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Sanremo 2024: caccia agli esclusi illustri

Tempo di lettura: 3 min.

L’attimo di gloria dei 30 concorrenti è rimandato a febbraio: i riflettori sono ora sugli esclusi

Un giorno addenti il primo panettone, il giorno dopo è già Sanremomania. Domenica 3 dicembre, il principe del Festival della canzone italiana ha svelato i nomi dei 27 cantanti in gara, a cui si aggiungono i tre di Sanremo giovani. TRENTA artisti: si preannuncia l’ennesimo after con l’Amadeus & Co., oltre che un FantaSanremo di complicati incastri. Ad anticipare le scommesse sul prossimo vincitore del Leone d’Oro, però, ci pensa il dibattito sui grandi esclusi di questa edizione. Ma quali sono state le esclusioni più discusse della storia di Sanremo? Ripercorriamone alcune.

 
 
 
 
 
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Fiumi di parole, e di meme, sono stati spesi per i Jalisse, gli eterni scartati. Dal 1997, anno della loro vittoria, hanno collezionato 27 rifiuti consecutivi: se resilienza è oggi una parola decisamente inflazionata, nel prossimo futuro Jalisse potrebbe tranquillamente diventarne un sinonimo. Il duo veneto-romano non ha intenzione di mollare: in un’intervista al Corriere, hanno affermato di avere brani da proporre per altri 28 anni. Nel frattempo, possono godersi il titolo di re e regina degli esclusi.

 
 
 
 
 
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Tra gli esclusi di questa edizione, il nome di Arisa è sicuramente il più discusso. La cantante, già vincitrice dell’edizione del 2014 con Controvento, non gareggia all’Ariston da 3 anni. L’artista lucana non ha mai nascosto quanto tenga alla competizione sanremese, né ha mai risparmiato frecciatine al padrone di casa: all’esclusione del 2022, ipotizzò che qualcuno, dopo sette Sanremo, pensasse fossero troppi; per questa edizione, in risposta a un augurio di partecipazione di un amico, ha risposto via social con un netto “e invece me ne frega parecchio“.

 
 
 
 
 
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Festival e complotto politico vanno a braccetto per due artisti come Anna Oxa e Povia. La prima non è estranea a litigi e affermazioni contro l’organizzazione, dietro il palco come in conferenza stampa. Nel 2013 affermò di essere stata esclusa all’ultimo dalla manifestazione per motivi politici, non facendosi mancare un appello all’astensionismo come strumento di protesta (in vista delle elezioni politiche dello stesso anno) contro un’Italia “che non è più una democrazia”.

 
 
 
 
 
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Anche Povia, pronto ogni anno con un nuovo brano, è stato per la 14esima volta escluso: l’ultima volta risale al 2009 di Luca era gay. A decretare la sua lunga assenza, a detta del cantante, sarebbero la mancanza di amicizie influenti, un pubblico abituato solo alle canzoni d’amore e a un equilibrio ideologico che non vuole essere disturbato. Solo non si vedono le scie chimiche e lobby varie.

Di “censura” si parlò per Caramelle, brano che trattava la tematica della pedofilia, presentato da Pierdavide Carone e Dear Jack nel 2019. Un taboo per il piccolo schermo.

 
 
 
 
 
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Ogni anno, si cerca di ricostruire la lista degli esclusi, entità astratta e potenzialmente senza fine. A delinerarne i confini, voci di corridoio, indiscrezioni degli addetti ai lavori e frecciatine social dei diretti interessati. Il Festival è sì un’istituzione ultrasettantenne, capace però di intercettare cosa il pubblico vuole ascoltare o, dal punto di vista degli esclusi, non vuole ascoltare. Il metodo Amadeus ne è la prova: ai margini i cosiddetti big (quest’anno solo Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Ricchi e Poveri e Il Volo, questi ultimi molto apprezzati dallo stesso pubblico dei big) e spazio alle nuove leve che su Spotify collezionano già successi. E perchè no, anche una certa attenzione alla risonanza social che possono dare alla manifestazione: perché Sanremo non è più il festival della canzone da anni, ma quanto ci piace che non sia solo più questo!

A due mesi dall’inizio del Festival, nell’aria c’è già la sigla dell’Eurovisione.

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Federico Ingemi
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