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Ripartire della basi della costituzione

Tempo di lettura: 5 min.

Qualcuno ha detto: “Un politico mediocre lavora per l’oggi, uno statista per il futuro”. C’è del vero ma il problema è che oggi, in Italia, di statisti in giro non se ne vedono. Probabilmente anche nel resto del mondo! Se è vero che l’identità nazionale si basa su valori comuni e fondanti è ora che la destra e la sinistra di casa nostra imparino a legittimarsi su di essi, per porre fine a questo scempio politico e sociale che l’intera Nazione sta subendo

L’Italia ha il grande difetto di avere la memoria corta, pari a quella di un pesciolino rosso, ed essendo nazione piena di gattopardi che i pesciolini rossi se li mangiano a colazione, tutto si perde in una marmellata fatta di ambiguità, perenne consociativismo che determina una totale assenza di visione politica e conseguente scala di valori.

Continuare ad affermare che destra e sinistra siano termini desueti è falso e fuorviante, serve solo a voler omologare tutto a un pensiero unico volto solo al profitto e a una globalizzazione selvaggia.

Ciò non toglie che regimi totalitari come comunismo e nazifascismo siano i grandi sconfitti dalla Storia, ma i valori fondanti di destra e sinistra che oggi nulla hanno a che fare con il totalitarismo, sono ancor ben radicati nelle popolazioni a discapito di politici improvvisati e di pseudointellettuali a dir poco mercenari.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Camera dei deputati (@montecitorio)

In un mediocre film con Michel Caine e Sigourney Weaver, “Mistery” di Bob Swaim, il cattivo di turno dice alla protagonista: “Nel mondo ci sono solo cinquemila persone che contano”. All’avvento di internet girai questa battuta a uno dei guru italiani del web e lui altezzoso mi rispose: “Domani, grazie ad internet, saranno 500mila!” Sono passati più di venti anni e sono convinto che quelle persone, quelle che contano, oggi siano ridotte a meno di due mila.  è la sottile differenza che passa tra Potere e Ricchezza.

In una democrazia sana c’è un naturale bisogno di un’alternanza tra un’economia di destra e una di sinistra, senza omologazione e tanto meno l’interpretazione di “bene e male”, ma con pari dignità e l’esempio più classico e stato il recente comportamento di Mario Draghi, un economista di stampo neoliberista, costretto per necessità e pragmatismo ad attuare politiche Keynesiane. 

Poi è il popolo che sceglie, per fortuna!   

A molti torna comodo indicare in Matteo Renzi, che poteva essere il miglior leader politico che una compagine possa avere, il grande responsabile del declino della sinistra. È un fuori classe nella strategia ma, per limiti caratteriali, difetta nella tattica: non sa scindere tra visione e privato. Questo lo limita ad essere un semplice amministratore delegato in un qualsiasi partito politico, indifferentemente di sinistra, di centro o di destra. Non è né morale né tanto meno immorale: è semplicemente amorale. Auguri!

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Matteo Renzi (@matteorenzi)

Non si è Leader se non si è capaci di offrire una visione al proprio elettorato, che poi è una comunità di persone legate da un comune sentire. 

Di certo lo è stato Silvio Berlusconi, per la destra, che a mio avviso ha rappresentato e tutt’ora rappresenta il totale degrado sociale e culturale del Paese, pur essendo un grande imprenditore. È riuscito a trasformare un popolo di cittadini in “utili consumatori”.

L’ipocrisia sta nel fatto che gran parte dell’intellighenzia di sinistra lo ha pesantemente criticato nei salotti e nei Talk Show televisivi, per poi correre a farsi pubblicare dalle sue case editrici. Pecunia non olet!

