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Sanremo 2025: cosa dicono gli esperti?

Tempo di lettura: 2 min.

Qual è il sentore della critica dopo l’ascolto in anteprima dei 30 brani della 75esima edizione del Festival di Sanremo 2025

Che l’idea del Sanremo firmato Conti faccia più che altro arricciare il naso è cosa nota. Dopo l’en plein reiterato di Amadeus, infatti, reggere il colpo non sarà semplice. Tantomeno quando si aggiunge carne al fuoco piuttosto che toglierne. Partendo dal numero dei big in gara: erano 24, Conti ne ha voluti 30. 

Il Carlo nazionale ha poi dichiarato che temi sociali e guerre sarebbero rimasti fuori dalla sua edizione. Dopo le pressioni subite da Ghali e Dargen D’Amico l’anno scorso viene un dubbio: qualcun altro avrebbe mai osato farsi portavoce di battaglie umanitarie, civili e sociali? 

Come se non bastasse, Conti ha deciso di ridurre le gag tanto care al suo collega (vedi Fiorello e John Travolta) e concentrare le ospitate su grandi nomi della musica italiana. Durante la prima serata interverrà l’intramontabile Jovanotti, il giorno dopo sarà il turno dall’esplosivo e ormai stra-internazionale Damiano David.

Arrivando al punto centrale, però, qual è il sentore comune della critica dopo l’ascolto dei brani protagonisti della 75esima edizione del Festival? Premettendo che i giornalisti, vista la mole di musica, si sono dovuti organizzare per rimanere lucidi, più o meno tutte le testate concordano sul fatto che ci troveremo davanti a un grande calderone pop condito con ballate.

Di rock e rap, invece, nemmeno l’ombra. Sebbene di nomi di spicco ce ne siano parecchi. Tony Effe, Fedez e ancora Shablo feat Guè, Joshua e Tormento. Nessuno che rivendichi il genere di appartenenza. I più in difficoltà nel convincere la critica sono proprio Tony Effe e Fedez. Il primo perché avrebbe provato a ripulirsi dopo le accuse di Capodanno con una canzone “furbissima” che non gli appartiene. Tanto sentimento, tanto amore per la madre e poco “Icon”. Il secondo, invece, perché avrebbe portato sul palco l’esecrata depressione con una confusione sonora che al primo ascolto decisamente, ahimé, pare non arrivare. 

Sembrano unire il parere tecnico positivo, invece, “quelli dalla lunga gavetta”. Da Brunori Sas – che a Sanremo ci arriva sì tardi, ma nel momento giusto – a Joan Thiele che, con la sua grazia, di un palco come quello dell’Ariston ha davvero bisogno. E Willie Peyote che porta in scena l’unico pezzo un briciolo politico. 

Poi l’emergente, fresca vincitrice di Amici di Maria De Filippi, Sarah Toscano. La quale, anche se propone l’ennesima interpretazione dance italiana, potrebbe aver azzeccato la hit con “Amarcord”. Al contrario di Clara, che forse al secondo Sanremo non aveva diritto. 

Il resto divide ma non sorprende. Elodie, Coma Cose, Achille Lauro, Gaia, Francesco Gabbani, Noemi, Rkomi, Modà, Rose Villain, Brunori SAS, Irama, Massimo Ranieri, Emis Killa, Simone Cristicchi, The Kolors, Bresh, Marcella Bella, Olly, Francesca Michielin, Lucio Corsi, Serena Brancale, Rocco Hunt Giorgia, e chi più ne ha più ne metta.

Adesso la parola passa al pubblico. Che sarà il vero e insindacabile giudice. Come sempre.

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios
2560 1440 Giulietta Riva
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