento mi ha buttato giù. Poi ho imparato a gestire il post-infortunio: durante il viaggio avrò visto 25 fisioterapisti diversi, ho persino fatto agopuntura da solo!

 
 
 
 
 
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Invece hai mai avuto paura per qualcosa?

Sì: ero nei pressi di Göteborg e mi sono trovato a pedalare la sera e la notte, in mezzo ai boschi, con la paura che spuntassero orsi, lupi,cervi e alci: ne ho incontrate due, sono veramente maestose.

Perché pedalavi di notte o la sera?

Sul velocipede sei seduto molto in alto e il corpo fa un po’ da vela: pedalare controvento è massacrante, dovevo sfruttare i momenti di vento a favore, anche se di notte.

Due domande lampo: un consiglio da dare a un aspirante avventuriero?

Pensa che andrà tutto malissimo, però al ritorno avrai un sacco di storie da raccontare! Volgi gli imprevisti a tuo favore, per imparare e conoscere persone nuove.

E la prossima impresa di Superzaf e del suo mezzo?

Top secret, sono scaramantico: se lo dico non succede. Ti posso dire che non mi ripeto mai e che esagero sempre: se dico di fare una cosa, prima o poi la faccio!

 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Federico Ingemi
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