E qui viene in mente una nota di Gian Arturo Ferrari, già capo indiscusso dell’editoria italiana: “In altri Paesi l’editoria ha fondamenta più stabili. Da noi il casino nasce perché la cultura è troppo vicina alla politica oppure oggetto di attribuzione di valori ideologici. Altrove è un’industria indipendente, da noi la cultura è asservita: quando il sistema balla, è costretta a ballare”.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Torcha (@torcha)

Il governo di Giorgia Meloni, finalmente il primo eletto dal popolo dal 2008 è formato da tre concezioni di politica economica, che seppur di destra risulteranno, prima o poi, in contrasto tra loro. Forza Italia è per una politica neoliberista dedita prevalentemente al profitto, la Lega è per uno stato federale con tutto quel che ne consegue sul tema del fisco nazionale, mentre Fratelli d’Italia mantiene pochi frammenti della Destra Sociale, attraverso l’autoritarismo di uno Stato centrale, ma si identifica più sull’elettorato del ceto medio e ancor più su quello agiato. 

Si sa, il potere di solito è un collante molto forte ma è inevitabile che alla fine queste diversità risulteranno divisive.

Con l’uscita di scena di un qualsiasi pensiero di economia marxista all’interno di un sistema capitalistico, la forbice della sinistra si restringe di molto; il che in termini di chiarezza è un gran bene.

Senza rincorrere a “Il vangelo socialista” di Pierre-Joseph Proudhon, recentemente pubblicato da Aragno editore, è sufficiente esplorare ed applicare gli articoli della nostra Costituzione per attuare una forte tutela di tutti i cittadini, senza distinzione di censo e in totale rispetto della persona.

La Costituzione affida all’autorevolezza della centralità dello Stato, la tutela del lavoro e della persona (Art. 1 e 2); garantisce la pubblica istruzione (Art. 34) così come la pubblica sanità (Art. 32). Si fa garante della sicurezza, del giusto processo e della certezza della pena (Art. 24, 25 e 27); garantisce il pubblico commercio e la libera impresa (Art. 3 e 4), così come garantisce la libertà di culto (Art. 8 e 19) assieme alla libera espressione (Art. 21). Sono valori universali che nessuna politica economica può sovvertire, ai quali vanno aggiunti, oggi più che mai, il sostegno alla ricerca e la promozione della cultura (Art. 9). 

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Diritto Costituzionale (@la_costituzione_italiana_)

Su queste fondamenta, che toccano la carne viva della popolazione, tutto l’arco parlamentare dovrebbe essere unito e compatto nel garantire e difendere l’applicazione di queste basilari norme, a tutela del popolo sovrano.

A un’area seria di sinistra rimane lo spazio di proporre che beni primari come acqua, luce e gas rimangano proprietà dello Stato a garanzia dei cittadini contro possibili abusi e speculazioni, ispirandosi agli Art. 3 e 31. 

Qui si vuole aggiungere che sarebbe utile e civile prevedere in una più che urgente riforma carceraria lì, dove strutture e territorio lo permettano, la creazione di microeconomie di lavoro, magari eccellente, imparato e svolto dai detenuti; salariati ma con parte del denaro trattenuto e rivalutato fino alla futura uscita dal carcere, nello spirito previsto dall’Art. 27 che prevede il recupero sociale dei condannati.

E ancora, tanto per rifarci ad un ultimo fatto di cronaca, è impensabile che un’intera classe politica seria non si batta con fermezza, eticamente ancor prima che economicamente, perché un paziente affetto da emofilia B non debba pagare il farmaco di tasca propria o tramite assicurazione, ammesso che lo riconosca, per l’esorbitante cifra di 3,5 milioni a dose. Altrimenti si perde il senso di una società civile, come ammoniva Karol Wojtyla nel lontano 1990.

Da una nuova classe dirigente, di qualsiasi colore politico, ci si aspettano più contenuti, meno ricerca di potere fine a se stesso e maggior senso dello Stato; ricordando una sempre verde massima di Sun Tzu: “Una strategia senza tattica ritarda la vittoria, ma una tattica senza strategia assicura la sconfitta”.

 
 
 
 
 
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Un post condiviso da Torcha (@torcha)

Poi, come si ha già avuto occasione di sottolineare: “L’ottimismo è l’amaro calice degli ingenui!”. 

 

 

Illustrazione di Gloria Dozio – Acrimònia Studios

2560 1440 Gianfranco Gatta
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