Perché aprire un negozio che vende riviste cartacee nel 2023? Ce lo spiega Anna Frabotta che ha dato vita all’e-commerce e store fisico con la missione di fare cultura del magazine indipendente in Italia
Abbiamo incontrato (ahimè, solo virtualmente) Anna Frabotta ex addetta stampa, molisana di origine con base a Forlì, founder di Frab’s Magazine & More, un progetto che nasce dalla volontà di diffondere cultura e che accompagna alla vendita dei magazine indipendenti l’organizzazione di attività artistico-editoriali. Per lei “la rivista è un atto di resistenza nel tempo che fa dell’incultura un valore”.
Sullo schermo compare una ragazza dai capelli scuri e gli occhi talmente grandi che sembrano attraversare lo schermo.
Come nasce il progetto Frab’s e qual è la sua missione?
L’idea esisteva nella mia testa dal 2018. A gennaio 2019 ho aperto la pagina Instagram di Frab’s. Mi ero data come obiettivo il racconto di un magazine indipendente al giorno. Piano piano la community cresceva e rispondeva positivamente ai miei spunti. A quel punto, ho preso coraggio, investito i miei risparmi e creato il primo e-commerce Frab’s (completamente diverso da quello di oggi). Di lì a poco è nato il negozio fisico. La missione è fare cultura del magazine indipendente in Italia. Far capire che le riviste che esistono nel mondo non sono solo quelle che si comprano in edicola.
Il digital quindi è stata una fase di testing?
Sì. Quando faccio consulenza consiglio sempre di costruire una community sui social. È l’unica modalità per testare il reale interesse delle persone.
Quanto è complesso il mondo delle riviste indipendenti e come si destreggia nella crisi della carta stampata?
In generale, il mondo dell’editoria è un mondo complesso. La sua crisi dipende a mio parere da due fattori fondamentali: la gente non legge più e chi si informa lo fa in altri modi. I magazine che si trovano su Frab’s, però rispondono a logiche diverse e difficilmente potrebbero essere sostituiti dal digitale. Molto spesso, per la loro struttura, ingaggiano fisicamente il lettore. Scomparirà una certa carta stampata, non tutta.
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Perché hai aperto uno store fisico e vendi un prodotto fisico quando la tendenza va nella direzione opposta?
Ho uno store fisico a Forlì e uno in partnership a Roma. La prima è una città di provincia e non è sicuramente il luogo adatto per far funzionare un tipo business di questo genere. Avevo, però, un’esigenza, derivante dalla mia attitudine. Ho cavalcato l’onda del post-pandemia dove gli affitti erano molto bassi rispetto ad ora e ho fatto il passo. Aggiungo, il mondo dell’editoria, che come dicevo prima è un mondo estremamente complesso, ha diffidenza nei confronti di chi non ha una libreria. Per essere presi sul serio? Bisogna avere uno store fisico.
Quali sono i requisiti per essere selezionati e venduti in uno store Frab’s?
Prima di tutto c’è una differenza tra online e offline: in negozio inserisco anche riviste più commerciali. Il catalogo di Frab’s online, invece, è costruito sulla volontà di riferirsi solo a magazine indipendenti, slegati da grossi gruppi editoriali. Quello che guardiamo sono contenuto e design editoriale. Le riviste devono essere affini ai nostri ideali: la cultura e i magazine sono un atto di resistenza in un modo che fa dell’incultura un valore. Preferiamo numeri piccoli, dalle 500 alle 5000 copie. Ci piace selezionare progetti sperimentali, qualcosa che in tutta Europa non arriva. Amiamo particolarmente l’Asia e i suoi progetti lontani dalle logiche occidentali.
Quanto pesa l’estetica sul contenuto, vince?
Non vince. Estetica e contenuto hanno lo stesso peso. La redazione delle riviste indipendenti è una redazione orizzontale, non verticale. Nel mondo indipendente il direttore editoriale e l’art director hanno lo stesso peso.
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Leggi tutti i magazine che vendi?
Li sfoglio tutti e di tutti leggo editoriale e uno o due articoli. Purtroppo, per via del tempo, non sono in grado di dare la stessa attenzione a tutti.
Il tuo indie magazine preferito?
Tra i miei magazine del cuore c’è Meantime, una rivista che arriva da Singapore che avevo intercettato nel 2019 facendo scouting online. Nasce come una tesi di laurea, la prima tiratura era di 100 pezzi. Oggi sono arrivati al quinto numero. Al di là della bellezza, ogni numero è semi artigianale, racconta la storia di Singapore, uno stato giovanissimo e piccolissimo che non ha un senso di identità così forte, il magazine cerca di costruirlo raccontando le storie dei suoi abitanti.
Risposta a piacere su una domanda che non esiste?
Nel voler fare cultura del magazine, il nostro obiettivo non è mai stato il fatturato. Dall’inizio, abbiamo cominciato a organizzare eventi e a partecipare a fiere, per questo ci sembrava coerente dare vita ad un festival di editoria in Italia dedicato solo ed esclusivamente al mondo dei magazine indipendenti. Quest’anno, in collaborazione con il comune di Bologna, saremo in sala Borsa dal 6 al 7 maggio per raccontare attraverso una serie di dinamici talk educativi il mondo di cui ci occupiamo. Il tema portante sarà le connessioni nell’accezione quanto più ampia del termine possa esistere.
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In bocca al lupo team Frab’s!
Image Alessandro Cardona