Gli influencer di vero successo sono i protagonisti delle sitcom che guardavamo 15 anni fa
Ogni settimana, regolarmente, come una rivelazione di cattivo auspicio, arriva il resoconto del tempo di utilizzo dell’iPhone. Si aggira sempre intorno alle 5h al giorno. Settimane con media quotidiana di 4h49min, settimane di 5h02min. Instagram sempre al primo posto, in pole position con notevole distacco dai suoi amici/nemici, da coppa “in faccia”. Una presa di coscienza faticosa ma pur sempre realistica. Con il telefono ci lavoro, prendo spunti, mi informo, studio gli altri, quello che fanno e come lo fanno.
Allora lunedì sera, presa dal solito scrolling passivo, decido di provare a dormire prima del solito e si sa, quando si decide di fare qualcosa a sconvolgere le abitudini giornaliere nel 90% dei casi si fallisce. Appunto.
Dalle 22.30 circa fino all’1.00 la mia testa è parco giochi di riflessioni più e meno profonde, nella maggior parte dei casi poco sensate. Da un lato voglia di arrivare a conclusioni inaspettate (mah), dall’altro volontà di trovare stimoli di cui discutere il giorno dopo.
Avendo da poco mollato Instagram, una delle prime domande è stata: “chi vince oggi sui social media e soprattutto, io di cosa vado alla ricerca?”. Per vincere non intendo remunerazione di followers, like e commenti no sense (la tendenza è micro e nano), quanto volontà di saperne di più a proposito. Mi sono, quindi, messa nei panni dell’utente che sono e ho pensato.
Uno dei primi elementi che mi muove è la curiosità, più l’“eroe” stimola la mia curiosità più guadagna in termini di interazioni, con costanti richieste in DM. Domande che ossessionano il fedele utente anche in momenti in cui dovrebbe essere più concentrato sulla sua vita e su quello che ha da fare. Ma si sa, la curiosità vince su tutto.
Poi, ricerca di contenuti. Vado alla ricerca del dialogo, di quello che l’altro ha da dire. Cerco e seguo (parlo di persone, non di brand) qualcuno che ha il potenziale di insegnarmi qualcosa (questo vale anche per i brand), che mi racconta cose che non so, che mi fa entrare nella sua vera vita vera priva di patinature inutili e filtri, che mi fa ricordare episodi del MIO passato, ma soprattutto che mi fa ridere.
Esatto, Instagram è diventata la mia nuova televisione, la piattaforma con la quale ho maggiore rapporto di tutte, il mio quasi fidanzato, ed essendomi così vicino io voglio che sia esilarante.
Ancora, sono più soddisfatta alla visione di contenuti video, vado alla scoperta di “eroi” che rendano le occasioni in cui mi imbatto, necessità, che mi parlino nella loro lingua che è anche la mia e trasformino il loro salotto in una parte della mia casa virtuale. Quasi a trattarsi di realtà aumentata: casa mia con dentro casa loro o casa loro con dentro casa mia.
Infine, scovo persone fatte apposta per me. Battute che sembrano esser fatte per far sorridere me, filtri usati per essere testati prima del mio utilizzo, fidanzati messi in mezzo nel modo in cui lo farei io, ricette sbagliate che rovinerei allo stesso modo: personalizzazione.
Mi è, quindi, giunto spontaneo il paragone con le sitcom a cui ero legata 10/15 anni fa, quando un canale era il palcoscenico dei miei pomeriggi e offriva format ripresi da programmi canadesi, con tagli non consequenziali, dettati dall’improvvisazione, dialoghi basati su scalette rivedibili, che sembravano far entrare nella vera vita vera dei protagonisti priva di patinature inutili e filtri… quando gli attori erano i miei amici, i miei familiari, i miei fidi compagni di ozio.
E allora poi mi chiedo: qual è la distanza tra gli attori che, improvvisando perché scritto nella sceneggiatura, animavano le mie serate e influencer che con un ritmo di 20/25 stories occupano le mie giornate? La naturalezza che ritroviamo e nella quale ci riconosciamo su specifici “eroi” del settore è improvvisazione dettata da guide lines o verità? Vita vera?
E nel caso in cui i dettami venissero dall’alto di altre necessità, come faccio io ad essere così simile, a comportarmi nel loro stesso modo, a mostrare le mie cose nella loro stessa maniera, a interagire con le mie amiche, con i miei amici, con mio padre, ugualmente? Sono contenuti iper personalizzati e iper targettizzati anche quei 15 secondi di stories, quelli che ritrovo nella perfetta misura esatta per me?
Ma domanda della domande, questa arrivata all’1.10 di lunedì notte e per la quale ahimè nessuna risposta ancora pervenuta: quali saranno i nostri prossimi “eroi”?